Beatrice Associata Incognita
Lo scopo che ci si
dovrebbe prefiggere,nel momento in cui si accede ad una qualsivoglia struttura
iniziatica, dovrebbe essere soltanto uno: la Conoscenza. Bisognerebbe anche
avere ben presente che la reale Conoscenza non si impara su nessun libro, per
quanto esso sia antico, scritto da illustri studiosi, comprovato da molte
fonti, etc. Ciò che viene tratto dalla
lettura dei cosiddetti “testi sacri” di ogni Tradizione dipende unicamente dal
nostro stato di coscienza, dal nostro livello dell’Essere , che a sua volta può
essere modificato soltanto mediante una profonda Autoconoscenza e un processo
attivo di cambiamento interiore. L’
iniziazione reale e concreta è solo quella che avviene al nostro interno;
nessuno ci può trasmettere alcunché per semplice “imposizione delle mani”, nè
il solo fatto di essere affiliati ad una struttura o parte di una Loggia
modifica il nostro reale modo di essere di una virgola. L’iniziato autentico è
un uomo che cerca con tutte le sue forze di elevarsi al di sopra della sua
umana (triste) condizione, che ha acquisito un certo grado di dominio sul suo
corpo e sulla sua mente, che è disposto al sacrificio e ad abbandonare
abitudini e comportamenti che si frappongono tra lui e la sua meta. Egli
possiede la volontà di modificare il proprio carattere, ma non per moralismo o
per seguire dei dogmi di comportamento imposti dall’esterno, bensì perchè sa
che tutto ciò che occupa la nostra mente, ci toglie energia (preoccupazioni,
desideri opprimenti, ansia, stati emotivi intensi sia positivi che negativi) e
ci allontana da quello stato interiore ideale nel quale è possibile, seppure
per brevi attimi, ricordare la nostra vera natura. Ci sono dei vantaggi
concreti nell’appartenenza ad un gruppo e nel condividere con altri lo stesso
impegno quotidiano, gli stessi valori, le stesse esperienze. In primis, a
livello energetico , in quanto la forza di preghiere, intenti, motivazioni si
somma (Matteo XVIII {19-20}: “ In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la
terra si accorderanno per domandare qualunque coso la otterranno . Perché dove
sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” ).
Secondariamente, a livello psicologico, in quanto è insito nel concetto di
Fratellanza l’obbligo di sostenersi a vicenda ed incoraggiarsi nel difficile
cammino spirituale, nei momenti di difficoltà; inoltre, il confrontarsi con
altri in merito a questioni esoteriche e interiori può rafforzare il nostro
obiettivo e la fede. L’esecuzione di certi rituali, la ripetizione di formule,
preghiere, mantra, gestualità, simboli, se è presente concentrazione,
devozione, entusiasmo, può produrre stati energetici differenti rispetto a quello
che sperimentiamo nella routine quotidiana.
Può aumentare il nostro livello di energia con conseguenti sensazioni di
benessere psicofisico, serenità mentale temporanea, assenza di paura e di altre
emozioni negative, oltre a percezioni fisiche varie e più o meno intense
(leggerezza, flussi energetici all’interno del corpo sperimentati come
formicolii, vibrazioni, caldo, freddo etc. etc.). Se la pratica quotidiana non è accompagnata
da un reale cambiamento interiore duraturo e definitivo, però, questi momenti
resteranno (benchè piacevoli) fini a se stessi, l’energia che accumuliamo
verrà, al termine della pratica,
riassorbita nei nostri
innumerevoli elementi psicologici avversi e si esaurirà velocemente (nella
migliore delle ipotesi), oppure (in quella peggiore) andrà, in quanto forza
neutra, a nutrire proprio quei lati “umani” che dovremmo superare.
Il rituale giornaliero:
considerazioni generali Il rituale giornaliero, così come elaborato e proposto dal Convivium Gnostico
Martinista, offre numerosi spunti di lavoro interiore, se eseguito nel modo
corretto. In generale si può dire che impegnarsi in modo costante ad intervalli
regolari in una pratica o rituale, è un inizio di autodisciplina e può aiutarci
a sviluppare la forza di volontà. Ogni
preghiera, salmo, mantra, tracciamento di simboli, deve essere eseguito in modo
da coinvolgere completamente tutto il nostro essere; dovrebbe assorbirci a tal
punto da escludere qualunque altro pensiero. Questo può risultare difficile in
quanto ripetendo giornalmente formule prefissate, si corre il rischio che esse
diventino meccaniche e prive di partecipazione interiore; per ovviare a questo
problema, si può cercare di coinvolgere nella pratica TUTTI i nostri sensi
(esterni ed interni). Ad esempio:
ripetendo ad alta voce un salmo, con le orecchie ascoltare la propria voce,
facendo caso a come essa risuona, alla vibrazione che produce nella stanza, al
suono delle parole etc.; contemporaneamente, cercare di percepire il corpo e la
postura, la posizione delle mani e delle braccia, ciò che essa esprime, così
come la presenza eventuale di tensioni muscolari, di dolori, cercando di
comprenderne la causa. Allo stesso tempo, mentalmente si può provare a
visualizzare quello che stiamo recitando, lasciare che le immagini si formino
spontaneamente al suono delle parole, osservarle con l’occhio interiore.. Nel
caso di un mantra, ad una parola o lettera ebraica, o invocazione, si potranno
associare colori o simboli inerenti, oltre all’osservazione delle
caratteristiche del respiro mentre si recita (ritmo, intensità, effetto della
respirazione e della ripetizione sul nostro stato interiore). Ciò che si
sperimenta durante il rituale dovrebbe essere oggetto di riflessione nelle
restanti parti della giornata (emozioni, pensieri ricorrenti che ci hanno
distolto, immagini sorte spontaneamente); la pratica non finisce con i 30
minuti di rito, ma è parte della vita di ognuno di noi. Intuizioni avute
durante il rito e poi analizzate, potranno aiutarci a risolvere problemi del
quotidiano, altre potranno essere
richiamate alla nostra attenzione prima di dormire e venire poi elaborate nel
sonno. Esistono infinite possibilità di utilizzo degli strumenti presenti nel
rituale giornaliero: sta poi alla volontà e motivazione del singolo trovarne sempre
di nuove o perseverare in quelle più affini al proprio modo di essere in modo
da rendere la pratica sempre più profonda e fruttuosa e di non cadere nella
noia e nella svogliatezza.
La preghiera all’angelo
giornaliero e l’eliminazione dei difetti Fermo restando che ognuno deve
personalizzare il rituale giornaliero ed incentrarsi sulle pratiche che ritiene
più utili per lui ed in sintonia col proprio essere, desidero soffermarmi
brevemente sulla preghiera all’angelo giornaliero, che rende possibile all’interno
del nostro rituale quella parte di lavoro esoterico che viene spesso
dimenticata o messa in secondo piano: l’eliminazione dei difetti. Ogni nostro comportamento disfunzionale può, con adeguata introspezione e con la
sincerità necessaria, essere ricondotto alla presenza nel nostro spazio
psicologico di uno dei sette difetti principali indicati col nome di 7 vizi
capitali, che nella preghiera in oggetto vengono menzionati ed associati ognuno
ad un arcangelo e ad un giorno della settimana. Il momento in cui recitiamo
questa preghiera o invocazione, possiamo cogliere l’occasione per rivedere
mentalmente la nostra giornata o quella precedente, oppure rievocare degli
episodi in cui questo particolare difetto si è manifestato. L’energia che si
sviluppa dalla pratica potrà così essere utilizzata in modo costruttivo per
correggere quel lato di noi, potremo visualizzare il nostro cambiamento e i
benefici che da esso ne verranno, oppure visualizzare l’Angelo stesso, o il
fuoco, o una luce, che dissolve ciò che ci impedisce di procedere. Porteremo
così la nostra attenzione sugli ostacoli interiori che abbiamo e questa
consapevolezza dovrà essere mantenuta anche al termine del rituale.
La visualizzazione è
fondamentale, non solo del problema ma anche dell’alternativa al problema (o
difetto) che abbiamo, perchè essa agisce a livello inconscio e con il tempo
finirà per produrre cio? Che mediante la volontà e la concentrazione noi
cristallizziamo.
Conclusioni Ogni pratica
diviene viva, multisfaccettata e sempre nuova ( e produce un effetto) se la
rendiamo tale mediante il nostro completo assorbimento in essa. La conoscenza
teorica, così come la semplice ripetitione di rituali, sono utili in un primo tempo, perchè ü
necessario porre delle basi solide al Lavoro. Esse possono essere fonte di
ispirazione, di riflessioni, di interesse per ulteriori approfondimenti. La mente, però, ad un certo punto dovrà
essere lasciata cadere, e per questo bisogna sviluppare una reale Presenza, la
Conoscenza deve divenire intuitiva ed immediata e non filtrata dal pensiero
razionale; il significato vero di Iniziazione (troppo spesso dimenticato) è un
radicale cambiamento nel nostro stato dell’Essere, ed una ferma volontà di
raggiungerlo mediante il lavoro giornaliero costante e profondo.
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