Verità A:::I:::
COLLINA ABRAXAS TOSCANA
L’Ordine Martinista venne fondato da Gérard Encausse, Papus,
nella sua forma autonoma e strutturata, in Francia, nel 1891. L’insegnamento e
le strutture martiniste originano però nel Settecento, nell’opera di figure come Jacques de Livron de la Tour de la Case Martines de
Pasqually (Martinez de Pasqually), Jean-Baptiste Willermoz (suo epigono) e
Louis Claude de Saint-Martin, un discepolo del Pasqually che sarà poi noto come
“il filosofo incognito”.
Oggi non si può parlare di “un” solo martinisimo. Appare più
corretto parlare di “martinismi”, strutturati in forme diverse, accomunate dal
riferimento all’esoterismo cristiano e distinte in base agli strumenti
preferiti per conseguire l’obiettivo della reintegrazione.
Il germe delle “radici” martiniste nacque in seno alla
Massoneria illuminista del XVIII secolo, proprio dal lavoro di Martinez de
Pasqually. Nato probabilmente a Grenoble, attorno al 1710, già nella metà del
Settecento Martinez si trasferì in diverse località della Francia meridionale,
giungendo infine a stabilirsi a Bordeaux. Qui si affiliò alla Loggia simbolica
“La Française”. Martinez insegnava con le forme di un rito da lui stesso
denominato "degli Eletti Cohen" (sacerdoti
eletti). Dopo aver conseguito un certo numero di adesioni, Martinez
intrattenne un carteggio con Gran Loggia di Francia scrivendo di aver fondato
«la Gran Loggia “La Perfezione eletta e scozzese”». La Gran Loggia di Francia
decise infine di autorizzarla con una bolla e la iscrisse nei suoi archivi, con
il nome di “Loggia francese eletta scozzese" il 1° febbraio 1765.
Martinez aveva certamente un obiettivo, che ricaviamo
(nonostante la scarsità di informazioni che ci sono arrivate) dalla lettura
dell'incompiuto Trattato della
reintegrazione degli esseri, grazie all’esame dei resoconti dei lavori e
allo studio dei contributi prodotti dagli adepti in occasione delle tornate.
Traspare da questi documenti una visione di reintegrazione dell’uomo nel
divino. Una visione che già maturava nel rifiuto opposto da Martinez al
materialismo imperante, attraverso un'idealizzazione morale della vita in nome
della quale era pronto a sostenere il prezzo delle rinunce, fisiche e
materiali.
Proprio grazie a queste rinunce, e a un’intensa e costante
opera di purificazione, secondo la lezione di Martinez si sarebbe potuto
risvegliare il lato divino assopito in ciascun essere umano, giungendo alla
liberazione quasi totale degli individui dal limite della materia. La
metodologia di Martinez, sviluppata in ambito massonico, prevedeva un
insegnamento progressivo e per gradi, attraverso discipline che includevano
occultismo e alchimia, magia, Cabbalah e gnosi, in cerca di un obiettivo di
illuminazione. Martinez morì durante un viaggio a Port-au-Prince il 20
settembre 1774.
Tra i suoi discepoli c’erano sia Jean-Baptiste Willermoz che
Jean Claude de Saint-Martin. Quest’ultimo lasciava trasparire un disteso
intento spiritualistico, che si sostanziò anche nell’appellativo da lui stesso
scelto: “filosofo incognito”. Lasciamo per poco la successione martinezista, e seguiamo Saint-Martin:
iniziato ai gradi dei Cohen dal fratello di Balzac, Jean Claude fu il
segretario di Martinez ed entrò in contatto con i principali adepti
dell'illuminismo martinista.
Dotato di intelligenza e sensibilità, nonché di una
raffinatezza culturale maturata nel corso di ponderosi studi e riflessioni,
Saint-Martin non apprezzava le pratiche magiche che il suo maestro Martinez
accompagnava all’insegnamento. Preferiva la via della mistica e della
spiritualità, cui volle dedicare i suoi studi e la sua attenzione. A Parigi
Saint-Martin frequentò i circoli dell’alta società, diventando precettore
spirituale di diverse dame e riuscendo in seguito a formare una sorta di
raggruppamento spiritualista. Intanto non smetteva di evolversi e sviluppare le
teorie filosofiche contenute nel sistema di Martinez. La rete sociale coltivata
in quegli anni sarebbe stata la sua salvezza negli anni successivi, durante
l’epoca del Terrore.
Siamo ancora tra la morte di Martinez e la Rivoluzione
francese. Durante un viaggio in Germania, Saint-Martin incontrò Jacob Böhme (un
illuminato) e iniziò a impegnarsi per integrare le sue teorie con parte degli
insegnamenti di Martinez (un illuminato anche lui). Personaggi influenti che
erano stati suoi seguaci salvarono Saint-Martin dalla furia dei rivoluzionari
vittoriosi. Il Filosofo sarebbe morto nel 1803, lasciando comunque un folto
seguito presente in diversi paesi d'Europa.
Per quanto accomunati sotto il nome di “martinisti”, gli
adepti di Martinez e Saint-Martin appartengono a due ordini di idee ben
diversi: l'insegnamento di Martinez si mantenne infatti nel perimetro della
Massoneria superiore, quello di Saint-Martin si rivolgeva ai profani,
respingendo pratiche e cerimonie alle quali i primi attribuivano invece
un’importanza centrale.
Willermoz, alla guida degli Eletti Cohen di Lione, d’accordo
con il Potente Maestro Sostituto degli E. C., Bacon de la Chevalerie, impiantò
la tradizione martinista nel rito della “Stretta osservanza templare” che nel
frattempo, e autorevolmente, guidava. Nel corso del "Convento delle Gallie"
(Lione, 1778), Willermoz operò un altro significativo cambiamento: per
sottrarsi all’attenzione della polizia, sostituì nella "Stretta
osservanza" i "Templari francesi" con "I Cavalieri
Beneficenti della Città Santa". I gradi superiori dell’Ordine continuavano
nel frattempo a ricevere gli insegnamenti degli E. C. martinisti. Lo stesso
cambiamento, nel corso del “Convento di Wilhemsbad” (1782) Willermoz avrebbe
voluto tentarlo con la "Stretta osservanza" tedesca, servendosi
dell'appoggio di due potenti massoni francesi, i principi Ferdinand de
Brunswick e Charles de Hesse. Su questo tentativo, nello stesso Convento, si
produsse uno scontro con gli “Illuminati di Baviera”.
Nonostante il vantaggio finale dei “martinisti”, il processo
finì per interrompersi con la Rivoluzione francese, con la sospensione dei
lavori delle Logge massoniche e della “Stretta osservanza”. Quando, nel 1806, i
"Cavalieri Beneficenti" si ristabilirono, ciò avvenne all’interno del
Grande Oriente e senza velleità di autonomia. Gli Eletti Cohen martinisti non
ripresero autonomamente i propri lavori nonostante Bacon de la Chevalerie,
Sostituto Universale dell'Ordine degli Eletti Cohen per il settentrione,
continuasse a sedere con questo titolo nel Gran Concistoro dei Riti del Grande
Oriente di Francia. Il sistema martinista dei Cavalieri Beneficenti transitò
poi in Svizzera nel passaggio dei poteri dal Direttorio di Borgogna a quello
Elvetico che avrebbe originato l'attuale Regime Scozzese Rettificato, ivi
inclusi il suo simbolismo cavalleresco e le fondamenta nei principi cristiani.
Willermoz morì nel 1824, a Lione, lasciando in eredità poteri
e “istruzioni martiniste” a suo nipote Joseph-Antoine Pont, sempre del Regime
Scozzese Rettificato. I membri anziani degli Eletti Cohen continuarono, per un
certo tempo, a diffondere le dottrine di Martinez a titolo individuale e in
piccoli gruppi segreti di nove persone, che si facevano chiamare “Aeropaghi
cabalistici”.
_______________________________________
Fonti
Note storiche sul
Memphis e Misraim e sul Martinismo, di Jean Bricaud, a c. di F. Goti, trad. VN,
La Rivoluzione
francese Una storia intellettuale dai Diritti dell’uomo a Robespierre, di Jonathan Israel (Einaudi, 2016)
www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento