Carissimi Fratelli,
Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.
Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.
XXXV. LA
TESTARDAGGINE
«Gesù rimproverò agli Undici la
durezza del cuore, perché non avevano creduto. "(Marco XVI, 14)
La testardaggine
non è la volontà. La volontà consiste nel fare del proprio corpo, della propria
intelligenza, delle stesse passioni, tutto ciò che la ragione giudiziosa indica
appropriato. Un uomo di volontà vede in modo chiaro. Un testardo non vede che
da un solo punto di vista. Egli non ammette che un altro possa pensare correttamente;
tutti dovrebbero pensare come lui. Ora ma non sono io convinto di detenere
l'unica verità, almeno su alcuni argomenti?
Anche quando un
parere è corretto è meglio ammorbidirne i bordi, invece di perdersi in
interminabili discussioni, offendendo gli altri senza per questo persuaderli. Non
tutte le verità sono buone da dirsi.
Se mi accanisco, contro
tutto e tutti, per soddisfare un desiderio che è solo personale, rischio
delusione e imbarazzo. Perché l’ostacolo che mi spazientisce, o mi irrita, è un
avvertimento. O, meglio, questa insofferente acida mi dovrebbe dimostrare che
il mio intendimento non è giusto.
Se mi limito per
dei metodi antiquati, io sbaglio. Bisogna essere deferenti rispetto alle
opinioni degli anziani, certamente; ma i giorni della loro giovinezza, che appaiano
al vecchio come quasi perfetti, contenevano tuttavia delle brutture. La
differenza allora e adesso è minima, e in ogni caso è a vantaggio degli anni
attuali, poiché l'evoluzione opera sempre. Ma io non vedo che solo dei frammenti,
dei piccolissimi frammenti di questa moltitudine di progressi particolari. Così
giudico in modo sbagliato.
Se mi rifiuto una
visita, un libro, un'idea, si tratta di due porte che chiudo: a me stesso e a
quanto mi è stato offerto. In quel momento, nasce nel mio destino una reazione
che, un giorno diventerà un desiderio impellente di prendere quello quanto ho
rifiutato oggi.
Così dunque
accoglierò tutto, esaminando tutto con una giudizio libero, confrontandolo con l’esempio
che Gesù mi offre. E niente mi sedurrà, tranne quel Gesù che contiene l'ideale di
ogni cosa.
OSSERVANZA: Diffidare delle proprie opinioni.
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