Il
termine Grande Opera, nella Tradizione, sta ad indicare la costruzione del tempio
dell’umanità.
Operazione
alla quale, ogni “iniziato”partecipa dal momento in cui, la pietra cubica e
levigata è parte integrante della Cattedrale in fase di costruzione,dove tutta la Massoneria universale
partecipa.
Detto
questo, mi pare doveroso osservare che il termine G.O appena descritto in
chiave massonica, non è la stessa cosa che l’Alkimia (dall’arabo Al-Kimia)
intende,infatti essa con il termine G.O sta a significare la costruzione del
Tempio interiore,cioè l’uomo. Tale termine viene,da parte di alcuni Adepti della
Tradizione Massonica,denominato Piccola Opera o Opera Prima. E’ implicito che
coloro che conseguiranno l’Opera Prima saranno conseguentemente quella Pietra
cubica e mattone essenziale per la costruzione del Tempio dell’Umanità o Grande
Opera. Fatta questa doverosa premessa entriamo nel tema che la tavola mi
impone.
Ogni
uomo nel corso della propria esistenza terrena,riceve il richiamo Divino che
sollecita l’Anima al risveglio,colui che lo riceve avverte qualcosa di
interiore,un vuoto che non è vuoto esso contiene qualcosa di enigmatico,
qualcosa che l’anima conosce e trasmette,ma non sempre,seppur percepito,viene
decifrato dalla mente.Egli come frastornato e nello stesso tempo spronato da
qualcosa di cui non ha piena coscienza e conoscenza,comincia a porsi domande
esistenziali e concrete,sulla Divinità,sull’uomo sulla sua vita.E’ la carta
numero 0 (zero) dei tarocchi,il Matto che ricevuto il richiamo ed in preda a
forze a lui ancora oscure inizia il proprio cammino senza una meta precisa,egli
non si affida a conoscenze precostituite nel mondo profano,ma alla fede ed
all’intuito che dovranno guidarlo lungo la Via. Spesso questo
richiamo rimane una voce che urla nel deserto (San Giovanni Battista colui che
indica la Via ) ed
il richiamo si perde.C’è invece chi ode la “Voce” ne percepisce il messaggio ed
inizia il cammino alla ricerca della “fontana sacra” dalla cui bocca sgorgano
due fonti d’acqua che trasformano colui
che ad essa si disseta.
Ma
non tutti trovano la via che ad essa conduce,una parte si perde nel proprio
girovagare sconnesso,bruciati dal loro stesso fuoco,annebbiati dal fumo che si
leva dalla loro stessa “Terra”. I più pazienti ed attenti dopo un periodo di
riflessione ed introspezione iniziano il percorso che porta alla
trasformazione,all’uomo nuovo alla Grande Opera,termine questo che sta ad
indicare l’insieme delle operazioni che l’iniziato deve compiere per giungere
al traguardo finale. Perché l’Opera abbia riuscita bisogna che l’aspirante
artista sia ricettivo e volitivo che sia squadra e compasso,pronto a recepire
l’azione del Mercurio. Lo stesso Maestro dell’Arte ha bisogno di pietre con
tali qualità per proseguire nella Costruzione. Proseguire nella ricerca della
Grande Opera carichi dei nostri metalli
e senza quell’essenziale bagaglio interiore fatto di fede,altruismo e
fratellanza non servirebbe. Il recipiendario dopo aver abbandonato il gabinetto
di riflessione inizia il percorso attraverso l’apprendistato,il cui simbolo è la Pietra grezza,segue poi il
compagnaggio simbolicamente raffigurato dalla Pietra cubica,al Compagno viene
richiesto di imparare a «levigare» quella «pietra» da lui virtualmente già
«sgrossata» da «Apprendista» per ricavarne infine una «pietra cubica» che sia
in grado «di inserirsi perfettamente nell'Edificio che i Massoni sono chiamati
a costruire»,«Il Compagno è passato dalle tenebre alla luce; egli è ora,
massonicamente, un uomo adulto. Dopo essere salito lungo una scala a chiocciola
si trova ora in attesa di accedere alla Camera di Mezzo. Ma l'entrare in questo
sacro luogo non vuol dire penetrare semplicemente in una stanza: l'accesso vero
e proprio richiede che egli sia in grado di collegare mente e spirito alla
ricerca della risoluzione del mistero che viene simboleggiato anche dalla
lettera G. Ultimo passaggio è la maestria simboleggiata dalla pietra cubica
levigata e sormontata da una piramide,raffigurazione questa,anche della Pietra
filosofale.Il Massone dovrà morire simbolicamente due volte,la prima morte
avviene nel gabinetto di riflessione,la seconda è la morte in grado di maestro
che farà rinascere l’uomo nuovo che ha
trasformato
la Pietra
cubica levigata in Pietra filosofale per mezzo della quale giungerà all’Opera
finale. Il simbolo del compimento della Grande
Opera
è illustrato dall’Androgino o Rebis (Re
doppio). Una creatura che trascende ogni dualità, e realizza l’ “unione degli
opposti”. Le famose “Nozze Mistiche” infatti, rappresentano l’unione che deve
avvenire tra piano fisico e livello spirituale dell’iniziato.
Giunti
a questo stadio dell’opera la materia ormai sublimata e purificata non è più
quel peso greve che oscura lo Spirito,ma
ne diventa l’espressione più nobile,senza la quale si innalzerebbe verso il
piano dell’evoluzione assoluta. E’ necessario evidenziare che sia il
percorso
Massonico che quello Ermetico-Alkemico passano attraverso riti e
simboli;scienze che non si avvalgono della cultura profana anzi essa è spesso
motivo di opposizione alla conoscenza ermetica dei simboli e dei riti che
avviene attraverso l’intuito e l’illuminazione divina. Tanto il cielo coi suoi
movimenti stellari e planetari, come la terra, le sue stazioni, elementi e
regni, ed i vari esseri che l'abitano, parlano all'uomo in un linguaggio magico
ed universale che da sempre l'umanità conobbe. Attraverso la contemplazione dei
simboli della natura possiamo conoscere la realtà sensibile; ed è per mezzo di
essi che l'essere umano arriva a conoscere sé stesso, nella sua interiorità,
perché questi simboli hanno la virtù di potere condurre l'uomo alla regione
della cosa soprannaturale e sopraumana.
I simboli fanno riemergere dal nostro
inconscio idee archetipe in esso assopite che riemergono se stimolate
dall’intuito e dal fuoco interiore. Questo lavoro interiore illumina la mente
facendo riemergere verità in esso nascoste e da noi acquisite in vite
precedenti. Ma la dottrina simbolica Massonica molto ha attinto dalle scienze
Ermetiche non ultime Kabbalah e Alkimia, quest’ultima giunse a noi attraverso
l’Arabia proveniente dall’antico oriente. Nel medioevo e fino al sec. XVIII si
diffuse in Europa attraverso gli ebrei sviluppandosi poi nell’arte
metallurgica. Ma l’Alchimia è l’Arte di
mutare in oro i metalli vili e, con l’impiego della Pietra Filosofale, ottenere
l’Elisir di Lunga Vita.
L’Alkimista
ha come obbiettivo finale dell’Opera la trasformazione del piombo in Oro
,cioè portare la Materia
(Mater) allo stato di purezza
originario attraverso lo spirito
.L’Artista non considera il corpo
prigione dello spirito,esso è il mezzo di manifestazione dello spirito stesso
nel mondo concreto del fare,l’Assiah Kabbalistico. L’Alchimista si propone di
esplorare la materia fino in fondo, non teme di entrare nei suoi antri più
profondi ed oscuri per estrarne la parte nobile, il così detto Oro Filosofale.
Questo oro non ha nulla a che fare con l’Oro Volgare, infatti l’Oro dei
Filosofi rappresenta l’Eternità e le qualità più elevate dell’uomo. L’Alchimia
afferma che per ottenere l’Oro Filosofico occorre partire, però, dall’elemento
più vile: il Piombo.
Il
nome di questa scienza spirituale significa mescolare; è infatti l’Arte di
legare sapientemente Spirito e Materia in un Composto che li trascenda
entrambi.
Come
per la Kabbalah
spirituale, anche per l’Alchimia l’unione degli opposti
mascolino/femminino,positivo/negativo,luce ombra ecc.., se positivamente
vissuto e realizzato, ha un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’Adepto esso
è il traguardo che l’Alchimista persegue con tenacia attraverso lo studio degli
Elementi della natura.
Nella
Kabbalah,come in Massoneria, l’unione tra
gli opposti, viene rappresentata dai Pilastri di Destra e di Sinistra
dell’Albero della Vita ed altre simbologie presenti in loggia(Jakin e Boaz).
Il
Sale
, lo Zolfo
ed il Mercurio
alchemici rappresentano
rispettivamente l’Acqua
, il Fuoco
ed il sale
,l’agente “universale” nel quale
ambedue vanno a fissarsi.
L’estrema
mobilità del Mercurio, unico metallo liquido, lascia capire che tale unione è
oltremodo dinamica ed instabile. L’unione degli opposti, infatti, è un aspetto
oscillante che va rinnovato ed adattato continuamente.
Il
processo alchemico o Grande Opera consiste in una serie di operazioni che molti
autori descrivono con linguaggio ermetico, perché un tempo si voleva sfuggire
all’accusa di stregoneria da parte dei tribunali della “santa” Inquisizione.
Questo
spiega come molte opere siano fatte di sole immagini; come ad esempio il “Mutus
Liber” o il “Rosarium Philosoforum”, costituito da dieci immagini e poche
righe.
Il
Vaso Chiuso rappresenta la necessità di sigillare il rapporto, di mantenerlo
isolato per evitare l’interferenza di elementi esterni che andrebbero ad
inquinare il composto. L’eventuale “apertura del Vaso” lo cristallizzerebbe
bloccando il processo. Tale “apertura” sarebbe un danno irrimediabile perché in
una operazione mirata alla purificazione di “Sé” stessi, l’interferenza o
l’introduzione di fluidi Mercuriali estranei, distruggerebbe i delicati
equilibri del Composto.
Come
la Kabbalah
anche l’Alchimia mira ad unificare gli opposti attraverso un processo che si
divide in diverse fasi. Nella prima, detta Opera al Nero o Nigredo, chiamata
anche Putredo, da “putrefazione”, si devono abbandonare le identità egoiche o
metalli già precostituiti in quanto potrebbero impedire l’effettiva
realizzazione dell’opera. Questa fase consiste nel cercare e riconoscere i
propri limiti e difetti che emergono più facilmente rispecchiandosi nel
“Prossimo”. Ciò induce una sensazione di depressione psicologica, di abbandono
e di “morte”. Senza questa esperienza dolorosa non è possibile iniziare il
processo di trasmutazione.
Dice
in proposito J. Evola:
"Ora,tutto il segreto della prima fase dell'Opera
Ermetica consiste in questo: nel far si che la coscienza non sia ridotta e poi
sospesa già sulle soglie del sonno, ma possa invece accompagnare questo
processo in tutte le sue fasi, sino ad una condizione equivalente alla morte.
La "dissoluzione- - continua l'Autore - diviene allora un'esperienza
vissuta, intensa, indelebile - e questa è la morte alchemica, il "più nero
del nero", l'ingresso alla "tomba di Osiride", la conoscenza
dell'oscura Terra, il regime di Saturno dei testi".
All’inizio
del rapporto, le due polarità non sono ancora compatibili del tutto, l’unione,
il Composto, non è ancora “stabile”, i due elementi sono ancora troppo carichi
delle rispettive specificità, problemi ed aspettative, della propria
aggressività. La sensazione dolorosa che si vive è analoga a quella dei livelli
più bassi dello Scorpione, che infatti è anche il Segno della rinascita
spirituale. Questa prima fase da un punto di vista psicologico, è una vera e
propria morte, un cessare di essere ciò che si era. Nigredo è la scoperta delle
parti oscure di sé stessi; quelle parti che da soli non si era in grado, o non
si aveva la volontà, di riconoscere come proprie, si possono non vedere od
illudersi di non avere. Uno dei vantaggi del rapporto, sta nel fatto che i due
elementi si fanno reciprocamente da specchio,il bianco (Compagno) riflette il
nero(Apprendista) mostrando i rispettivi lati oscuri. La Putrefazione , deve
durare solo quel tanto che serve a riconoscere e a prendere coscienza di ogni
possibile negatività.
Dopo
la sofferenza dell’oscurità e della discesa, viene una fase di gioia, di
ascesa, di redenzione. La notte precede il giorno, proprio come insegna il
libro della Genesi nella descrizione della Creazione: fu sera e fu mattina.
Il
nuovo giorno è l’Albedo; dal Nero si passa al Bianco, il colore dell’Amore e
della Grazia. Anche lo Zohar insegna che “non c’è Luce se non quella che viene
dalle tenebre.”
La
fase finale che segue l’Albedo è detta Rubedo per il suo colore Rosso. Si potrebbe
pensare che questo colore rappresenti un momento negativo opposto al Bianco
precedente; infatti Rosso è il colore del sangue e dell’aggressività marziana.
Ma in questo caso è positivo, come
anche
la Kabbalah
insegna, il Bianco dell’Amore altruistico deve temperarsi con il Rosso della
Forza. Se il Rosso è applicato assieme al Bianco perde le sue connotazioni
negative. Nel caso specifico del rapporto di coppia, Rubedo è il fuoco
dell’unione, la passione; l’eccitazione è senza dubbio positiva quando conserva
la dolcezza dell’amore.
Un
amore solo bianco rischierebbe di appiattirsi in una passività “acquosa” che
tocca la coscienza, ma non la trasforma. Equivale a quel senso di ripetitività
che può subentrare con il passare degli anni. L’amore solo bianco diventa
facilmente un’abitudine, finché, come la neve, si scioglie lentamente. Il Rosso
è l’eccitazione della scoperta, la forza mai sopita ed indomita che trasforma.
Quando il Rosso delle emozioni agisce da solo può esser molto negativo; se però
viene dopo od assieme al Bianco, è il miglior stimolante per il rapporto.
Emerge
così la necessità di una sintesi di tutte le fasi, devono esser vissute e
superate nell’ordine indicato, a cicli ripetuti e successivi, a livelli sempre
più elevati.
L’Alchimia,
conciliando la pratica della trasmutazione dei metalli con la ricerca ed il
perfezionamento interiori, fu sempre tenuta in grande considerazione nella
cultura ebraica, Infatti nell’ambito Kabbalistico troviamo numerose immagini di ispirazione
alchemica, probabilmente l’autore o gli autori ben conoscevano la tecnica
dell’Arte Regia. I sette tipi d’oro menzionati in un celebre passo, sono una
metafora delle Sephirot; il trascolorare del metallo prezioso allude ai diversi
tipi dell’energia Divina, sino al culmine di Binah, indicata con il termine di
Oro Superno. Quest’Oro è un segreto nascosto, il suo nome è Oro Chiuso. Gli
altri tipi d’Oro, invece, possono esser percepiti più facilmente.
Le
forze che attraggono o respingono i metalli, come i vincoli di simpatia ed antipatia
tra le creature animate, sono analoghe a quelle di un Mondo Superiore in cui le
energie Divine sono sottoposte ad un moto incessante che le separa e le
ricompone ripetutamente in vista di un fine, e quindi in base ad un principio
etico di bene e di male.
I
misteri di questa Sapienza (l’Alchimia) sono simili ai Misteri della Kabbalah.
Come infatti nel mondo c’è un riflesso delle categorie della Santità così c’è
anche quello dell’impurità. Secondo
alcuni cabalisti alchemici, le scorie sono il corrispondente terreno della
parte opposta; vanno quindi sublimate ed utilizzate, così da restituire all’oro
la sua Luce originale e Restaurare l’Unità Celeste violata dalla Caduta di
Lucifero.
L’Alchimia
come la Kabbalah
è una scienza tradizionale, entrambe, infatti, affondano le
radici
nella Torah. Nella Bibbia troviamo le basi e le indicazioni necessarie al
lavoro
Alchemico,
anche se soltanto accennate o con allusioni molto ermetiche.
Il
lavoro basilare, però, emerge chiaramente, assieme ai consigli necessari per
effettuarlo.
Lo
stesso termine biblico che indica l’Alchimia si riferisce anche alla prova del
fuoco cui si
sottopongono
i metalli per purificarli dalle scorie, in modo che rivelino il Divino che
racchiudono.
In
ebraico, un solo termine «Tzoref» definisce sia l’Orefice che l’Alchimista,
entrambi lavorano e raffinano (purificano) l’oro.
Il verbo che indica il loro lavoro è lo
«Tzeref» che significa purificare, collegare, combinare in genere, nel caso del
cabalista, le lettere. Raffinare, Epurare si dice le Tzaraf; mentre legame -
unione si dice Tziruf. Tutto ciò mostra la stretta analogia che lega Alchimia e
Kabbalah e
Conseguentemente
tutte le società iniziatiche.
Per
arrivare a conoscersi,occorre che egli si isoli da tutto ciò che lo
circonda,questa è la prova della terra,la discesa agli inferi del sommo
Dante,alla quale allude la parola VITRIOL, le cui lettere costituiscono una
formula cara agli Alkimisti :Visita Interiora Terrae Rectificando Inveniens
Occultum Lapidem . Visita la parte interiore della terra e rettificando
troverai la Pietra
nascosta. A detta di qualche iniziato “la simbologia della Pietra è
essenzialmente Massonica”,pare infatti strano trovarsi nell’ambito dell’Arte
metallurgica. E’ del tutto naturale ritrovarla nell’Arte Muratoria dove viene
tagliata e levigata secondo le regole dell’Arte.
Difatti
ella possiede in potenza tutte le virtù della famosa pietra filosofale
Alkemica.
E’
altrettanto vero che per poter operare trasmutazioni bisogna avere il possesso
integrale dell’Arte,essere un perfetto maestro. Superato il momento di caos iniziale ed
individuato il contenitore a lui più consono l’iniziato dovrà scegliere,cosa
che dovrebbe avvenire naturalmente,la
Via che dovrà percorrere per cercare e realizzare la G.O ,sia essa
umida,passiva,Isiaca; oppure secca,attiva,Osiridea o Solare. La Massoneria non è
scienza Ermetica,Alkemica o Kabalistica ma in quanto contenitore le incorpora
tutte.Essa pare non essere altro che una moderna trasposizione dell’antico
Ermetismo dal quale Astrologia, Alkimia, Magia e Kabalah dairivano. Infatti il
simbolismo M. costituisce un complesso di tradizioni estrapolate da antiche
scienze iniziatiche.
Possiamo
infatti notare che la tradizione M. contiene il valore Kabalistico dei numeri
sacri e
regola
il cerimoniale sugli stessi principii della Magia,dispone,come possiamo
osservare all’interno delle nostre logge dei simboli del sole e della luna e
delle stelle,come l’Astrologia
prescrive.Ma
le maggiori analogie le con l’Alkimia filosofica come concepita dai Rosacroce
nel secolo XVII e trasportata successivamente in ambito M.
Infatti
le due tradizioni o dottrine,sono caratterizzate dallo stesso esoterismo e
degli stessi
caratteri
iniziatici,che si traducono in allegorie derivate le une dalla metallurgia e
l’altra dell’Arte edificatoria.
Sotto
questo profilo la M.
è una trasposizione dell’Alkimia,detta Arte Regale. Come abbiamo potuto vedere
nello svolgimento di questa tavola,Il principio dell’Opera è la liberazione dei
Metalli,
il termine,la sublimazione dello spirito, nel quale Oro e Argento fusi
insieme,dunque senza nessuna opposizione,realizzano la Grande Opera Alkemica,cioè
l’Opera Prima o Piccola Opera della Tradizione.
Da
questa breve descrizione possiamo notare le difficoltà e l’impegno,oltre a doti
naturali che
Il
soggetto deve possedere per giungere a questo poderoso
traguardo,abnegazione,volontà,fede,intuito sono solo alcune delle qualità che la Pietra deve avere per
essere parte di quell’Edificio Universale. Nessuna speranza quindi per coloro
che spinti dal proprio orgoglio sono alla ricerca di oro (volgare)e e gloria.
L’Artista
non vuole apparire ma essere;essere un petalo di quella fratellanza massonica
che sboccia come una Rosa dal composto in fermentazione,chiuso ermeticamente
nel Vaso (Loggia),che mescolandosi e rimescolandosi,solvendo e
coagulando,diverrà un solo corpo,una sola Famiglia una sola Fratellanza
plasmata dal Tutto e pronta per la Fratellanza Universale.
www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento