"Ora Padre, glorificami davanti a te, con la gloria
che io avevo presso di te prima che il mondo fosse"
Giovanni 17,5
La “gloria” è un fenomeno ottico caratterizzato da
un’aureola luminosa intorno al capo. Si tratta di un ingrandimento dell’ombra
proiettata da chi osserva quando il Sole è basso sulla superficie delle nuvole
che circondano una montagna su cui l'osservatore si trova. Si tratta di un
fenomeno veramente raro, visibile in direzione opposta a quella del Sole, e si
presenta con uno o più anelli colorati
in una corona luminosa intorno alla parte più alta della figura osservata.
Nell’arte sacra, la gloria è una decorazione che
rappresenta la presenza di Dio, e la si ritrova sia nell’architettura che nella
pittura. All’interno di una chiesa, ad esempio, la gloria è una decorazione
posizionata nella parte più alta e costituita da un emblema di raggi dorati, al
cui centro – di solito – viene rappresentato il triangolo della Trinità.
Ritroviamo spesso anche la gloria quasi una sorta di aureola intorno alla testa
di santi. Di solito questa composizione di raggi appare dietro una formazione
di nuvole, indicando la presenza di Dio senza mai espressamente raffigurarlo.
L’etimologia della parola Shekhinah è riferita al verbo
“sciakhàn” (dimorare) e può quindi essere tradotta, appunto, come
"dimora", "abitazione". Nella tradizione biblica e
teologica ebraica, essa indica la presenza fisica di Dio. Di Shekhinah si
parla, tra l’altro, a proposito delle manifestazioni epifaniche di Dio ai suoi
fedeli.
Il termine Epifania – più diffusamente conosciuta come festa
cristiana celebrata dodici giorni dopo il Natale - deriva dal greco antico, dal sostantivo
femminile “epifàneia” nonché dal verbo epiphànein (composto di epì
"dall'alto" e phànein "apparire"), termine traducibile in
“manifestazione della presenza divina”, attraverso visioni, segni, ecc. . In
Grecia, infatti, le epifanie erano le feste dedicate a una particolare divinità
che durante queste celebrazioni si manifestava, mostrandosi nel naos, il cuore segreto e inaccessibile
del tempio.Delle molte epifanie pagane, alla fine, ne rimase solo una ovvero
quella di Cristo che ricorre il 6 gennaio e che viene comunemente identificata
dall’apparizione in cielo di una stella cometa, luminosissima e piena di raggi.
Il termine “gloria” indica fama e onore universalmente
acquisiti e riconosciuti, ottenuti con il compimento di azioni straordinarie:
fama, onore, lode, onorificenza, questi sono alcuni fra i suoi sinonimi. E’
simile a un ri-conoscimento, al porre al centro dell’attenzione una fonte di
potenza, al disvelare per poi ri-velare.
Allora Mosè disse: “Ti prego, mostrami la tua gloria”.
Egli rispose: “Farò passare davanti a te tutta la mia
bellezza…………E aggiunse: “Ma non puoi vedere la mia faccia, perché nessun uomo
può vedermi e vivere”.
Dio disse inoltre:
“Ecco un posto vicino a me. Mettiti su quella roccia. Quando passerà la mia
gloria, ti farò stare in una fenditura della roccia, e ti proteggerò con la mia
mano finché non sarò passato. Allora toglierò la mano, e mi vedrai da dietro,
ma la mia faccia non si può vedere”.
Esodo, 18-22
In Esodo 33:20, Dio dice: “Tu non puoi vedere il mio
volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere”. Com'è possibile allora che
questa gloria si manifesti, se la sua manifestazione di fatto distrugge le
cose, porta alla morte?!?!
La gloria di Dio implica una visione in una specie di
comunicazione di Dio che implica indissolubilmente sproporzione tra Dio e
l’uomo , il quale non può accoglierlo che venendo meno in qualche modo a se
stesso, sino a morire, appunto. Dio è incomunicabile, ma nella sua gloria Egli si
comunica al mondo e ingloba l’essere che “si addentra” nella sua gloria, che si
getta nella luce divina, rendendolo
partecipe del mistero del cambiamento, della riconciliazione, della
trasfigurazione.
La Gloria è il superamento della dualità: Dio non è più
'altro diverso da te, sussistendo la distinzione dell’uomo da Dio nell’unità.
In questa non soltanto l'uomo sparisce come altro da Dio, ma anche Dio
svanisce come altro dall'uomo. Il divino sparisce come “altro” da te.
Il cammino verso la visione della Gloria di Dio è il
percorso in cui l'uomo entra sempre più nell'abisso, vi sparisce e non rimane
altro che la luce divina. L'uomo non lo può trovare in altro luogo al di fuori
di sé. L’uomo primitivo vedeva Dio nel cosmo, poi nella natura, quindi nella
sua storia, e infine nella sua stessa vita, quando Cristo diventa Uomo esso
stesso. La distinzione esiste ma la divisione è l’inferno: “ut unum sint”.
Egli di fatto si manifesta nel suo nascondimento e tu Lo
ricevi in quanto tu stesso entri nel suo occultamento divino.Nell'Epifania è
Dio che si rivela al mondo: l'accento vien posto su Dio. Nella Trasfigurazione
è l'essere umano che penetra nella gloria divina: l'accento viene posto
sull'uomo.
Occorre un’azione dinamica a doppio senso: un atto in
cuiDio si riveli agli uomini come nell’Epifania del Cristo, un atto in cui
l’uomo entri in questa gloria come nella
crocefissione del Cristo. L'uomo quindi deve
immergersi progressivamente in
questa luce collaborando all'azione stessa di Dio. Se l’uomo resta lontano ed
estraneo al divino, questo si occulta sempre di più, mentre se riesce a
percepire qualche raggio della sua Gloria, l’essere umano può perdervisi, e
quindi occultarsi in essa. La Gloria di Dio non può essere accolta esternamente
ma nella parte più intima e profonda, nel cuore, spesso rappresentato nelle
sculture o nei dipinti circondato da raggi, appunto. Avvicinarsi alla Gloria di
Dio significa entrare in se stessi, cercare il bagliore dentro di sé.
“Filippo, da tanto tempo io sono con voi e ancora non me
avete conosciuto. Filippo, chi vede me, vede il Padre”.
Vangelo di Giovanni
L’uomo, per tornare ad essere Uomo-Dio, deve giungere a
percepire la Gloria e quindi deve morire. Morire a una sua dipendenza
materiale, morire ai condizionamenti psicologici, morire per le leggi del
quaternario, farsi possedere investire e ri-vestire trasformare reintegrare,
conciliare la dualità nell’Unità, diventare Cristo.
In cosa consiste la Gloria di Dio, quindi…..e inoltre,
anzi soprattutto, con cosa non può essere confusa?!?! Essa non è un
manifestazione fisica, non appartiene al mondo materiale. Non è il prodotto di
un’estasi né una luce sovrannaturale. Non è un effetto ottico pur riportandone
le caratteristiche, ovvero quella di un fenomeno del Sole, quindi della Luce.
Non è un’aureola da cui partono raggi luminosi pur parlando di irraggiamento di
potenza, di cuore. Non è il disvelamento oltre il velo del tempio pur
trattandosi di una ri-velazione.Molto più semplicemente, la Gloria di Dio è la
rivelazione della sua natura e dei suoi attributi, è tutto quanto ci è concesso
percepire del divino.
La Gloria di Dio è la fonte a cui l’uomo può abbeverarsi
di gocce del divino, in una sorte di concessione che è timore e sollievo
assieme, a partire dalla doxa della nascita del Cristo con la sua epifania a
terminare con la doxadella crocefissione del Cristo con la sua presenza
mediatrice e rivelatrice. La Gloria di Dio, come ricorda Paolo di Tarso, nel
capitolo dell'Ora di sesta, alla festa della Trasfigurazione, ci parla di una
gloria attiva e dinamica che trasforma l’anima dell’uomo nella sua stessa luce,
riflettendola come in uno specchio. In tale fulgore l’essere umano può giungere
a sfiorare la scintilla divina riflessa che è custodita nel suo cuore e che è
il termine ultimo di ogni essere umano, per primo di un iniziato.Se l'atto supremo
per cui l'uomo può vedere ed entrare nella Gloria di Dio è la morte, si comprende profondamente questa
fase importante del percorso iniziatico a cui l’adepto non può sottrarsi per
raggiungere la Conoscenza e la Luce.
“E noi tutti, contemplando a faccia scoperta, come in uno
specchio, la gloria del Signore, siam trasformati nella stessa immagine, di
gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.”
Lettera II ai Corinzi, San Paolo.
Talia
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