In occasione di questo nuovo anno vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.
Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.
XI.
LE PENE DEL CUORE
“Rimanete nel mio amore”. (Giovanni, XV,9)
L’amore diviene il più
illusorio dei miraggi, se è me stesso che
io cerco in esso. Se è me stesso che amo e l’essere che preferisco, si dovrà
chiamare soltanto “ricerca del piacere” oppure “soddisfazione dell’egoismo
sentimentale”.
L’amore diviene la più stabile
delle realtà se io ne faccio un sacrificio fervente. La maggior parte degli
amori sono solo fascinazioni magnetiche. Si ignora ogni cosa di queste forze
misteriose: ecco perché le passioni sconcertano spesso lo spettatore, e la loro
spiegazione psicologica resta sempre speculativa. Poiché siamo incapaci di
donarci l’un l’altro per senso del dovere, la Natura ci somministra una
pozione; e questa essenza che fluidifica, che ci trasporta dall’esaltazione
all’amarezza e dalla frenesia al disgusto, ci fa imparare almeno i gesti
elementari dell’altruismo o, piuttosto, ci allena a compierli. Infatti non c’è
esempio migliore che quello di due amanti che, sebbene ben assortiti, si
ritrovano ben presto a dover sacrificare, l’uno per l’altro, una qualche
preferenza o comodità. L’accumulo di queste rinunce arriverà ben presto a
superare la somma delle gioie. Ma più della dissolutezza, più della passione,
ciò che corrompe in noi il potere dell’Amore, ciò che prosciuga la nostra fonte
interiore più profonda, è la perversità nella mancanza della parola data,
dell’inganno da cui taluni ricavano una gloria miserabile.
Che un uomo desideri la donna
di un altro, è debolezza, una mancanza di fermezza fino al punto di non
preoccuparsi di rapire un bene altrui, di distruggere una famiglia, di
contravvenire ad un contratto precedentemente e liberamente stipulato; questa è
la cosa più grave da cui ne deriva la condanna, che lo incatenerà forse per
diversi secoli oltre la tomba, la cui durata rimarrà per sempre sconosciuta a
noi quaggiù.
Ed inoltre i matrimoni sono
decisi, fin dall’inizio, in cielo.
Nessun uomo, quindi, dovrebbe desiderare una donna e nessuna donna
dovrebbe avvicinarsi ad un uomo, se non in vista di un matrimonio.
OSSERVANZA: Quando la persona che amiamo ci fa soffrire, cerchiamo di amarla per ciò che è in Dio e perdoniamo.
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Questo è un passaggio fondamentale sulla via dell'iniziazione vera. Comprendere quando, perchè e con cho, è fondamentale. La rinuncia è parte fondamentale della risalita di Kundalini.
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