ELENANDRO XI S:::I:::I::: Collina
Abraxas (Toscana)
Dobbiamo adesso chiederci quale
prospettiva dare alla preghiera, se vogliamo che questa non rimanga una
semplice, per quanto legittima, espressione di un rapporto devozionale fra noi
e qualcosa di esterno a noi.
La risposta è quella di rendere
noi stessi consapevoli delle enormi potenzialità operative che ha questo
sublime strumento. Solamente cambiando il nostro tratto di unione
percettivo-cognitivo, possiamo modificare lo spazio circostante e gli strumenti
che ci permettono di relazionarci con esso. Questa rivoluzione interiore ruota
attorno alla grande verità che è Sacro ciò che rendiamo Sacro, e che solamente
noi siamo i sacerdoti di noi stessi e del divino che in noi dimora. E' una
questione di consapevolezza interiore, che si ripercuote come un'onda
irresistibile su ogni nostro pensiero ed azione.
Dobbiamo interrompere il processo
attributivo rivolto verso l'esterno, che vede da parte nostra consegnare ad una
divinità antropomorfa qualità e possibilità che sono insite nella nostra natura
spirituale.
Dobbiamo recedere dal pensiero
ostativo che ci sussurra che non siamo
in grado di edificare in noi stessi un luogo sacro, ed essere in tale modo
sacerdoti in eterno.
Dobbiamo vincere l'inerzia che ci
impedisce di sperimentare, di svegliare ed affinare le qualità sacrali insite
in ognuno di noi.
Dobbiamo convincerci che siamo,
per Essere realmente.
Compiuta tale rivoluzione
interiore ci renderemo conto che la preghiera è anche, ed è sopratutto, uno
strumento che agendo congiuntamente su mente e corpo, conduce alla
realizzazione di nuovi stati dell'Essere. I quali risulteranno liberi da quelle
costrizioni, da quelle ristrettezze e vincoli propri del mondo quaternario
reattivo. Attraverso la preghiera consapevole la nostra mente crolla nella
ripetizione, dalle profondità interiori emerge un novello pensiero. Il quale
avrà caratteristiche di immediatezza ed attività. Esso non subirà nessun
condizionamento dal mondo circostante e non suggerirà nessun compromesso fra
ciò che è buono e ciò che è utile. Esso è il Logos Divino che riecheggia in
tutta la figliolanza spirituale.
Nelle lame degli arcani maggiori è la carta degli Amanti che simboleggia la
preghiera. In essa l'iniziato è immobile in una buca, che rappresenta
l'ostacolo che si apre innanzi ed improvviso lungo il cammino. Egli è immobile,
apparentemente incapace di compiere un passo, di riprendere il sentiero
iniziatico. Alla sua destra e alla sua
sinistra troviamo due figure femminili diversamente adornate. Una di esse rappresenta
il desiderio materiale, che lega alle cose di questo mondo, l'altra
simboleggia ciò che è sacro, che libera
da questo nostro angusto contenitore. Tale condizione per l'uomo profano si
traduce nelle scelte fra ciò che conduce ad una qualche, in genere effimera
utilità, e quanto permette di valicare la soglia dell'imperitura sacralità. Per
l'iniziato, tale scena, rappresenta
anche il dovere di scegliere fra il potere fine a se stesso, che deriva
dalla comprensione dei meccanismi sottili che tutto determinano, e il lavoro di
perfezionamento interiore. Una scelta spesso non chiara, dove l’eventuale
confusione è sicuramente determinata dall'assenza di quelle doverose
purificazioni interiori, le quali sono la premessa per ogni Opera Reale.
L'iniziato, innanzi a tale scelta, prega, e se è
giusto il suo intendimento un angelo discenderà dal cielo per preservarlo da
ciò che è fatuo e ingannevole. Ecco quindi che
la preghiera rappresenta il primo ed ultimo rifugio per colui che
comprendere il potere che in essa si cela. Per colui che conosce le concatenazioni
fra ciò che è evidente e ciò che è celato, ed è in grado di superare ogni
apparente dualismo fra l'orante e colui che viene orato.
L'importanza della preghiera è nota in numerosi
rituali di iniziazione:
"E tu quando sarai fra Scilla e Cariddi cosa
farai? Pregherai ed un angelo inviato dal signore scenderà su di te".
Purtroppo colui che accede a tale evento apicale della propria vita, spesso non
pone la dovuta attenzione ai moniti che gli sono rivolti, e neppure sedimenta,
perduto in altre congetture, interiormente quanto ha vissuto.
Oltremodo la
preghiera è resa viva dagli insegnamenti di tutti i veri maestri, che
suggeriscono di ardere sovente in essa, per determinare la sottrazione di noi
stessi al mondo impuro e prevaricatore che ci circonda.
Solamente comprendendo che la preghiera è un vero e
proprio atto magico, possiamo godere di tutti i benefici che questo strumento è
in grado di offrirci. Per ottenere tale
risultato dobbiamo affrancarci da quanto instillato in noi dalla nostra pigrizia
e dalla cultura in cui siamo immersi. Una formazione che vuole la preghiera un freddo omaggio ad una
realtà intangibile e posta fuori di noi, e al contempo ridurre l'orante a
soggetto passivo, statico e piatto, completamente privo di genio e volontà rispetto
all'azione del preghiera. L'iniziato deve superare il dualismo separativo fra
chi prega e chi è il beneficiario della preghiera, e diventare cosa unica con
essa.
Attraverso la preghiera ognuno degli elementi del
quaternario trova composizione armonica l'uno con l'altro, sviluppando una
sinergia in grado di annullare ogni peso e misura legati al nostro piano spazio
temporale. L'orante (elemento
terra) da forma al proprio desiderio
(elemento acqua) in pensiero (elemento fuoco), per mezzo della preghiera
(elemento aria). Nel caso in cui le purificazioni sono state adempiute, e il
pensiero creativo è sorretto da un desiderio puro e da una volontà sacra, il
fuoco pneumatico non tarderà ad investire l'operatore, coronando di successo
l'Opera prefissata. Ovviamente ognuno degli elementi di questa alchemica
composizione deve essere stato in precedenza rettificato, sottoposto ad
interrogativo e giudizio, in quanto il crollo della Torre è sempre in agguato,
e l'ombra è tanto maggiore quanto più forte è la luce.
Nel nostro caso l’ombra è rappresenta dalle pieghe
della nostra poliedrica composizione psicologica, dove il favore personale, il
desiderio di apparire e l'essere in virtù di ciò che compiamo, sono i tre
baratri capaci di far sprofondare nelle tenebre ogni nostra azione.
Tale verità ci è narrata dalla tradizione, quando
racconta di mistici e santi che combattano furiosamente contro Satana e i
demoni. All'interno delle loro celle di preghiera e meditazione, nelle stesse
chiese, nei campi e nei giardini uomini e donne devoti affrontano l'avversario
in una battaglia i cui confini si perdono fra il fisico e la psiche.
Cos'altro è questo abile e potente duellante se non
la nostra ombra, nelle sue infinite sfumature e propaggini ? E' pur vero che
dobbiamo temere l'avversario, nelle sue infinite forme, ma è però doveroso
ricordarsi che il successo non ci è mai precluso a priori in nessuna prova, in
quanto ognuna di esse nasce da noi stessi.
Ecco quindi che il combattimento spirituale è il necessario valico da
superare, in quanto solo attraverso di esso saremo in grado di comprendere
quanto ancora vi è da rettificare e purificare in noi al fine di essere
sacerdoti del vero e della conoscenza.
Il praticante deve essere in grado di alimentare le
proprie impressioni, il proprio centro intellettivo, con pensieri, suoni ed
immagini sacri ed elevati. In grado di sostituire, di svelenire, la massa
putrida di quanto comunemente invade la nostra mente, grazie ai messaggi
pubblicitari, la televisione, l'irruzione del mediocre e del miserevole quotidiano. La preghiera è un prodotto della
nostra azione magica e di noi stessi, e noi siamo costituiti da ciò che
elaboriamo a seguito dell'alimentazione. Quest'ultima, in un'ottica integrale
dell'individuo, investe ogni elemento che dall'esterno di noi viene assimilato.
Così come poniamo attenzione a quanto nutre il nostro fisico, noi che ambiamo a
comprendere i sottili meccanismi che tutto animano, dobbiamo porre egualmente
attenzione a quanto sfama il nostro intelletto e le nostre emozioni.
La preghiera consapevole stessa diviene alimento,
in quanto essa nutrirà il nostro corpo lunare di elementi sacri ed
immaginifici, in grado di poter avviare il processo di fioritura dei nostri
centri sottili. L'armonica che essa sviluppa nella sua costante ripetizione,
come al contempo il carico di immagini e la narrazione mitologica e spirituale
in essa contenuto, sono effettivi elementi di potere in grado di modificare la
struttura del nostro intero essere. La prima agisce inesorabilmente sul corpo
fisico, grazie al potere vibratorio del suono, i secondi invece si radicano
nella nostra mente contribuendo a fornire la base associativa per il logos
divino.
Ovviamente questo edificio sacro deve trovare fondamenta solide e non
improvvisate. Queste sono rappresentate dalla giusta tecnica della nota
interiore, così come da una intera vita governata dalla ricerca del
perfezionamento interiore. L'improvvisazione, e lo sporadicità nell'azione, la
caduta di tono, sono elementi ostativi, al pari della mancanza delle
purificazioni necessarie.
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