Carissimi Fratelli,
Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.
XLII. LA MALATTIA
"Ha preso le nostre
infermità e s’è addossato le nostre malattie. "
(Matteo VIII, 17)
Tra tutti i
sistemi proposti per stabilire una filosofia della medicina, sono le religioni che
sostengono il vero. L'accidente, il disordine vitale, il male ereditario non
sono che il "come"; il “perché" sono le autorizzazioni misericordiose
che il Padre dona alla giustizia immanente per farci sentire le ripercussioni
delle nostre mancanze precedenti.
Ciò che rende il
mio corpo vulnerabile, è il peccato. Una violazione della Legge, si tratta di
una forza malvagia che circola, seminando disordine, attraverso la moltitudine
invisibile delle cause seconde, per fatalmente ritornare al punto di partenza, rafforzandosi
nel suo tragitto di tutto ciò, di analogo al suo veleno, che si è potuto
congiungere ad essa. Io sono il reale autore delle mie tare fisiche e dei miei
accidenti.
Di conseguenza, può
guarire veramente solo colui a cui la Verità ha donato la conoscenza delle
cause e il potere di rimettere i torti. Qualsiasi altro medicinale, conosciuto
o misterioso che sia, non fa che lenire la malattia per un tempo più o meno
lungo. Il prigioniero finirà sempre per rompere la sua catena e ritornare alla
sua vittima, fino a quando essa non avrà, sostanzialmente, pagato il proprio
debito.
Tuttavia io ho il
dovere di sostenere il mio corpo. Il mio corpo non è stato che uno strumento,
insomma; è il mio io, il mio cuore, la mia volontà, il mio egoismo a cui imputare
la maggiore responsabilità. Cercherò di guarire, non per mezzo di metodi che comporterebbero
un nuovo errore, un nuovo debito e il principio di una malattia futura. Io
aggiungerò la preghiera ai rimedi.
E, quando la mia
salute sarà buona, andrò vedere i malati, li aiuterò, pregherò per loro, proverò
ad ottenere vicino a loro la compassione e l'amore che meritano, poiché il mio
Maestro ha detto che loro sono Lui stesso.
OSSERVANZA: Cercare di non lamentarsi quando si soffre.
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