ELENANDRO XI S:::I:::I::: Collina
Abraxas (Toscana)
A narrare il mutare delle forme
in corpi nuovi mi spinge l'estro. O dei, se vostre sono queste metamorfosi,
ispirate il mio disegno, così che il canto dalle origini del mondo si snodi
ininterrotto sino ai miei giorni.
(Ovidio, Le Metamorfosi,
Libro I)
Per quanto possa
essere impopolare in un mondo come quello
moderno, dove la disgregazione di ogni identità è eletta a emblema, specie
attraverso le pagine pubbliche di un social, dove tutto è ridotto a
semplici e neutre affermazioni inclusive, ritengo che un amante della
tradizione non possa permanere in un colpevole silenzio attorno a talune
verità.A causa della mancanza di lungimiranza di alcuni, alla ricerca di
autoreferenzialità, e della mercantile falsità di altri, votati all'effimera
affermazione di se stessi, viene alimentata, fatalità, la pia illusione che
esiste il Martinismo, così come la Libera Muratoria, quale corpo formalmente e
sostanzialmente unico, giammai indiviso e comunque univocamente sano in ogni
sua articolazione. Da cui discende la
comoda, e quindi fasulla, idea che ovunque , e soprattutto da chiunque, si
riceva iniziazione essa è valevole e pregante.I banditori di tale falsa novella
da sostengono che la nostra iniziazione derivi da Papus, attestano la fedeltà
agli insegnamenti del Filosofo Incognito (Louis Claude de Saint-Martin) e si scagliano,
in modo subdolo e pretestuoso, contro i “danni” causati dalle precedenti
generazioni (a tal proposito ricordo che la mia età anagrafica mi potrebbe
suggerire di assistere in modo silente a questo mortifero macello, ma la
tradizione e la divulgazione impongo altre scelte). Rimangono, inoltre, questi
personaggi sul vago e sul generalista, attorno all’uomo di desidero, alla
reintegrazione, a quanto è bello essere fratelli, e alle origini delle loro
iniziazioni.Purtroppo esistono delle verità, queste incontrovertibili, che
possono essere così riassunte:
1. Un qualsiasi percorso iniziatico tradizionale è tale proprio perché è viatico che deve essere compiuto, attraverso una rettilineare progressione. La quale non ammette salti quantici, improvvisi balzi di grado, un continuo raccattare, attraverso mercimonio o pietose bugie o abili furbizie, gradi, brevetti e filiazioni. Giungendo all’evidenza di gradi estorti uno ad ordine (o vorrei dire disordine), o di triangolazioni degne più di una partita di carambola che di un cimento iniziatico.
2. Nel martinismo, argomento a me caro, si è conosciuti, non in virtù di qualche picaro brevetto, ma perché riconosciuti per la formazione all'interno di un regolare ordine e per l’opera di cristallina divulgazione. Sarebbe bene chiedere a certi personaggi per quale motivo le porte della grande comunità martinista sono a loro precluse ? Come mai gli unici interlocutori a loro concessi non sono altro che isolati o emarginati par loro ?
3. Possibile che coloro che hanno accumulato espulsioni su espulsioni, da parte di Ordini o Obbedienze tradizionali, oggi si fregiano di roboanti titoli ?
4. Ogni struttura martinista ha una propria docetica e un proprio corpo rituale. I quali sono espressione della particolare sensibilità e lettura del percorso di reintegrazione che l’uomo deve compiere. Tale varianza è accettata ed accettabile, fino a quando rimanere compresa all'interno dell’alveo tradizionale del martinismo. Diventa perniciosa, quando moderni stregoni dal non cristallino passato, frammischiano ad essa elementi in controtendenza sotto il profilo operativo.
5. La genesi della struttura che mi si propone è lineare? Osserviamo, purtroppo, strane architetture dettate dalla scissione, dal livore decennale, dall'eterno girovagare fra Ordine, Federazioni ed Obbedienze. Un continuo work in progress dei rituali (alimentazione e coesione eggregorica, questa sconosciuta). Quando non vere e proprie commistioni. E' sano tutto ciò? Da qualcosa di rotto si troverà mai modo di raccogliere in esso l'acqua?
6. Che dire poi di quelle strutture che sono un avviamento a ben altro ? O un luogo di semplice contatto? Molto vi è da riflettere...
1. Un qualsiasi percorso iniziatico tradizionale è tale proprio perché è viatico che deve essere compiuto, attraverso una rettilineare progressione. La quale non ammette salti quantici, improvvisi balzi di grado, un continuo raccattare, attraverso mercimonio o pietose bugie o abili furbizie, gradi, brevetti e filiazioni. Giungendo all’evidenza di gradi estorti uno ad ordine (o vorrei dire disordine), o di triangolazioni degne più di una partita di carambola che di un cimento iniziatico.
2. Nel martinismo, argomento a me caro, si è conosciuti, non in virtù di qualche picaro brevetto, ma perché riconosciuti per la formazione all'interno di un regolare ordine e per l’opera di cristallina divulgazione. Sarebbe bene chiedere a certi personaggi per quale motivo le porte della grande comunità martinista sono a loro precluse ? Come mai gli unici interlocutori a loro concessi non sono altro che isolati o emarginati par loro ?
3. Possibile che coloro che hanno accumulato espulsioni su espulsioni, da parte di Ordini o Obbedienze tradizionali, oggi si fregiano di roboanti titoli ?
4. Ogni struttura martinista ha una propria docetica e un proprio corpo rituale. I quali sono espressione della particolare sensibilità e lettura del percorso di reintegrazione che l’uomo deve compiere. Tale varianza è accettata ed accettabile, fino a quando rimanere compresa all'interno dell’alveo tradizionale del martinismo. Diventa perniciosa, quando moderni stregoni dal non cristallino passato, frammischiano ad essa elementi in controtendenza sotto il profilo operativo.
5. La genesi della struttura che mi si propone è lineare? Osserviamo, purtroppo, strane architetture dettate dalla scissione, dal livore decennale, dall'eterno girovagare fra Ordine, Federazioni ed Obbedienze. Un continuo work in progress dei rituali (alimentazione e coesione eggregorica, questa sconosciuta). Quando non vere e proprie commistioni. E' sano tutto ciò? Da qualcosa di rotto si troverà mai modo di raccogliere in esso l'acqua?
6. Che dire poi di quelle strutture che sono un avviamento a ben altro ? O un luogo di semplice contatto? Molto vi è da riflettere...
Sarebbe quindi
opportuno che il postulante, che l’uomo di desiderio, prima di volgere il
proprio passo verso talune virtuali strutture, si interrogasse attorno al
percorso compiuto da coloro che pretendono di possedere le qualifiche
reclamizzate o suggerite (la loro formazione è stata lineare all'interno di una
struttura tradizionale ? Sono stati espulsi da altre strutture e si perché?).
Ancora si dovrebbe interrogare attorno agli strumenti e alla filosofia offerti
(sono attinenti con la radice del martinismo, oppure sono espressione di
altro?) .
Concludo ricordando
come nel nostro rituale giornaliero vi sono due passi, che molto hanno da
suggerire attorno vicende sopra menzionate.
Il primo recita: “ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in
unum….” Possiamo così intercalarlo nel nostro discorso: “I fratelli della
comunità martinista italiana, seppur con le sue peculiari caratterizzazioni, mi
accoglierebbero se sono componente di questa o di quest’altra struttura?”Il
secondo recita: ” Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum et in via
peccatorum non stetit et in cathedra pestilentiae non sedit;…..” che possiamo
prendere come un monito:”beato il fratello che non presta ascolto a certi
mercanti di iniziazioni, che non trova formazione interiore nelle loro false
parole e che non siede in mezzo a loro in falsi templi.”
Qualche domanda è sempre utile.
www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com
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