Saul S:::I:::
«Chi ne sa la pratica, e ne conosce perfettamente l'uso, non può aver
paura degli spiriti e delle entità di qualunque origine» (Kremmerz)
L'esagramma, o Scudo di
Davide o Sigillo di Salomone, è composto da due triangoli equilateri che hanno
lo stesso centro (in centrum trigono
centro), uno con l'apice rivolto verso l'alto, e l'altro con l'apice
rivolto verso il basso. È un simbolo antichissimo, era già usato nell'Età del
Bronzo per decorare lampade o altri manufatti;un’illustrazione del libro di B.
Jones sull’Arco Reale riproduce una lamina ritrovata in India, ad Udaipur,
nella quale compare una stella a sei punte con le linee leggermente curvate
verso l’esterno, racchiusa in un fiore di loto, che a sua volta racchiude,
nell’esagono formato dalle sue linee, un cerchio con un triangolo equilatero
inscritto. Dentro il triangolo si legge a malapena la sillaba Om, sacra agli indù. Solo nel '800 verrà
adottato per simboleggiare il Giudaismo, e proprio in questo periodo inizia ad
essere utilizzato anche a scopo di satira antisemita, fino a diventare marchio
di infamia durante il nazzismo. Risorgerà nella bandiera dello stato ebraico,
anche se come sigillo gli verrà preferito la menorah. Contrariamente a quanto
oggi si pensa l'esagramma è stato usato anche nelle chiese cristiane e da re
cristiani non solo a scopo ornamentale, ma anche con significato escatologico;
si ritrova nelle cattedrali di Burgos, Valencia e Lerida, è presente nei
sigilli notarili del re di Navarra, in seguito dei re di Spagna, Francia,
Danimarca e Germania.
Inizialmente l'esagramma viene definito come scudo
di Davide, solo nel XIV secolo compare il nome di Sigillo di Salomone, in
concomitanza del suo utilizzo in campo magico. In questo periodo e soprattutto
se usato per scopi magici il pentagramma e l'esagramma erano intercambiabili;
all'interno del disegno venivano inserite parole o simboli magici con scopo
protettivo, e questa interscambiabilità determina la nascita del termine
pentacolo che oggi assume il significato di «pezzo di metallo, di carta o d'altra materia su cui erano segnati
caratteri o figure che si credeva preservassero dagli incantesimi. Dal lat.
mediev. pentaculum, prob. deriv. dal gr. pente "cinque", perché in origine caratterizzato dal
disegno di una stella a cinque punte»[1]. Esiste una netta distinzione fra le due figure
in quanto il pentagramma simboleggia il microcosmo, ovvero l'uomo, mentre
l'esagramma simboleggia il macrocosmo, il Grande Tutto. Nel 1500 diventa uno
dei talismani protettivi più diffusi, in alcuni casi le linee del disegno
dell'esagramma vengono sostituite con il "Grande Nome dei 72 Nomi"
ovvero dalle 72 combinazione di nomi sacri. Con Isaac Arama (XV secolo) si
giunge al massimo della confusione, secondo questo autore, infatti, lo Scudo di
Davide sarebbe il salmo 67 in forma di menorah. Nella Tradizione Esoterica
viene considerato un gioiello di estrema potenza e forse per questo gli Autori
sono estremamente restii a parlarne. Secondo Alec Mellor è un marchio dei
massoni operativi medievali, ed in origine aveva valore precipuamente
operativo, èancheil simbolo massonico del Sacro Arco Reale di Gerusalemme sistema
che affonda indubbiamente le radici nei motivi esoterici dell’ebraismo.
Abbiamo già detto che è composto da due triangoli,
ed il triangolo è la prima figura regolare perfetta e proprio per questa sua
peculiare caratteristica è spesso utilizzata per caratterizzare l'Eterno,
l'Unico, l'Infinitamente Perfetto. Forse non a caso nelle lingue neolatine il
nome con cui viene generalmente indicato l'Essere Supremo inizia per D, e nella
lingua greca il D maiuscolo è rappresentato da un triangolo equilatero ∆. «Il Delta è il Sacro simbolo dell'Assoluto
nella sua completezza, l'emblema del principio costruttivo di tutti gli
organismi. Esso rappresenta lo schema dell'Essere nella molteploicità infinita
delle sue manifestazioni, poiché è nel contempo triplo e uno»[2]
Il triangolo rappresenta anche i tre regni,
animale, vegetale e minerale, in tal caso porta nel suo interno la Jod essenza
dello Spirito Creatore. In generale il triangolo può rappresentare tutto il
ternario della tradizione:
Apprendista Compagno Maestro
Nascita Vita Morte
Passato Presente Futuro
Spazio Movimento Tempo
Fede Speranza Carità
Padre Figlio Spirito Santo
Corpo
spesso Corpo sottile (o astrale) Anima
Tesi Antitesi Sintesi
Parlante Significante Nascondente[3]
Questi solo alcuni esempi del ternario
tradizionale la cui trattazione ci porterebbe troppo lontano dall'argomento.
Il triangolo in Massoneria
è sempre rappresentato con l'apice rivolto verso oriente e indica all'iniziato
la via da intraprendere verso la conoscenza e la rinascita, presenta al centro
la G, simbolo di gnosi, God, geometria, gravitazione, genio, ecc… Guènon
osserva che la lettera G potrebbe derivare dallo Jod ebraico, che in
Inghilterra fu sostituito con God, senza cambiarne il senso. Si può rilevare
che presso molti popoli la G è l'iniziale di Grande Architetto dell'Universo,
così abbiamo God in inglese, Got in tedesco, Gud in svedese, Goda in persiano,
Gad in siriano; «per altri Geometria in
senso pitagorico come invito ad "agire geometricamente, giustamente"
(Kloss, Testi, Farina); per altri significherebbe "Generazione" (dei
corpi), non in senso alchemico ma in quello della filosofia ermetica, come
"Principio generatore", "generazione", e quindi come tale
Dio (Ragon); per altri ancora significherebbe Gnosi, nel senso di
"rivelazione personale"»[4].
Ma altri due triangoli sono presenti in Loggia: il
primo con l'apice rivolto ad oriente è composto dal Maestro Venerabile, dal 1°
e 2° Sorvegliante, e l'altro con l'apice rivolto ad occidente composto da
Oratore, Segretario e Copritore interno. Il primo ha ovviamente una valenza
attiva, positiva, ascendete, indica il cammino verso la perfezione e la
rinascita, il secondo ha una valenza negativa, passiva, discendente, tendente
al terreno, indica la morte e l'oblio. I due triangoli si intersecano nel
formare l'esagramma, unione intima dei due contrari, l'attivo e il passivo, il
maschile ed il femminile, lo Yang e la Yin che si uniscono nella formazione
dell'unità, concetto mirabilmente espresso nell'androgino, nell'uomo
primordiale, nell'Adam Kadmon,
l'archetipo divino di uomo e donna; in esso infatti coesistono in
perfetta armonia e equilibrio le forze maschili e femminili. L'Adam Kadmon era
l'immagine primordiale di Ein-sof[5], a somiglianza del quale noi siamo stati creati,
presenta quindi come corrispettivo antropologico l'Adamo del giardino
dell'Eden, ma al contrario di quest'ultimo non è mai disceso dalla perfezione
celeste. In Massoneria l'esagramma contiene nel suo interno le Tre Colonne del
Tempio, la colonna al centro, che origina dall'unione dei vertici del triangolo
superiore e di quello inferiore, simboleggia il Maestro Venerabile, le due
colonne laterali, originate dell'unione degli altri angoli dei triangoli,
simboleggiano i due Sorveglianti; infine la colonna invisibile il cui
significato è celato ai più.
Secondo l'esoterismo cristiano l'esagramma
simbolizza la due nature del Cristo, umana e divina, che si compenetrano, ma
anche la Sacra Sindone che contiene l'immagine in negativo ed in positivo del
Cristo.
Il pentacolo di Salomone, nella sua accezione
generale viene rappresentato con il triangolo inferiore nero, o con il bordo
più marcato, ed il superiore bianco, o con il bordo più sottile, il triangolo
inferiore rappresenta il mondo materiale, la materia, il corpo pesante mentre
il triangolo superiore rappresenta la Volontà creatrice, ovvero quella faccia
di Ein-sof che per pura bontà ed in maniera del tutto disinteressata tende a
compenetrare e fecondare la materia donandole lo spirito divino. In tal caso
l'esagramma deve essere considerato un simbolo dinamico, bisogna immaginare i
due triangoli posti in contatto solo per il vertice, il triangolo superiore,
bianco, lentamente discende penetrando il triangolo inferiore nero; solo
immaginando questo movimento potremmo penetrare nell'intimo significato del
simbolo stesso. Secondo il linguaggio alchemico come nel patrimonio simbolico
dell’Islam, nel quale ha assunto valenze terapeutico-magiche rappresenta il
simbolo dell’equilibrio tra le forze cosmiche del Fuoco e dell’Acqua, anche se
tale esegesi non ebbe influenza nei circoli ebraici; l'esagramma è infatti
costituito dal matrimonio del fuoco, triangolo inferiore e dell'acqua,
triangolo superiore, il fuoco vaporizza l'acqua che prende il nome di Acqua
ignea, il fuoco è l'energia individuale, l'ardore solforoso che si sprigiona
dall'Io, il triangolo superiore raccoglie la rugiada depositata dall'umidità
mercuriale diffusa nello spazio. L'unione di queste due forze determina la
formazione del pentacolo per eccellenza in quanto formato dall'unione dello
zolfo con il mercurio universale veicolo del Grande Agente Magico. «Questi due triangoli intrecciati formano la
Stella del macrocosmo o Mondo in Grande. Simboleggiano l'unione del Padre e
della Madre, di Dio e della Natura, dello Spirito unico e dell'Anima
universale, del Fuoco che procrea e dell'acqua che genera. È il pentacolo per
eccellenza, il segno di una potenza alla quale nulla resiste e di cui potremo
disporre, dopo aver conquistato effettivamente il nostro Grado di Maestro»[6]. A conferma del suo significato di unione del
trascendente con l'immanente Sedir afferma come i vertici del triangolo
superiore, che rappresenta la Natura Divina, simboleggiano il Padre, il Figlio
e lo Spirito Santo, quest'ultimo posto al vertice inferiore, mentre i vertici
del triangolo inferiore, che rappresenta la natura umana, simboleggiano il
corpo, l'anima e lo spirito, con l'anima posta al vertice superiore. Pertanto
nella posizione iniziale l'anima e lo Spirito Santo coincidono, si trovano cioè
nello stesso punto. «L'iniziazione
consiste nel riavvicinare la natura umana e la Natura Divina e coniugarle.
L'opera alchemica è esattamente simile. Si tratta di coniugare una terra e uno
spirito, bisogna in primo luogo eleggere i santi e rigettare lo spirito
maledetto e la terra dannata»[7]
Il simbolo nel suo
complesso quindi rappresenta quella parte di Ein-sof che può essere campo di
studio e meditazione in quanto enunciato nella sua azione sulla materia, e
quindi nel suo complesso rappresenta la manifestazione o spirito separato.
Definire la manifestazione è impossibile, la manifestazione è Dio, o meglio la
Volontà creatrice e il suo creato, l'uomo, gli animali, le piante, i mari, le
montagne, la terra, il cielo. «È un pò
come la storia di quel pesce che, stanco di sentir decantare le meraviglie del
mare senza comprendere di cosa si trattasse, si diede a vagare di golfo in
golfo, sempre chiedendo a ogni creatura acquatica che incontrava cosa mai fosse
questo mare di cui tanto si parlava, e dove l'avrebbe potuto trovare. Ma
nessuno seppe mai fornirgli una risposta adeguata, finché un giorno decise di
interpellare la stessa Regina dei pesci. "Sciocca creatura!", rispose
questa. "Tu vai cercando ciò che conosci dalla nascita. Il mare è
tutt'intorno a te, è dentro di te, e tu stesso ne fai parte!"»[8].
La dinamica del simbolo farà si che al termine
della loro corsa i due triangoli vengano a contatto solo per la loro base, ciò
comporta la perfetta unione con Dio. Dio per creare il mondo deve rinunciare
alla sua unicità e utilizzare la sua stessa sostanza per la creazione, realizza
quindi nella sua coscienza individuale e unica una coscienza plurale di esseri
separati. L'unione con Dio è la ripetizione da parte del realizzato,
dell'alchimista che è riuscito a trasformare il piombo in oro, dell'Avatara,
del nato due volte dello stesso Atto Creativo, ma rovesciato, cioè il suo
compito è quello di riportare nell'unità della sua coscienza la coscienza di
tutte le cose. Partire dal multiplo verso l'unità, annullando quindi la propria
coscienza in una non-coscienza comune a tutte le altre. «Se rappresentiamo questo schema con due triangoli equilateri aventi
base comune, uno per così dire opposto all'altro, avremo un'idea chiara, o il
più chiara possibile, del metodo con cui si ottiene l'Unione con Dio. Dio
vertice del triangolo inferiore, si apre verso la base e la base si restringe
fino al vertice rivolto in basso del triangolo superiore. Dal vertice del
triangolo inferiore si sale verso la base comune: così la discesa di Dio viene
ripetuta in senso ascensionale e, al tempo stesso, c'è un ascensione verso Dio»[9]. Ma il vero problema è sempre come tradurre la
conoscenza in terra, perché la via iniziatica non è misticismo astratto ma
applicazione della conoscenza per ottenere dei frutti.
Anche nei tarocchi ritroviamo il Sigillo di
Salomone; i Tarocchi sono 21 più uno (il matto) non numerato in quanto considerato
sintetico di tutti gli altri, le 21 lame possono essere ordinati in vari modi,
fra questi ritroviamo la divisione in sei ternari composti da tre carte dai
quali avanzano tre carte (il sette il Carro, il 14 la Temperanza, il 21 il
Mondo che comunque si dispongano i tarocchi rappresentano un punto di
cambiamento o la sintesi delle lame precedenti), il primo ternario appare
contrapposto nei significati al secondo ternario, ma se, una volta disposti in
forma di triangoli, il primo generante (maschio) ed il secondo concepente
(femmina), li uniamo nella formazione dell'esagramma noteremo la
complementarietà dei significati, significati che si amalgamano nella settima
lama (il Carro),«A questo doppio fattore,
che genera e concepisce, si ricollegano i primi sei termini di ognuno dei
settenari dei tarocchi, nei quali il settimo termine è sintetico, e indica il
ritorno all'Unità, e non soltanto il risultato del prodotto»[10] lo stesso succede per gli altri quattro ternari.
Ma torniamo all'esagramma; il realizzato, essendo
la più alta espressione della materia bruta, si trova al centro dei due
triangoli (in centrum trigono centro),
ovvero nel centro, nel cuore della manifestazione da dove può proseguire il
suo cammino iniziatico. Proprio per simboleggiare tale proseguimento
l'esagramma è spesso attraversato da una croce greca la cui linea orizzontale
passa dai punti di intersezione dei cateti dei due triangoli, mentre la linea
verticale unisce il vertice del triangolo superiore al vertice del triangolo
inferiore. La linea orizzontale rappresenta il piano del quaternario, il
principio passivo, femminile, mentre quello verticale rappresenta il piano
dello spirito, l'attivo, il maschile. Il punto di intersezione dei due piani
rappresenta la sintesi delle due Forze, terzo elemento della triade metafisica
rappresentato dalla Rosa che dal centro sboccia. «L'Iniziato deve stare al centro della croce, le cui estremità
corrispondono ai termini del quaternario»[11] da questo punto geometrico potrà prendere la via
discendente, la via larga, la via breve, la via della magia nera, la via
terribile (in senso di terribilis)
dove ogni errore non sarà perdonato; oppure potrà scegliere la via stretta, la
via spirituale di elevazione verso l'alto, la via ascendente o settentrionale
sottesa fra i solstizi d'inverno e d'estate, irta di ostacoli, difficile ma
sicura, lunga, ma dove gli errori verranno benevolmente perdonati o ancora la
via orizzontale sottesa fra i due equinozi che però comporta solo una mera
ricapitolazione senza alcun miglioramento. In realtà il braccio ascendente
della croce al di sopra del centro non dovrebbe essere disegnato, o almeno solo
accennato, in quanto rappresenta il mondo spirituale, in tal modo la croce si
trasforma in Tau. La via spirituale dovrà essere la nostra strada verso la
Grande Verità, fino a che non si dischiuderà la conoscenza del Grande Uno che
fu degli Antichi Rosa-Croce. Dice il Porciatti: «Nella comprensione dell'Uno, l'Io si perde, e subentra naturale il
concetto di amore intenso ad abbracciare quell'immenso Tutto di cui si è parte;
la rinuncia ne deriva spontanea, la morte mistica necessaria, al fine di
pervenire alla dissoluzione dell'uomo in quanto elemento separato e distinto,
per preludere alla esaltazione ad uno stato superiore cui altri segreti saranno
dischiusi»[12].
La croce identifica inoltre un altro punto, ovvero
il centro del cerchio che circoscrive l'esagramma, i punti che quindi formano
la figura sono sette (sei i vertici più il centro), sette come il numero del
Maestro; fra tutte le implicazioni sul numero 7 che conosciamo, quella che
maggiormente ci interessa in questo momento è che il sette è formato della
somma della triade sacra con il quaternario degli elementi, ovvero il complesso
di Dio e della Manifestazione, ovvero il Tutto. Ma esiste ancora una stretta
correlazione fra il 7 ed il Tutto, il sette esotericamente corrisponde alla
nota musicale SI, al colore indaco, ma soprattutto al cerchio come figura
geometrica, il cerchio con un punto centrale è anche la rappresentazione del sole,
ma anche di Dio; in particolare nella cabala il cerchio puntato rappresenta
l'atto creativo, il momento in cui Dio, essendo immensamente grande occupa
tutto lo spazio disponibile, e quindi al momento della Volontà creatrice deve
ritirarsi in se stesso, concentrarsi, per far posto alla Manifestazione, al
mondo creato. Tutto riporta quindi a Ein-sof, il cerchio, il sette,
l'esagramma. Tutto questo susseguirsi di simboli, in realtà cela principalmente
l'impossibilità dell'uomo di comprendere veramente la vera essenza di Dio. «Nessun pensatore ha compreso esattamente la
parola ciò che è, e quando degli ideogrammi ci sono proposti come soluzione,
essi non sono che i simboli di un indecifrabile Incognito»[13].
Abbiamo accennato agli antichi Rosa-Croce non a
caso, infatti al centro della croce, e quindi dell'esagramma, abbiamo visto che
sboccia una rosa. Per il Guènon la rosa a cinque petali è un simbolo alchemico
e quando viene posta al centro della croce che rappresenta, in questo caso, i
quattro elementi, sarebbe il simbolo della "Quinta Essenza". La rosa
è il fiore mistico, re dei fiori, il più espressivo, simbolo di amore e di
dolore, il cui colore rosso vivo ricorda quello del sangue, la cui forma
ricorda il cuore; posto al centro della croce simboleggia il sacro cuore del
Cristo. Gli antichi egizi ponevano il cuore al centro
della vita spirituale e psichica dell'essere umano, il cuore era infatti
conservato nei vasi canopi, mentre il cervello, considerato organo di nessuna
importanza, veniva tolto dal cranio tramite il naso e distrutto. Gli ermetisti,
a loro volta, si dilungano nel far comprendere la cosiddetta Legge del Cuore,
nonché le sostanziali differenze che sussistono, sia pure nel semplice campo
psicologico, tra un approccio emotivo e affettivo alla conoscenza e
un'interpretazione prettamente intellettualistica. Non solo, ma nell'antichità
il cuore veniva ritenuto essere il Tempio del Dio Vivente, la sede dell'anima,
animata dal Divino Soffio, l'alito di Dio. Nell'iniziato, secondo gli
insegnamenti ermetici, dobbiamo presumere che il Tempio interiore, ossia il
Cuore, sia abitato dall'Ente, ossia dall'Io Superiore, o Nume del Corpo, o
Angelo..... (secondo i vari Autori). Per dirla con gli Alchimisti, nel Cuore
viene raccolto l'Oro Potabile del Maestro Alchimista, ovverosia la parte nobile
e divina dell'essere incarnato. Il cuore visto quindi come sede atta ad
ospitare la fiammella divina che tra mille difficoltà sopravvive dentro di noi
e che noi siamo tenuti ad alimentare per farla sopravvivere, ma soprattutto
affinché questa fiammella diventi un rogo dove possa finalmente ardere il
nostro Io. Ma ancora come afferma Pessoa la croce simbolizza la duplice essenza
maschile e femminile di Dio, mentre la Rosa rappresenta il mondo generato
crocefissa in Dio.
Il Simbolismo della Croce e della Rosa è
estremamente vasto tanto da impedirmi di affrontarlo in questa sede, basta
ricordare Guènon: «La vediamo… nel
disegno ricamato nella cartagloria dell'abbazia di Fontevrauk dove la rosa è
collocata ai piedi di una lancia lungo la quale piovono gocce di Sangue: questa
rosa vi appare associata alla lancia esattamente come lo è altrove la coppa, e
sembra proprio raccogliere le gocce di sangue piuttosto che provenire dalla
trasformazione di una di esse…». Mi appare quindi evidente come la rosa
possa essere paragonata anche al Santo Graal, raccoglitore del prezioso sangue,
e quindi anche Cuore di Cristo; in tal caso non solo raccoglitore, ma anche
distributore di amore e redenzione; tale significato è particolarmente equilibrato
quando la rosa è posta al centro della croce. Nel simbolo della Rosacroce,
prima simbolo cristiano, poi ermetico ed infine massonico, la rosa rappresenta
il raggiungimento dell'illuminazione, della perfezione, rappresenta cioè colui
che ha raggiunto la conoscenza dei piccoli misteri, il Maestro Muratore.
Maestro che non solo deve perseguire il suo perfezionamento, ma una volta
raggiunto il vertice del Triangolo di Luce seguendo il braccio ascendente della
croce, dovrà ridiscendere al centro della croce stessa al fine di poter
illuminare la via, di donare il viatico a coloro che sono degni di ricevere
tale insegnamento. Il Maestro che ha raggiunto la sua completa iniziazione, è
come il bagatto, prima lama dei tarocchi, ovvero ha la testa fra le stelle ed i
piedi in terra, ha lo sguardo rivolto verso l'esterno della carta, ovvero nel
mondo materiale a conferma che l'azione del Maestro deve essere rivolta al
mondo profano, così come la sua bacchetta è rivolta verso una moneta (mondo
materiale).
Ecco quindi l'importanza dell'insegnamento del
Maestro che giunto alla perfezione, al massimo grado di evoluzione spirituale
deve operare nel mondo materiale al fine che il suo insegnamento non vada
perduto.
«Fa la
lingua mia tanto possente
c'una
favilla sol della tua gloria
possa
lasciare alla futura gente».
(Dante)
[1] "Dizionario
Garzanti della lingua italiana"; Milano, 1971.
[2]Umeberto Gorel Porciatti: "Simbologia
Massonica - Massoneria Azzurra"; ed. Atanor, Roma, 1990, pag.64.
[3] Secondo Eraclito il geroglifico egiziano poteva
assumere questi tre sensi, in modo tale che lo stesso simbolo assumeva a
piacimento il senso proprio, figurato o trascendente. Il tal caso il
geroglifico ricalca la stessa costituzione ternaria dell'Essere Umano: essi
hanno un corpo che è il senso letterale e storico, un anima cioè un senso
figurato che può essere percepito intellettualmente, uno spirito cioè un senso
interiore e divino che può essere conosciuto solo da colui che possiede la
Gnosi.
[5] Nella Cabala il termine Ein-sof, letteralmente
infinito, viene utilizzato per indicare Dio, e soprattutto per mettere in
evidenza le sue caratteristiche di incomprensibilità, di inconoscibilità di
insondabilità da parte della mente umana.
[11]Oswal Wirth: "La
Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: I l'Apprendista";
Atanor, Roma, 1990, pag. 143.
[12]UmebertoGorel Porciatti: "Simbologia
Massonica: Gradi Scozzesi"; Ed. Atanor, Roma, 1948, pag.182.
www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com
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