Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.
Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.
XXVIII. LA
CALUNNIA
"Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli
scribi, e insistevano nell’accusarlo." (Luca XXIII, 10)
Calunniare,
accusare qualcuno di un crimine che non ha commesso è omicidio. Ora quanto è
legato in un certo luogo nell'universo, non può che essere slegato successivamente
nello stesso luogo. L'espiazione della calunnia richiede che l'autore, la
vittima e i testimoni si ritrovino assieme, quaggiù o altrove, in un contesto di
circostanze simili e in tal caso il calunniatore può chiedere e ottenere il
perdono dell’offeso.
D'altra parte la
vittima di calunnie, né si dovrebbe irritare né essere afflitta o essere
sorpresa. Nessuno mi può attaccare se il mio il mio Destino non lo ha autorizzato
a farlo, se io, in realtà, non gli concedo tale diritto. Tutto è giusto, parlando
in termini assoluti. Le ingiustizie sono degli atti di giustizia di cui non
riusciamo a vedere le cause.
Separiamo la
mandorla dalla sua corteccia amara. Le mie umiliazioni e le mie prove, è certo
che sono io che in precedenza le ho seminiate. Non mi rimane che raccoglierle.
Io non mi abbandonerò a passioni che mi tiranneggiano, che mi spogliano, e le cui
esigenze giammai soddisfatte vorrebbero ridurre tutti gli uomini in schiavitù.
Ora Cristo ha fatto bene a dire: “Dio solo è buono”. Noi siamo intrinsecamente
malvagi; ed in quante circostanze non sono stato io il cattivo? Se io redigessi
l'elenco delle sofferenze che ho inflitto a coloro che si sono avvicinati a me,
agli animali, alle piante, e perfino alle cose, disprezzando la bellezza della
vita, insultando la dolcezza del vivere, seminando il rancore o strappando all’innocente
un pianto ancora più terribile di tutte le grida di rabbia; sì, se redigessi questa
lista, con quale onta rimarrei in silenzio innanzi ai miei possibili
calunniatori? Io ripeterò allora le parole di un servitore sconosciuto del Cielo,
al quale riferivano le calunnie: “Ah! Essi non diranno mai di me tutto il male che si
potrebbe dire! "
OSSERVANZA: Difendere quelli che sono diffamati, riabilitarli,
mostrando le loro virtù.
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Grazie per averlo pubblicato
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