Carissimi Amici,
XLVII. LA CRITICA
"Non giudicate, affinché
non siate giudicati." (Matteo VII, I)
Nessuna critica
attira le simpatie; anche se le sue osservazioni sono giudiziose, ben pochi le
accettano. Eppure l'uomo modesto sa trarre profitto dalla parzialità; uno
sguardo invidioso o sprezzante mi sarà sempre utile, perché la volgarità è
conosciuta dal volgare. L'indulgenza non vede il male.
Se le circostanze
mi hanno posto nella condizione, a mia volta, di giudicare qualcuno dei miei
fratelli o qualcuna delle loro opere, io so che l’Amore mi suggerirà altri
metodi. Io so, per esempio, che l'Amore non distrugge; esso costruisce nelle
vicinanze; che né le parole né gli scritti hanno la forza trascinante dell’esempio;
che la vera umiltà, che la convinzione intima della mia ignoranza e della mia
goffaggine, se mi impediscono di vedere il male in azione di altre persone, mi
permettono di scoprire i contorni di una nuova bellezza, il germe di una forza che
si ignora. E queste scoperte positive sono più importanti dei graffi e delle
picconate del critico demolitore. Questo aggiunge al miasma altro miasma, turbamenti
ad altri turbamenti, crepe in un muro che già vacilla.
Io non devo
permettere a me stesso l’intolleranza; io devo rispettare la libertà altrui,
anche se sono abbastanza forte per contraddirla. Perché la mia opinione sarebbe
la migliore, dal momento che il numero delle probabilità e delle possibilità è
infinito? Se un senso di critica sorge in me, mi metterò al posto del mio
fratello, mi figurerò il suo stato d'animo, le sue motivazioni, il suo
temperamento, e il suo ambiente. Questo sarà uno studio istruttivo, e un passo
avanti verso la padronanza di me stesso.
Così ho imparerò a scoprire il male nel bene che mi attribuisco,
e il bene nel male che vedo in altri.
OSSERVANZA: Essere tollerante; cercare il bene e mostrarlo.
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