Elenandro XI S:::I:::I::: Collina Abraxas (Toscana)

Uno degli elementi
caratteristici dello gnosticismo di area alessandrina[1] è la presenza di un Demiurgo[2]. Di una figura, intermedia fra il creato e la Radice Metafisica, che
fattivamente plasma l’intera creazione e con essa la creatura per eccellenza
che è l’uomo. Erroneamente si potrebbe
accostare il Demiurgo Gnostico a quello Platonico. Indubbiamente entrambi
plasmano la materia; entrambi sono frapposti fra il microcosmo uomo e il
macrocosmo; entrambi riproducono in forma delle superiori e entrambi non sono
la radice spirituale superna. Qualcuno, in forza di queste similitudini,
potrebbe ritenere che lo gnosticismo è una sorta di traslazione in chiave
cristiana del pensiero platonico. Rappresentando, quindi, una sorta di
infusione di elementi filosofici e mitologici ellenistici all’interno della
novella cristiana. Purtroppo tale accostamento, se superficialmente plausibile,
non trova rispondenza nella sostanzialità della funzione e dei motivi ispiratori
di queste due figure, fra loro accumunate solamente da identico nome.
Platone nel Timeo
avverte la necessità di eliminare la separazione fra il mondo superiore delle
Idee e il mondo delle forme o della realtà sensibile. Tale compito unificante è
svolto dal Demiurgo, dall'artigiano divino, che riconduce ad unità le
precedenti categorie concettuali, altrimenti cristallizzate nella loro difformi
qualità primarie. Il mondo delle Idee presenta caratteristica prima di non
mutevolezza; è il mondo archetipale perennemente eguale a sé stesso. Il mondo
delle forme, ha come qualità primaria la mutevolezza; il perenne transare da
una forma all’altra.
Il Demiurgo platonico
è il mediatore, il formatore, l'abile artigiano che plasma la materia madre,
dando forma al mondo delle idee e sostanza al mondo delle forme. Esso è mosso
quindi da una pura ispirazione superiore, che guida la sua abile mano. Questo
divino artigiano si pone al centro del fluire del tempo e dello spazio,
precedendo il tempo e lo spazio. Nei fatti è proprio la sua azione generatrice,
che determina quel movimento circolatorio da cui scaturisce la dimensione
spazio temporale che è palcoscenico della creazione.
Il Demiurgo platonico
traduce nel divenire e nella forma, animato e guidato dall'idea del Bene e del
Bello, il mondo delle idee. La sua
creazione non è ex nihilo, ma in realtà trattasi di una traduzione in altro di
ciò che è preesistente. Esso trasmette la forma ideale ad una materia
preesistente e fino a quel momento amorfa in quanto priva di sostanza.
Inevitabilmente tale opera è condizionata dalla subordinazione ontologica del
mondo sensibile al mondo delle idee,
riducendo quindi tale plasmante generazione ad un'inevitabile, ma comunque
benevola approssimazione.
Nello gnosticismo,
diversamente da quanto in precedenza trattato, la figura del Demiurgo oscilla
fra l’essere il diabolico creatore di questo mondo e una potenza inferiore da
redimere. Gli Arconti[3], i suoi figli, sono descritti come gli oppositori, i governatori delle
sfere astrali, i reggenti dei pianeti e gli impassibili carcerieri che,
attraverso opportune parole di passo così come nell'Antico Egitto[4], lo gnostico deve sconfiggere per ascendere al Pleroma.
Nei sistemi gnostici,
che lo prevedono all’interno della ricca cosmogonia, il Demiurgo è il figlio
dell’errore della Sophia. La quale infrangendo l’ordine che regna nel Pleroma,
tenta di congiungersi con il Padre. Tale suo tentativo, una sorta di incesto
filosofico e metafisico, è rigettato e, al contempo, viene posta oltre il
limitare del Pleroma stesso. Abbiamo quindi una sorta di prolasso pneumatico
che forma lo spazio, separato, del mondo inferiore. La Sophia si pente e, da
questo suo atto di dolore, viene generato per ipostasi il Demiurgo. Il quale
raccoglie parte della potenza spirituale della madre e parte dei suoi ricordi
del mondo superiore. In forza di tale potenza, e dei ricordi che lo animano,
riproduce un mondo che è riflesso distorto e grottesco del Pleroma stesso. Tale
creazione è insita proprio nello spazio separativo causato dall’allontanamento
della Sophia dal Pleroma. Nei vari sistemi gnostici la funzione redentrice è
affidata o ad una potenza spirituale femminile o all’Eone Cristo. Da qui la
nascita dei sistemi barbelotiani, legati ad una figura femminile, e quelli che
si innestano all’interno della narrazione cristiana.
E’ utile precisare che
la funzione salvifica non sempre abbraccia l’intero mondo inferiore, essendo volta a recuperare le particelle di
pneuma disperse in esso. Essa è sovente limitata ad una data tipologia di
uomini cosiddetti “pneumatici”[5], i quali conformano la propria vita ad una serie di precetti e pratiche a
carattere filosofico e misterico.
Ovviamente tale mito
può essere letto sia in chiave puramente favolistica o come una sorta di metafora
attorno alla degenerazione del pensiero da uno stato di purezza assoluta, ad
uno stato di intorpidimento ed infine di grossolana e contingente consistenza.
Personalmente prediligo questo secondo approccio, riconoscendo nel mito una
funzione comunicativa/formativia/informativa ben superiore a quella del
pensiero logico-dialettico. Del resto non è forse vero che ogni struttura
iniziatica, che i corpi rituali stessi e la sapienza in tutto ciò raccolta
trovano radice in qualche mito fondativo ? Gli gnostici scelsero proprio il
mito come, innestato sapientemente all’interno di contesti religiosi, come
strumento di comunicazione. Uno strumento atta a preservare il nucleo
dualistico dell’insegnamento sapienziale di cui erano portatori.
E’ utile precisare,
per meglio comprendere la prospettiva spirituale in cui è calato il Demiurgo,
che lo gnosticismo risolve in modo radicale il problema del "Perché del
Male", sostenendo che esso è intrinsecamente presente nella creazione, a
causa di un errore della stessa dettato da un ente inferiore: il quale non è il
vero Dio. Nell'ebraismo, e in genere nelle religioni monoteiste di area
mediterranea, la questione del male, all'interno del mondo, viene letta come
problema connesso alla libera scelta dell'uomo: la possibilità data all’uomo di
conformarsi o di non conformarsi alla Legge, o alla Volontà, Divina. Satana,
l'avversario, in queste religioni, è un elemento interno alla creazione e la
sua azione è permessa proprio per saggiarne la fedeltà al suo Creatore.
Tale visione, che
emerge dall’antico testamento, non poteva essere congeniale all’idea gnostica
di un Dio perfetto, legato ad assoluti criteri di armonia e purezza. Come
poteva questo mondo così mutevole e perverso essere espressione di un Dio di
piena conoscenza ? Rifiutando il concetto stesso di “prova” e “trasgressione”
da parte dell’uomo, lo gnostico assume la seguente posizione speculativa: Se
Dio ha creato il mondo e nel mondo vi è il male, come può questo male essere
estraneo a Dio stesso?
Ecco quindi che il Dio
dell’Antico Testamento, il quale fattivamente crea questo mondo, relegando
l'uomo stesso ad una vita di travaglio e di sofferenza, è soggetto ad una
rivisitazione, ad una rilettura allegorica, che ne capovolge attributi e
qualità. Il filosofo gnostico individua in tale potenza divina una volontà di
contraffazione ed inganno. La quale è
mossa dal desiderio di ricalcare nella materia il mondo superiore negato.
Nel testo della scuola Barbelognostica l’IPOSTASI DEGLI ARCONTI, così
viene visto il Demiurgo:
”Nello spirito del Padre della Verità, il grande Apostolo (San Paolo ndr)
disse: la nostra lotta non è contro creature fatte di carne e di sangue, ma
contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di
tenebra, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti.
Vi invio questo scritto affinché siate informati sulla realtà di queste
Potenze. Il loro grande
Dio, reso cieco a causa della sua ignoranza e della sua arroganza, ha detto: Io
sono l’unico Dio, non vi è nessun altro al di fuori di me.
Questa affermazione raggiunse l’Eone Incorruttibile dal quale uscì una
voce che disse: Ti sbagli Samael, tu sei il dio dei ciechi !.”
Ovviamente, per ovvia
applicazione di questa inversione, sono rilette come eroiche tutte quelle figure
che si sono ribellate al Dio dell’Antico Testamento. Il serpente è una sorta di
Prometeo che si sacrifica donando la conoscenza agli uomini. Caino è maledetto,
viene privato del suo diritto di primogenitura, in quanto Dio predilige i
sacrifici sanguinari del fratello. La lista potrebbe continuare, ma niente
aggiungerebbe al mito gnostico del Demiurgo.
Lo gnostico, straniero
in un mondo straniero, anela di tornare al Pleroma, questa archetipale casa
spirituale, è posto innanzi a due diverse vie. La prima è quella di “ingannare
gli ingannatori”, in altri termini aderire solamente formalmente ai precetti
sociali e religiosi di questa vita. La seconda è di contrastare attivamente,
attraverso pratiche contrarie al comune senso morale ed etico, le leggi e gli
usi sociali. In quanto essi sono espressione del potere demiurgico, e quindi
aventi funzione di soggiogare lo spirito divino raccolto nei pneumatici.
E’ possibile, in
conclusione, affermare la figura del Demiurgo nello gnosticismo si colloca
all’interno dell’apparente, o sostanziale a seconda dei punti di vista,
inconciliabilità fra il Dio Giudicante dell’Antico Testamento e il Dio Buono
del Nuovo Testamento. Lo gnostico, interrogandosi, attorno alle contraddizioni
della sacra scrittura, trova definitiva spiegazione del “male” proprio nella
figura del Dio della Genesi e delle azioni che determina con la sua opera.
La Preghiera Esicastica
Il termine esicasmo deriva dal greco e significa quiete,
raccoglimento. La preghiera esicasta è una preghiera strettamente legata alla
preghiera del cuore, alla preghiera di Gesù e costituisce una pratica
importante all’interno dell’Ortodossia. Bisogna distinguere la preghiera
esicasta nella sua essenza da tutte le particolari pratiche ed esercizi che la
possono costituire. Questi ultimi possono anche variare e hanno un valore
relativo tant’è che la preghiera esicasta, nella sua essenza non è altro che
l’unione con Dio, la deificazione.
San Gregorio fu il difensore della preghiera esicasta e
ha avuto il merito di dimostrare che è possibile su questa terra l’unione e la
conoscenza di Dio, distinguendo, senza per altro averlo inventato, la natura
divina dalle sue energie. Secondo San Gregorio Palamas e secondo la prassi
spirituale ortodossa Dio è inconoscibile nella sua Natura ma si rivela nelle
sue Energie dette anche Attributi (Bellezza, Saggezza, Amore, ecc.).
Il fine di chi prega nell’esychia è dunque la conoscenza
di Dio, non una conoscenza intellettuale, ma una conoscenza del cuore (che non
significa del sentimento!), cioè nel profondo dell’uomo. Nella preghiera
esicasta si cerca precisamente di fare discendere l’intelletto nel cuore e si
ferma ogni genere di pensiero.
La preghiera di Gesù è una preghiera giaculatoria ossia
breve e consiste nella ripetizione ininterrotta delle seguenti parole :
“Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio, abbi pietà di me peccatore”. Inizialmente
tale preghiera viene detta con le labbra ad alta voce e successivamente viene
interiorizzata sempre più man mano che si avanza spiritualmente. Associata al
respiro essa si unisce a tutto l’essere umano, al corpo e all’anima. Presuppone
assolutamente la purificazione dalle passioni e la tensione verso lo stato
paradisiaco nel quale l’uomo torna nuovamente ad essere familiare con Dio. In
tale situazione tutte le facoltà umane sono riunite armonicamente.
La preghiera liturgica, la lettura del salterio e tutte
le altre forme di preghiera hanno lo stesso fine ma la preghiera del cuore è la
preghiera per eccellenza, perché grazie alla sua semplicità, può aiutare
qualunque uomo. Così viene denominata semplicemente “la preghiera”.
Tale preghiera suppone che l’uomo faccia silenzio dentro
di se che fermi pure il fluire dei pensieri e soprattutto che lotti contro le
passioni che lo ostacolano in tale impegno spirituale.
Alcune tecniche come quelle di sedersi, d’inclinare la
testa, di trattenere il respiro per rimetterlo ritmicamente, d’indirizzare il
proprio pensiero verso il cuore, ecc. aiutano la preghiera
Il Racconto di un
pellegrino russo ha fatto scoprire all’Occidente inaridito dal razionalismo
l’esistenza della preghiera del cuore. Attraverso la sua esperienza, il
pellegrino mostra che pure un semplice contadino può arrivare al più alto grado
della preghiera. Tale preghiera è molto diffusa nel mondo ortodosso. Chi non ha
visto cristiani o monaci nelle chiese segnarsi e bisbigliare pregando mentre le
loro dita scorrono tra i nodi di una corda? La corda di preghiera è detta in
greco komvoskini. Questa pratica può avvenire anche durante le ufficiature
liturgiche.
Quando la preghiera, con l’attento aiuto di un padre
spirituale esperto che la pratica, è giunta al suo grado più elevato l’attività
umana si sospende tranne quella spirituale poiché è lo Spirito che s’impossessa
completamente dell’uomo. Comunque, prima di giungere a tale stadio, l’uomo
collabora meglio che può alla preghiera in sinergia con l’attività dello
Spirito Santo.
Io ho cercato di comprendere meglio cosa si definiva come
via cardiaca , preghiera del cuore, ed ho trovato numerosi riferimenti ad una tecnica
di preghiera proveniente da ordini monastici dell’est europeo ed dell’estremo
oriente , chiamata appunto Esicasmo , la ricerca dell’intima comunicazione con
Dio , nel raccoglimento e nella solitudine , pellegrino sulla terra in cammino
verso la città celeste . Questa
preghiera incessante , preghiera di Gesù , consiste nella ripetizione continua
del Nome di Gesù , a volte unita alla frase “ Signore Gesù Cristo , abbi pietà
di me” , il Kyrje eleison . Questa preghiera ècitata anche nel Vangelo di Luca
ed è appunto la pronuncia esteriore
vocale e interiore del nome di Gesù per portarlo sempre con noi durante il
nostro cammino terreno , il Tetragramma , che per noi Martinisti con
l’irruzione e l’inserimento centrale della schin diventa la nostra formula
pentagrammatica , centro della nostra ricerca spirituale . La preghiera viene
recitata con il mento appoggiato al petto come in un colloquio diretto con il
cuore , preghiera del cuore . “Posa il tuo mento sul tuo petto,sii attento a te
stesso con la tua intelligenza ed i tuoi occhi sensibili .Trattieni il respiro
il tempo necessario perché la tua intelligenza trovi il luogo del cuore e vi
resti integralmente.All’inizio tutto ti sembrerà tenebroso o duro , ma con il
tempo e con l’esercizio quotidiano scoprirai in te una gioia continua”.
“Chiudere la porta della tua cella”diceva Giovani Climaco
“ferma la porta della lingua” , “sbarra la porta per tenere fuori gli
spiriti” , ma San Benedetto invece
invitava i propri monaci a recitare ad
alta voce i Salmi , secondo la “liturgia delle Ore” , anche noi Martinisti
durante la nostra preghiera recitiamo alcuni Salmi .
La santa pratica della preghiera incessante viene
esercita dal cuore e da esso scaturisce l’estasi , l’esperienza della luce che
illumina più del sole , tutto l’uomo diventa deificato da quell’attività divina
; la ragione del “logos” e l’aspetto sublime della preghiera .Questa preghiera
del cuore non viene quasi fatta dall’uomo ma dallo Spirito Santo attraverso
l’uomo , la preghiera diventa entità “ lo Spirito stesso intercede con
insistenza per noi , con gemiti inesprimibili “ e all’uomo si chiede lo sforzo
tensivo costante .
Ho trovato numerosi riferimenti storici della preghiera
incessante del cuore anche in occidente attraverso i secoli , formule
giaculatorie , Bernardo da Chiaravalle indicò alla pietà medioevale il Sacro
Cuore di Gesù come sede dell’Amore divino , in seguito la devozione si diffuse
tra i Benedettini , i Cistercensi ed i Francescani stessi . Termino questo
punto citando quello che sembra essere il riferimento più presente
dell’esicasmo nella liturgia romana antica “nomen domini invocabo” che
stabilisce anche un colegamanto tra la prassi collettiva della liturgia e la
prassi individuale dell’invocazione del Nome .
La natura iniziatica , più prettamente nostra , della
preghiera del cuore ha il significato di essere una pratica riservata agli
iniziati , insegnata da Maestro ad iniziato secondo tradizione , esercitata
singolarmente in comunione eggregorica e direzionata dal Filosofo o
responsabile di catena .
il Tempio, il perimetro , il luogo nel quale estraniarsi
dalla passioni terrene , dove chiudere fuori gli spiriti negativi ( “non sic” )
dove la lingua salmodia in preparazione all’esicasmo vero e proprio . Io sono
un cerchio , l’individuale , siamo un cerchio ,
la catena , l’eggregore. Io sono
il mio tempio collegato con gli altri Fratelli e Sorelle , anch’essi tempii e
sacerdoti .
Gli esicasti praticano la cosiddetta preghiera di Gesù o
preghiera del cuore, che consiste nella ripetizione incessante della stessa
formula, secondo il ritmo del respiro ("Signore Gesù Cristo, figlio di
Dio, abbi pietà di me peccatore" in greco ΚύριεἸησοῦΧριστέ, ΥἱὲΘεοῦ, ἐλέησόνμετὸνἀμαρτωλόν [Kyrie IisùChristé, IiéTheù, eléisòn me tònamartolòn]). Poiché tale
preghiera - resa celebre dai Racconti di un pellegrino russo di un anonimo del
XIX secolo –, era spesso compiuta con la testa reclinata sul petto, gli
esicasti furono accusati dai loro avversari – in particolare dal monaco Barlaam
( XIV secolo) – di praticare l'onfaloscopia, ossia la contemplazione del
proprio ombelico. «Esicasta», scrive Giovanni Climaco, «è colui che cerca di
circoscrivere l'incorporeo nel corporeo... La cella dell'esicasta sono i limiti
stessi del suo corpo: al suo interno c'è una dimora di sapienza» (Scala del
Paradiso, XXVII/1,5.10). Ma la descrizione più dettagliata della
"preghiera del cuore" è contenuta in uno scritto anonimo,
probabilmente opera di un monaco dell'Athos, Niceforo il Solitario (XIV
secolo): il Metodo della preghiera e dell'attenzione sacre. In questo testo –
noto in tutto l'Oriente cristiano semplicemente come Methodos – si raccomanda
di rifugiarsi in un luogo solitario e tranquillo e di concentrarsi, senza
lasciarsi distrarre da pensieri vani: «Posa il tuo mento sul petto, sii attento
a te stesso con la tua intelligenza e i tuoi occhi sensibili. Trattieni il
respiro il tempo necessario perché la tua intelligenza trovi il luogo del cuore
e vi resti integralmente. All'inizio tutto ti sembrerà tenebroso e molto duro,
ma col tempo e con l'esercizio quotidiano scoprirai in te una gioia continua».
La "Preghiera di Gesù" diviene inseparabile
dalla dottrina di una vita spirituale che i cristiani di origine bizantina o di
origine slava considerano il cuore dell'ortodossia: l'esicasmo..La preghiera
del Cuore è considerata la preghiera incessante che l'apostolo San Paolo
raccomanda nel Nuovo Testamento.
Teofane il Recluso considerava la Preghiera di Gesù più
forte di tutte le altre preghiere, in virtù del potere del Santissimo Nome di
Gesù.
Tuttavia, la preghiera di Gesù può essere considerata la
controparte orientale del rosario cattolico romano, che è stato messo a punto
per tenere un posto simile nell'Occidente cristiano.
Per tutti i Fratelli e le Sorelle che volessero aver
alcune notizie sul metodo consigliato per esercitare la Esicasmo , ho raccolto
qui di seguito alcune istruzioni pratiche :
1) INTRODUZIONE AL
METODO
“Non è possibile legare lo spirito; ma là dove si trova
il creatore di tale spirito, tutto si sottomette a lui”. La fase iniziale della
preghiera consiste nel respingere i
pensieri fin dal loro nascere, mediante
la preghiera; la fase centrale si ha invece quando la mente rimane
esclusivamente nelle parole pronunciate vocalmente o mentalmente; il
coronamento, infine, è il rapimento della mente verso Dio. Così, dunque, colui
che prega secondo il metodo esposto da Giovanni Climaco pregherà con le labbra,
con la mente e con il cuore; e chi avrà progredito in questo modo di pregare
possiederà la preghiera della mente e
del cuore e attirerà su di sé la grazia divina .
2) COME INIZIARE
Lo ieromonaco
Doroteo : “Per cominciare, devi dire la preghiera vocalmente, cioè con le labbra, la lingua e
la voce, forte quanto basta perché tu possa udire te stesso. Quando le labbra,
la lingua e i sensi saranno sazi della preghiera detta vocalmente, la preghiera
vocale cessa e si comincia a dirla in un sussurro. Dopo di ciò si deve imparare
a fissare costantemente la propria attenzione sulla zona della gola. Allora, a
un segno, la preghiera della mente e del cuore comincerà a sgorgare
spontaneamente e incessantemente: si presenterà da sè e agirà in ogni momento,
durante qualsiasi attività e in qualsiasi luogo”.
L’insegnamento di Serafim di Sarov
“Durante la
preghiera”, insegna “sii presente a te
stesso, cioè raccogli la tua mente e uniscila alla tua anima. All’inizio, per
uno o due giorni o anche più, fa’ questa preghiera con la sola mente, staccando
le parole e fissando la tua attenzione su ciascuna di esse in particolare.
Quando il Signore riscalderà il tuo cuore con il calore della sua grazia e
unificherà il tuo essere in un solo spirito, questa preghiera si metterà a
sgorgare in te incessantemente: essa sarà sempre con te e ti porterà gioia e
nutrimento”.
3) IL METODO
NilSorskij prescrive di far silenzio interiormente,
proibendo a se stessi non soltanto di pensare a qualcosa di peccaminoso o di
vano ma anche a qualcosa di apparentemente utile o di spirituale. Invece di
pensare, bisogna guardare incessantemente nelle profondità del proprio cuore e
dire: ”SIGNORE GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA’ DI ME, PECCATORE”. Si
può pregare in piedi, seduti, coricati. Coloro che sono robusti e in buona
salute preghino stando in piedi; i deboli, invece, possono pregare anche stando
coricati, perché in questa preghiera l’ascesi spirituale prende il sopravvento
su quella del corpo. Bisogna dare al corpo una posizione che procuri allo
spirito ogni libertà per l’attività che gli è propria.
Controllo del respiro
NilSorskij raccomanda di rinchiudere la mente nel cuore e
di controllare, per quanto è possibile, il respiro, per non respirare troppo
spesso. In altre parole, bisogna respirare molto adagio. In generale, bisogna
reprimere tutti i movimenti del sangue e mantenere il corpo e l’anima in uno
stato di tranquillità, di silenzio, di adorazione, di timor di Dio; altrimenti
l’attività propriamente spirituale non può manifestarsi in noi: essa lo fa
quando tutti i movimenti e i ribollimenti del sangue si sono placati.
L’esperienza insegnerà che il controllare il fiato, cioè il respirare con minor
frequenza e lentamente, contribuisce molto a farci entrare in uno stato di
calma e a ricondurre la mente dal suo vagabondare. “ Vi sono molte opere
virtuose”, dice Nil, “ma sono tutte parziali; LA PREGHIERA DEL CUORE, invece,
E’ LA SORGENTE DI TUTTI I BENI: essa irriga l’anima come fosse un giardino.
Quest’opera, che consiste nel mantenere la mente nel cuore senza nessun
pensiero, è estremamente difficile per coloro che non hanno imparato a
praticarla; [...]. Ma quando l’uomo riceve la grazia, allora prega senza sforzo
e con amore, perché è da essa consolato. Allorché sopraggiunge l’attività della
preghiera, essa attira a se la mente, la riempie di allegrezza e la libera
dalle distrazioni.
La tecnica di Niceforo l’Esicasta
Nella seconda metà del XIII secolo, l’eremita Niceforo
l’Esicasta è il primo che attesti un legame tra la preghiera di Gesù e una
tecnica di respirazione. Dopo aver
chiarito la funzione del cuore e i suoi rapporti con il respiro, egli insegna
il raccoglimento dello spirito che devE essere introdotto nelle narici e spinto
sin dentro al cuore contemporaneamente all’ aria inspirata. Quando lo spirito,
placato, è entrato nel cuore, bisogna gridare dentro di sé: “SIGNORE GESU’
CRISTO, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA’ DI ME!”.
Dimostrò subito di saper obbedire sottomettendosi ai
padri più eminenti, dopo un lungo tempo dette loro la prova della sua umiltà;
allora anche lui ricevette da loro L’ARTE DELLE ARTI, cioè l’esichia come esperienza. Nel suo celebre scritto sulla pratica
esicastica, Trattato della sobrietà e della custodia del cuore, Niceforo invita i lettori ad imparare la TECNICA
D’ORAZIONE e afferma: “Ritorna dunque, o più esattamente torniamo, cari
fratelli, a noi stessi, rigettando col massimo disprezzo il consiglio del
serpente .
Perché non vi è che un mezzo per accedere al perdono e
alla familiarità con Dio; prima di tutto, ritornare per quanto è possibile in
noi stessi”. “Prima di tutto la tua vita sia tranquilla, libera da ogni
preoccupazione, in pace con tutti....Orbene: in quanto a te siediti, raccogli
il tuo spirito, introducilo – lo spirito intendo - nelle narici; è appunto
questa la via di cui si serve il respiro per arrivare al cuore. Spingilo,
forzalo a discendere nel tuo cuore insieme con l’aria inspirata. Quando vi
sarà, tu vedrai quale gioia ne consegue: non avrai nulla da rimpiangere...
Fratello mio, abitua dunque il tuo respiro a non essere sollecito a uscirne.
Agli inizi gli manca lo zelo... per questa reclusione e questo sentirsi alle
strette. Ma una volta che abbia contratta l’abitudine, non proverà più alcun
piacere a circolare al di fuori, PERCHE’ IL REGNO DI DIO E’ DENTRO DI NOI e a
chi volge verso di lui i suoi sguardi e lo ricerca con preghiera pura, tutto il
mondo esterno diviene vile e spregevole. Se fin dall’inizio riesci a penetrare
con lo spirito NEL LUOGO DEL CUORE che ti ho mostrato, sia ringraziato Dio!
Glorificalo, esulta e attaccati unicamente a questo esercizio. Esso ti
insegnerà ciò che ora ignori. Sappi che mentre il tuo spirito si trova là, tu
non devi né tacere né stare inerte. Ma non avrai altra preoccupazione che
quella di GRIDARE: “SIGNORE GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA’ DI ME”.
Gregorio il Sinaita
In Gregorio il Sinaita la preghiera di Gesù è
esplicitamente accompagnata da pratiche volte alla concentrazione dello
spirito: «A partire dal mattino, siediti su una seggiola bassa, spingi il tuo
spirito dalla mente nel cuore e mantienivelo […]; faticosamente chino, con vivo
dolore al petto, alle spalle e alla
nuca, griderai senza posa nel tuo
spirito o nell’animo: “SIGNORE GESU’ CRISTO ABBI PIETA’ DI ME!”. In seguito, a
causa della costrizione e del disagio dovuto alla persistenza, trasporterai il
tuo spirito sulla seconda metà dicendo: “FIGLIO DI DIO ABBI PIETA’ DI ME!”.
Simeone il Nuovo Teologo
L’autore consiglia infine UN METODO NATURALE PER L’INVOCAZIONE DEL NOME e la custodia del
cuore: “Quindi, seduto in una cella tranquillo, in disparte, in un angolo, fa’
quello che ti dico: chiudi la porta, ed eleva la tua mente al di sopra di ogni
oggetto vano e temporale. quindi
appoggia la barba sul petto, volgi il tuo occhio corporeo, assieme a tutta la
mente, nel centro del tuo ventre, cioè nell’ombelico. Comprimi l’inspirazione
che passa per il naso, in modo da non respirare agevolmente ed esplora
mentalmente all’interno delle viscere, PER TROVARE IL POSTO DEL CUORE ove sono
solite dimorare tutte le potenze dell’animo. Dapprima troverai oscurità e una
durezza ostinata, ma, PERSEVERANDO IN QUEST’OPERA NOTTE E GIORNO, troverai, oh
meraviglia!, una felicità infinita.
L'esicasta deve stare seduto in preghiera senza aver
fretta di alzarsi
Resta il maggior tempo possibile seduto sullo scanno
nella laboriosa posizione di cui ho parlato; per rilassarti stenditi nella
stuoia, ma per breve tempo e di rado. Rimani seduto con grande pazienza per
amore di Colui che ha detto: "perseverate nella preghiera"; non aver
fretta di alzarti per insofferenza di quel penoso travaglio richiesto
dall'invocazione interiore della mente e dall'immobilità prolungata.
Come disciplinare il proprio spirito
La ritenzione del respiro stringendo le labbra,
disciplina il pensiero, ma per breve tempo, perchè di nuovo comincia a
dissiparsi. Quando l'energia della preghiera interviene, prende le redini del
comando e lo custodisce vicino a sé, liberandolo dalle catene gli ridona la
gioia. Può succedere che mentre il pensiero è fisso nella preghiera e immobile
nel cuore, l'immaginazione cominci a vagare e a interessarsi di altro. Essa non
sottostà a nessuno, eccettuato a chi, raggiunta la perfezione nello Spirito
Santo, rimane immobile in Cristo Gesù.
L'esicasta bisogna che in tutto sia parco, nè deve
lasciarsi andare ad eccessivi pasti. Quando lo stomaco è pesante la mente
rimane annebbiata, e la preghiera non può essere praticata con chiarezza e
costanza. Sotto l'influsso dei fumi del troppo cibo, uno diventa sonnacchioso,
e desidera distendersi per dormire; da questo stato derivano le innumerevoli
fantasticherie che nel sonno si precipitano nella mente.
L'invocazione di Dio, la preghiera mentale è la più alta
opera che l'uomo possa compiere, è il vertice di tutte le virtù come l'amore di
Dio.
Tu, se stai praticando il silenzio con serietà,
desiderando l'unione con Dio, non permettere che un oggetto esteriore sensibile
o mentale, esteriore o interiore, fosse pure l'immagine di Cristo, o la forma
di un angelo o di un santo, o la luce immaginaria, si presenti alla tua mente,
non accettarle. La mente possiede un potere naturale di fantasticare e,
facilmente, si costruisce delle immagini fantastiche di ciò che desidera, se
non si è vigilanti e si arriva in tal maniera a danneggiare se stessi.
Il ricordo di cose buone o malvagie si imprime nella
mente e la conduce a fantasticare. A chi succede questo invece di divenire un
esicasta, diventa un sognatore. Per questo sii vigilante a non prestare subito
fede e assenso, anche quando si tratta di una cosa buona, prima di avere
interrogato un esperto e di avere a lungo investigato, per evitare ogni
possibile rischio. In linea generale, sii diffidente di queste immagini,
mantieni la mente libera da colori, immagini e forme.
La preghiera è ardente quando è accompagnata
dall'invocazione a Gesù. Egli porta il fuoco nella regione del cuore. La sua
fiamma brucia le passioni come pula, e riempie il cuore di gioia e di pace;
scende in noi nè da destra, nè da sinistra e neppure dall'alto, erompe nel cuore
come sorgente dallo Spirito datore di vita.
Questa è la preghiera che devi desiderare di trovare e
raggiungere nel cuore; conserva libera la mente da fantasticherie e spoglia di
pensieri e ragionamenti. E non essere pavido. Colui che disse: Abbi fiducia sono
io, non aver paura, è veramente in noi; Lui cerchiamo e Lui sempre ci protegge.
Quando invochiamo il Signore non dobbiamo nè aver paura, nè sospirare.
Tre sono le qualità della preghiera silenziosa:
l'austerità, il silenzio, la non considerazione di se stessi, cioè l'umiltà;
queste devono essere praticate con fedeltà; continuamente dobbiamo verificare
se sono la nostra dimora, perchè dimenticandole non ci incamminiamo fuori di
esse. L'una sostiene e custodisce l'altra, da esse nasce la preghiera e cresce
in maniera perfetta.
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