Carissimi Fratelli,
Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.
Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.
XL. L’UMILTÀ
"Colui che si farà umile
come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli." (Matteo
XVIII, 4)
L'umiltà non
consiste essenzialmente né nella conoscenza che posso avere della mia debolezza
o della mia cattiveria; né nella sensazione delle grandezze divine; né nella ricerca
del disprezzo, né da lavori umili, né in un’esistenza in ombra o in fatiche ripugnanti;
né nella confessione pubblica dei miei difetti; né dallo scordare il bene che
ho fatto; né dal piacere che si prova a vedere gli altri avere successo o
essere preferiti a noi; né nella certezza di essere l’ultimo degli uomini.
Tutto questo sono
degli atti di umiltà, condizioni o frutti dell’umiltà. L'umiltà è tutto questo;
ma anche qualcos'altro, che sembra intravedersi, ma non si può definire. Il sapere
di essere umile è cessare di esserlo. L'umiltà è un mistero nel centro del mio
essere, un mistero senza fondo e senza limiti. E' il basamento e la vita di tutte
le virtù. E’ attraverso di essa, a causa di essa, che diventa possibile per Dio
di risiedere in me; è dunque Dio a stabilirsi
in me, per quanto il mio orgoglio incurabile glielo consenta.
Per dispormi a
ricevere questo dono, cercherò di capire che è Dio che compie in me e
attraverso di me tutto quello che sto facendo di buono, e che quanto ho fatto
di sbagliato viene solamente da me stesso. Io Lo ringrazio per tutto: gioie e
disgrazie, regali e impotenza. Io non permetterò di ricevere le Sue benedizioni
che per aiutare gli altri. Mi rattristerò per gli elogi ricevuti. Io gioirò delle
critiche. Non voglio cercare di pormi in vista. Io non avrò nessuna vanità. Io
non avrò paura del ridicolo.
E io chiederò al
mio Maestro di svelarmi; di farmi vedere quelle mie segrete perversioni di cui
non sempre mi rendo conto, ma che io so che sono dentro di me, e che avvelenano
tutto quanto io voglio fare bene.
OSSERVANZA: Far crescere in sé il senso di umiltà, piuttosto che
tenere atteggiamenti artificiosi.
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Bellissimo articolo grazie
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