Analizzando la
storia e gli avvenimenti del Cristianesimo primitivo, gli studiosi
assolutamente non possono non incrociare una delle personalità più interessanti
dell’epoca: Marcione, vescovo e teologo greco antico, fondatore della dottrina
cristiana che prende il nome di Marcionismo e senza dubbio uno dei primi a
creare un canone del Nuovo Testamento. La sua storia è giunta sino ai nostri
giorni unicamente attraverso gli scritti di alcuni suoi oppositori, grandi
eresiologi del II e III secolo d.C., come Ireneo, Clemente Alessandrino,
Origene, Ippolito, Tertulliano, Epifanio, Atanasio e molti altri. Purtroppo le
sue opere teologiche, ossia i Vangeli e le Antitesi, sono andate perse. Ne
abbiamo tracce autentiche solo nelle citazioni fatte dagli studiosi della sua
eresia.
Della sua vita
privata non si riscontrano molte informazioni dettagliate. Si pensa sia nato
approssimativamente nell’85 d.C. a Sinope, una città dell’attuale Turchia che
si trova nella penisola di Botzepe, sulla costa del Ponto sul Mar Nero. Suo
padre era il vescovo della Chiesa Cristiana di quella regione. Già in giovane
età si distingueva per la sua intelligenza, era uno studioso notevole, molto
rispettato, che spiccava tra gli uomini del tempo. A causa del tradimento che
fece alla Chiesa per via della sua ideologia venne scomunicato dal suo stesso
padre. Grazie alla sua professione di commerciante e armatore di navi, che gli
permise di accumulare ingenti beni, si trasferì a Roma all’incirca nell’anno
140 d.C., con l’idea di propagare la sua fede e di disporre le sue ricchezze al
servizio di questa causa.
Contemporaneo di
Basilide e Valentino, si crede che Marcione aderisse alla corrente gnostica e
ai vari pensieri dei suoi esponenti, condividendo il fondamentale concetto
gnostico delle dottrine dualiste e dell’“estraneità” del vero Dio, concezioni
che diverranno propriamente sue e conserverà nella sua ideologia.
Alcuni studiosi
prendendo atto della sua fede cristiana in relazione alla salvezza per grazia
divina, ed essendo il suo impianto teologico lontano e privo delle complesse
speculazioni cosmogoniche gnostiche, non lo collocano tra gli gnostici del
momento. Potremmo definirlo “cristiano gnostico”, perché egli credeva che la Fede
in Cristo, più che la Gnosi, fosse causa di redenzione.
Fondò e organizzò la
Chiesa Marcionita, liberando il suo cristianesimo da ogni legame con l’Ebraismo
mosaico. Marcione costituiva la maggior minaccia per la Chiesa primitiva in
quanto era molto organizzato e disponeva di sufficienti beni per divulgare le
sue teorie. I suoi insegnamenti furono rimarchevoli e accolti nel cristianesimo
del II secolo d.C., e nel III secolo ebbe grande fioritura in diverse regioni
del Mediterraneo e in Oriente: Grecia, Egitto, Palestina, Arabia, Siria, Asia
minore, Persia… Italia, Gallia.
Creò una Chiesa, a
differenza di molte altre personalità gnostiche dell’epoca le quali si
limitarono a creare soltanto Scuole di pensiero. Emersero Chiese marcionite
perfettamente organizzate, composte da vescovi, con una disciplina
ecclesiastica e un culto al servizio, della stessa natura di quello che più
tardi divenne quello della Chiesa Cattolica. I marcioniti erano più rigidi
persino degli asceti, astenendosi dalla carne, dal vino, dal matrimonio (i nuovi
convertiti, se sposati, dovevano immediatamente sciogliere l’unione
matrimoniale).
Clemente
Alessandrino afferma: «Per via di opposizione al Demiurgo, Marcione respinge
l’uso delle cose di questo mondo» (Clem. Alex., "Strom." III, 4, 25),
dunque secondo il suo pensiero, il principio morale di Marcione non era:
“compiere” come comanda Dio ad Adam-l’Umanità in Genesi, ma “ridurre” il mondo
del creatore e farne il minor uso possibile. Fortemente assodata è
l’opposizione alla procreazione mediante il matrimonio. Continua Clemente
Alessandrino: «Non volendo aiutare a popolare il mondo fatto dal Demiurgo, i
Marcioniti stabiliscono l’astensione dal matrimonio, sfidando il loro creatore
e rendendo culto all’unico Dio buono che li ha chiamati. Pertanto, non volendo
lasciare nulla di proprio quaggiù, diventano casti non per un principio morale,
ma per ostilità al loro fattore, e per non voler servirsi della sua creazione».
(Clem. Alex., loc. cit.)
Già verso la fine
del III secolo la Chiesa marcionita era in ripiegamento, però continuò ad
essere abbastanza vitale in varie regioni d’Oriente ancora nel V secolo, e
sopravvisse sporadicamente ancora a lungo. Il pensiero marcionita continuò
tuttavia ad essere latente e influente lungo la storia del Cristianesimo fino ai
giorni nostri.
Si ritiene che
Marcione muoia nel 160 d.C. E poiché il suo lavoro speculativo e filosofico non
mancò di errori e quesiti, dopo la sua morte i suoi discepoli cercarono di
sviluppare delle teorie per sopperire alle imperfezioni lasciate dal maestro.
L’eretico Marcione
creò un suo “Nuovo Testamento” e mise in moto un processo grazie al quale,
indirettamente, la Chiesa ufficiale emergente si rese conto della necessità di
organizzare i vari Testi, che sono la fonte del cristianesimo, in un proprio
Canone.
Nella sua dottrina o
“Vangelo di Marcione”, l’eretico raccolse soltanto il Vangelo di Luca,
eliminandone le parti scomode che secondo il suo pensiero risultavano essere
troppo impregnate di giudaismo.
Certi studiosi
sostengono che il suo vangelo sia costituito da una parte del Vangelo di Luca,
senza aggiunta alcuna e si differenzia da quello integrale di Luca perché:
• Manca l’intero capitolo 1: sia la
prefazione che dice esplicitamente trattarsi di una revisione di testi e
tradizioni precedenti, che la narrazione della nascita del Battista,
l’Annunciazione, il Magnificat (“ha soccorso Israele come aveva promesso ai
nostri padri”) ed inoltre il Benedictus il signore Dio di Israele;
• Manca l’intero capitolo 2: nascita e
infanzia di Gesù;
• Dal capitolo 3 mancano l’invito alla
sollevazione del Battista e la genealogia di Gesù;
• Mancano varie frasi nei capitoli
intermedi, tutte con riferimenti ad Israele e all’Antico Testamento;
• Manca quasi tutto l’ultimo capitolo 24
ed in particolare la narrazione delle apparizioni.
Come si può notare,
si tratta di capitoli e paragrafi che legano Gesù Cristo alla tradizione e alla
storia ebraica e che danno senso politico alla sua opera.
Accoglie le Epistole
di Paolo di Tarso quali le Lettere ai Galati, le due ai Corinzi, ai Romani, le
due ai Tessalonicesi, ai Laodicesi (che nel canone cattolico è chiamata lettera
agli Efesini), ai Colossesi, ai Filippesi e a Filemone.
Secondo Marcione,
Paolo evangelista fu il primo a capire veramente la missione di Cristo, e ad
aver salvato il suo insegnamento dall’oscuro settarismo ebraico.
Tuttavia l’apostolo
Paolo inizia molte delle sue Lettere con la frase: “Grazia e pace a voi, da Dio
nostro padre e dal Signore Gesù Cristo (Romani 1:7; Efesini 1:1; 1 Corinzi
1:3).” Per Paolo Dio ci fa dono della grazia e ogni grazia scaturisce da Lui.
L’apostolo è
convinto che tutto è già stato realizzato gratuitamente per mezzo di Gesù
Cristo. Ecco perché nessuno può vantarsi, perché le nostre opere non ottengono
la grazia di Dio per merito, ma semplicemente la manifestano: sono
un’espressione del fatto che l’uomo è stato trasformato. È proprio a causa della Gratuità del perdono
di Dio che Paolo sente il potere della Grazia. I peccati non possono mai
annullarLa.
L’apostolo si è
mostrato contro la circoncisione della carne la quale è segno e simbolo di
Alleanza con Dio, di Conversione a Lui, non perché voleva fare un cristianesimo
facile, ma perché aveva capito che lo Spirito richiede una circoncisione
superiore, quella del cuore, una trasformazione interiore. L’esortazione a
“circoncidere il cuore” è un invito alla conversione che Paolo ha imparato
dalla Torah e dai Profeti, Parola di Dio di cui si è nutrita la sua fede
ebraica, Parola a cui lui aderisce (cfr. Levitico 26,41; Deuteronomio 10,16;
30,6; Geremia 4,4; 9,24-25). In Romani 2,29 Paolo dice che è questa la vera
circoncisione al di là del sigillo posto nella propria carne, come segno di
adesione all’alleanza, il quale non è obbligatorio per i non ebrei che si
convertono al cristianesimo.
La Legge non può
giustificare l’uomo, ma solo la Grazia ricevuta attraverso Gesù Cristo. Vivere
questa grazia è tuttavia una sfida ancora più radicale di quella che presenta
la legge e richiede una resa totale. Questa chiamata alla grazia e alla risposta
totale alla morte è una parte essenziale del suo insegnamento e della sua vita.
Marcione esclude
tutte le influenze giudaiche dell’Antico Testamento, i Vangeli di Giovanni, i
sinottici Marco e Matteo, considerando questi ultimi contaminati da alterazioni
ebraiche ispirate da un Dio minore.
Marcione infatti non
accettava l’immagine di un Dio pieno d’ira che si manifestava sul monte Sinai
suscitando timore al suo popolo e non ammetteva nessuna continuità tra l’Antico
e il Nuovo Testamento. Il suo culto, costituito da amore, misericordia e
compassione, subisce sicuramente l’influsso del medioplatonismo, riassumendo
essenzialmente il concetto che la salvezza non si possa ottenere attraverso la
Legge e le Opere, ma mediante un Dio straniero e buono. Marcione minaccia i
circoncisi di dover sopportare il peso della legge del Dio minore da cui Cristo
era venuto a liberarli tramite il messaggio di fede che agisce attraverso
l’amore (questa antitesi tra Fede e Legge diventerà il fondamento dell’esegesi
marcionita della Bibbia). Questi concetti furono il suo fulcro dottrinale; i
marcioniti conseguono la salvezza grazie all’amore di Dio in Gesù Cristo, il
quale abolisce la “Legge” per la compassione del Padre verso il genere umano
affinché si ponga fine alla schiavitù. Cristo discese all’Inferno, luogo in cui
il Demiurgo poneva sia i peccatori che i giusti; tuttavia nella sua discesa non
salvò Abele, Abramo e Mosè, padri dell’Antico Testamento, che avevano obbedito
alla giustizia inesorabile del Dio minore e alla legge del taglione; salvò
invece tutti coloro che hanno meritato punizioni terribili per aver disobbedito
alle regole della giustizia del Demiurgo.
Dunque, se il luogo
dei tormenti viene svuotato da coloro che non hanno riconosciuto il Dio minore,
questo rimane pieno dei giusti, dei patriarchi e delle loro discendenze, cioè
il popolo d’Israele che non si è convertito a Gesù.
La critica più forte
a Marcione viene riscontrata nel testo di Quinto Settimio Fiorente Tertulliano,
“L’Adversus Marcionem”, opera costituita da cinque libri contenenti
informazioni sufficienti a creare un quadro del sistema marcionita in cui lo
scrittore attacca il teologo e il suo vangelo. L’opera, diversamente da quanto
sostiene Marcione, afferma che il creatore del mondo non è diverso dal Dio
buono e che Cristo è proprio il Messia annunciato nell’Antico Testamento e non
è un eone eccelso in un corpo apparente (l’eone che gli gnostici intendono come
un essere spirituale procedente per emanazione dal Principio supremo).
Altre informazioni
sull’eretico possono essere trovate in molti dei lavori di Tertulliano come il
“De Praescriptione”, il “De Carne Christi”, il “De Resurrectione Carnis” e il
“De Anima”.
Alcuni dei padri
della Chiesa, quali Giustino, Ireneo di Lione ed Epifanio di Salamina,
sostengono la posizione dello scrittore Tertulliano in relazione al fatto che
Marcione abbia riformato il testo di Luca per adattarlo alle sue tesi.
Essi rimproverano al
teologo cristiano Marcione di minare l’attendibilità e veridicità di Luca e
Paolo. Anche se ridotti, essi proclamano l’unicità del vero Dio di quel Gesù
che essi professano.
Credono inoltre che
Gesù è vero uomo, ebreo di nascita di formazione di fede religiosa, credente
nel Dio dell’Antico Testamento e praticante secondo la Bibbia Ebraica.
Per la chiesa
antica, che lo trasmette ai suoi fedeli di ogni generazione, è determinante che
il Credo cristiano si fonda su un Libro unico che raccoglie i Testi dell’Antico
e del Nuovo Testamento in un canone continuativo, senza interruzione della storia
della salvezza.
Lo sguardo su
Marcione porta a considerare il Cristianesimo dell’”Ortodossia” e lo
Gnosticismo. Possiamo dedurre che attraverso i secoli si è costatato come tutte
le dottrine gnostiche avessero dei punti in comune, e come la questione della
salvezza è ricorrente in tutte loro. Molte di queste sono state accolte
favorevolmente dalle masse, e per questo ebbero grande diffusione nei primi due
secoli della nostra era. Il movimento Gnostico ebbe senza dubbio, un ruolo
molto importante per la Chiesa, poiché è stata la prima esplorazione filosofica
del cristianesimo. Questa ricerca è stata condotta dai vari gnosticismi
dell’epoca contenenti elementi cristiani, mistici, neoplatonici e orientali.
DEDALUS
www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com
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