Efesto Iniziato Incognito
“Il vero signore è simile ad
un arciere:
se manca il bersaglio
cerca la causa di questo in se
stesso"
(Confucio)
Premessa
Tanto in Occidente quanto in
Oriente, numerose discipline che hanno come obbiettivo il “miglioramento”
(termine da intendere evidentemente nella particolare accezione legata a questo
aspetto) del praticante vengono indicate come “Vie”. In questa definizione
vengono comprese numerose pratiche, a volte (almeno apparentemente…)
inconciliabili tra loro, afferenti tanto discipline exoteriche che esoteriche,
da quelle relate all’aspetto spirituale fino a quelle – come le arti marziali
sino-giapponesi – maggiormente incentrate sull’aspetto fisico.
Non è nelle intenzioni e nelle
capacità di chi scrive l’approfondimento dell’analisi del termine nelle sue
varie sfumature ed applicazioni; basterà qui ricordare solo alcuni degli esempi
più noti, dalle Vie percorse ancora oggi dai pellegrini che si recano nei
luoghi sacri al loro culto (dalla Mecca a Santiago di Compostela, solo per
citarne due tra le più conosciute e frequentate al suffisso “Do” (che deriva
dalla traslitterazione e contrazione del cinese “Tao”) che caratterizza molte
arti marziali giapponesi, passando per la "Quarta Via", che raccoglie
gli insegnamenti ed ai metodi di Georges Ivanovitch Gurdjieff o per le
“Considerazioni sulla via iniziatica" di René Guénon.
Verso e direzione
Qualunque sia la Via che abbiamo
deciso di intraprendere, certamente questa ha una caratteristica: se vogliamo
giungere all’obbiettivo che ci siamo prefissati, questa non può essere percorsa
da altri che da noi. Sembra una banalità, eppure basta riflettere un attimo per
constatare quanti siano coloro che cercano scorciatoie, corsi modello “tre anni
in uno”, promozioni “honoris causa” e via dicendo. Non è certo questo il
pulpito da cui puntare l’indice accusatore verso gli altrui comportamenti, ma
senza ipocriti buonismi non si può tacere di un certo malvezzo che fa preferire
a molti un “pezzo di carta” più o meno oscuramente ottenuto rispetto ad una
formazione praticamente esperita. Continuando ad utilizzare la analogia del
viaggio, insomma, vero è che le moderne tecnologie di fotoritocco permettono a
ciascuno di noi di preparare una immagine che ci veda in qualunque luogo, così
come è altrettanto vero che oggi è possibile esplorare virtualmente qualunque
città della terra con un livello di dettaglio impossibile sino a pochi anni fa,
ma avere una foto che ci mostri di fianco alla Sfinge o esplorare la zona delle
piramidi con Google Earth senza essere stati in Egitto non potrà mai sostituire
la presenza fisica, qualunque progresso facciano le moderne tecnologie.
Capita così che sempre più spesso
sia l’Istruttore a cercare l’Allievo, e non viceversa, come dovrebbe essere.
Capita anche che l’Allievo – piuttosto che guadagnarsi il “diritto” di
imparare, ritenga che l’Istruttore abbia il “dovere” di insegnare, arrivando
addirittura a presupporre che la Conoscenza possa essere infusa in maniera
osmotica, sulla base di un mero atto di volontà e senza sforzo o impegno
alcuno, così come Neo, nel film “Matrix”, impara decine di stili di
combattimento collegandosi ad un computer.
Purtroppo o per fortuna così non
è, e se il Martinista è un “uomo di Desiderio”, con ciò riteniamo si debba
intendere non un soggetto che si limita ad esprimere ciò che vorrebbe si
realizzasse, ma piuttosto colui che si impegna al massimo delle sue possibilità
perché ciò avvenga. Infatti – come si legge sul sito www.martinismo.net
– è vero che il primo grado del percorso Martinista è quello di Associato
Incognito, dove il Martinista è seguito dal proprio Iniziatore da cui riceve
non solo gli adeguati consigli ma beneficia, tramite di esso, della coesione
con l’eggregore della catena, ma è altrettanto vero che il Martinismo è un
percorso eminentemente individuale, che si sviluppa obbligatoriamente cadenzato
con il rituale giornaliero e quello mensile di purificazione. Altre pratiche,
dal lavoro di gruppo alle tornate di loggia, sono certamente opportune e
proficue (se vissute con la giusta attitudine, ovviamente…) ma non possono in
alcun modo sostituire e sopperire alle eventuali falle individuali. Quanto
sopra potrà sembrare sin troppo ovvio ai più, ma non è forse così scontato, se
Stanislas De Guaita ebbe ad affermare, in un ammonimento che possiamo intendere
rivolto ad ogni e ciascuno di noi: “Noi ti abbiamo ‘cominciatò: il ruolo degli
Iniziatori deve fermarsi qui. Se tu perverrai da te stesso all'intelligenza
degli Arcani, tu meriterai il titolo di Adepto; ma sappi bene ciò: è invano che
il più sapiente dei Maestri ti riveli le supreme formule della scienza e del
sapere magico; la Verità Occulta non si può trasmettere con un discorso:
ciascuno deve evocarla, crearla e svilupparla in sé. Tu sei Iniziato: sei uno
che gli altri hanno messo sulla Via; sforzati di divenire Adepto; uno cioè che
ha conquistato la scienza da se stesso, o, in altri termini, il Figlio delle
sue opere”.
Altro pernicioso malvezzo è
quello di chi, piuttosto che salire sull’albero con fatica ed attenzione per
raccoglierne i frutti posti sulle cime più alte, taglia il tronco alla base per
abbatterlo e far così cadere i frutti a terra per poi prenderli senza sforzo.
Un atteggiamento che René Guénon, nel suo “La crisi del mondo moderno” così
commenta: “È difficilissimo far capire ai nostri contemporanei che vi son
cose le quali, per la loro stessa natura, non sono da discutersi. Invece di
cercare di innalzarsi fino alla verità, l’uomo moderno pretende di farla
scendere fino al proprio livello: ed è senza dubbio per questo che molti, non
appena sentono parlare di «scienze tradizionali» o di metafisica pura, credono
trattarsi solo di «scienza profana» e di «filosofia».”
Ovviamente l’impegno costante e
sincero è condizione necessaria, ma non sufficiente, perché – come scrive
Martinez de Pasqually: “Quand'anche noi ci troviamo nelle migliori
disposizioni, quando tutte le cerimonie si svolgono con la più grande
regolarità, la Chose può conservare il suo velo per noi...” ma questa
consapevolezza non può e non deve essere una scusa per non operare, perché il
nostro arrivare dipende dal nostro andare, come evidenzia Louis Claude de
Saint-Martin nel suo “Degli errori e della Verità”, quando scrive: “L'essere
umano è portatore di scelta. Il suo libero arbitrio orienta la creazione verso
la luce o verso l'oscurità".
Impegno costante e sincero che è
quindi la condizione primaria per proseguire sulla Via, perché ben poca strada
percorre chi, pur avendo gambe robuste, ha poca o nulla voglia di camminare,
magari sperando in un più comodo ausilio che provenga da altri viandanti più
volonterosi. Compito del Superiore è quindi non solo quello di valutare le
potenzialità dell’aspirante, ma anche quello di provarne la volontà, mettendolo
nelle condizioni di poter guadagnare ciò che merita, come spiega il Filosofo
Incognito ne “Il mio libro verde”, dove si legge il seguente passo: “Quando
l'uomo vano chiede perché non gli si direbbe la verità, poiché essa è fatta per
tutti, si può rispondere che non si dà l'elemosina a colui che potrebbe
lavorare, perché sarebbe mantenere la pigrizia”. Si potranno quindi
rilevare delle apparenti “ingiustizie” nel modo in cui ad alcuni viene
assegnato un cammino piano e diritto e ad altri un percorso ripido e tortuoso,
ma nulla è per caso ed a ciascuno è dato ciò che per lui è più giusto ed
opportuno, come possiamo leggere nel “Vangelo di Filippo: “Un capofamiglia
acquista ogni cosa: figli, servi, animali, cani, maiali, grano, orzo, paglia,
erba, ossi, carne e ghiande. È un uomo saggio, e conosce il nutrimento adatto a
ognuno: mette pane, olio d'oliva e carne davanti ai figli; pone olio di ricino
e grano davanti ai servi; getta agli animali orzo, paglia ed erba; getta ossa
ai cani; ai maiali getta ghiande e avanzi di pane.
Si comporta così anche il
discepolo di Dio. Se è saggio, comprende le qualità di un discepolo; le forme
corporee non l'inducono in errore; valuta piuttosto la disposizione d'animo di
ognuno e parla con lui. Nel mondo vi sono molti animali che hanno forma umana;
allorché egli li riconosce, getta ghiande ai maiali, getta orzo, paglia ed erba
agli animali, getta ossi ai cani. Ai servi dà gli inizi (delle lezioni), ai
fanciulli dà (l'insegnamento) perfetto”.
In altre parole, tornando all’argomento di queste
modeste riflessioni, se è vero come è vero che c’è un effetto solo se c’è una
causa, perché vi sia un risultato occorre che vi sia una azione che sia
sufficiente a raggiungerlo; altre strade – per quanto possano sembrarci più
facili e rapide – sono destinate a perderci, come di conferma ancora Louis
Claude de Saint-Martin ne "Il nuovo uomo", dove possiamo leggere
questa esplicita ammonizione “Uomini del torrente, voi vorreste conoscere la
volontà di Dio come se foste uniti a lui, mentre nulla si può fare per voi
senza quest'unione; vorreste essere uniti a Dio come se foste purificati,
mentre quest'unione può farsi solamente dopo la vostra purificazione; vorreste
essere purificati come se aveste fatto tutti i vostri sforzi per questo, mentre
la vostra purificazione può aver luogo soltanto dopo lunghi e penosi sacrifici.
Vorreste che questi lunghi e penosi sacrifici fossero fatti come se gli oggetti
di questi sacrifici fossero già scomparsi davanti a voi, mentre essi compongono
oggi tutte le sostanze del vostro essere.Cominciate col mettere un velo tra voi
e gli oggetti informi che vi hanno deformato la vista, e l'intelligenza; questo
primo passo vi condurrà ai sacrifici, i sacrifici vi porteranno alla
purificazione, la purificazione vi porterà all'unione con il principio attivo
del vostro essere, e questo principio attivo vi svelerà, in ogni momento, le
volontà del vostro Dio”.
Conclusioni
Molto altro vi sarebbe da dire
sull’argomento, me il migliore insegnamento è quello che si ottiene
semplicemente interrogando sé stessi sul traguardo che si vuole raggiungere,
sui motivi che ci spingono a raggiungerlo e sui mezzi che vogliamo impiegare;
non vi è giudice più spietato, se si è sinceri nell’interrogarsi e consapevoli
di quanto sia spesso facile autoassolversi. Procedere Lungo la Via è semplice,
ma non sempre facile, ed oggi come sempre – a chi voglia provarsi nel Cammino –
potrà bastare il consiglio offerto dal “Mutus
Liber” alla XIV Tavola: "Prega, leggi, leggi, leggi, rileggi,
lavora e allora troverai”.
www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com
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