domenica 23 maggio 2021

LA PENTECOSTE

 


Veni, Sancte Spíritus, et emítte cǽlitus lucis tuæ rádium.”

Carissimi Amici e Amati Fratelli,
fra tutte le celebrazioni cristiane – le quali ricordo essere forme che raccolgono un simbolismo e una sostanza che travalica nel tempo e nello spazio la piana narrazione religiosa – quella della Pentecoste è a noi la più cara e significativa. E’ essa la più cara in quanto tramanda l'effusione dello Spirito Santo dei doni sapienziali, teurgici e terapeutici negli apostoli, in coloro che hanno vissuto e testimoniato l’insegnamento in una militante vocazione: tutto hanno abbandonato e tutto hanno sacrificato per portare la parola e quanto, ben oltre l’apparire, ivi custodito. Essa, la Pentecoste, è per noi significativa in quanto costituisce la genesi di un potere, o meglio di un novero di poteri, che infonde sostanza al cristianesimo stesso, il quale – altrimenti – altro non sarebbe che un insegnamento morale in larga parte desueto e vetusto. Per quanto concerne i nostri perimetri e la nostra prospettiva, essa ci ricorda che ogni cristiano – da non confondere questo termine con cattolico – può in ogni momento e senza intercessione alcuna di casta sacerdotale ricevere questi doni particolari. Ciò accade In forza della sua aderenza spirituale alla fonte prima; in forza del suo effettivo agire e del suo retto operare. Essa al contempo ci ricorda quella mistica unione (la catabasi dello Spirito e l’anabasi dell’Anima) tramandataci nel Nymphôn. Il Nymphôn era un sacramento gnostico, attraverso il quale l'anima dell'adepto veniva "sposata" nella camera nuziale celeste con un eone del Pleroma. In questo modo essa veniva guidata e condotta nel superamento delle insidie degli Arconti, e liberata quindi dal loro potere esercitato tramite i sensi del corpo. Possiamo sicuramente immaginare che tale pratica avvenisse all'interno di una complessa cerimonia simbolica e rituale, e fosse riservata a quei discepoli avanzati nei segreti della gnosi.
Ancora la Pentecoste ci impone di ricordare come il nostro perimetro sarebbe solamente un simulacro psichico, qualora in esso assente fosse la centralità del CULTO DIVINO e della discesa del fuoco spirituale rappresentato dal fuoco spirituale. Ecco perché in questo giorno particolare vi invito a meditare, in solitudine di animo, sulla congruità di voi stessi rispetto al sentiero intrapreso; a meditare sulla vostra reale comprensione dei pesi e delle misure che lo animano. I doni arriveranno non per tutti, ma per coloro che saranno raccolti con veri fratelli nell’attesa, nella preghiera, nella meditazione e all’ombra della riconciliazione.

Nuova Diodati: Atti 2,1-11 La discesa dello Spirito Santo 1 Come giunse il giorno della Pentecoste, essi erano tutti riuniti con una sola mente nello stesso luogo. 2 E all'improvviso venne dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dove essi sedevano. 3 E apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano, e andarono a posarsi su ciascuno di loro. 4 Così furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi. 5 Or a Gerusalemme dimoravano dei Giudei, uomini pii, da ogni nazione sotto il cielo. 6 Quando si fece quel suono, la folla si radunò e fu confusa, perché ciascuno di loro li udiva parlare nella sua propria lingua. 7 E tutti stupivano e si meravigliavano, e si dicevano l'un l'altro: «Ecco, non sono Galilei tutti questi che parlano? 8 Come mai ciascuno di noi li ode parlare nella propria lingua natìa? 9 Noi Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, 10 della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia che è di fronte a Cirene e noi residenti di passaggio da Roma, Giudei e proseliti, 11 Cretesi ed Arabi, li udiamo parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue!».

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martedì 23 marzo 2021

RIFLESSIONE ATTORNO ALLO STATO DELLE COSE. UNA RISCOSSA TRADIZIONALE


“DA OGGI, LO SPIRITO TRIONFERA’ SUL PANICO E LA LUCE  DELLA CONOSCENZA FENDERA’ LE NEBBIE DELLA PAURA E DELL’IGNORANZA.”

ELENANDRO XI


Amatissimi Fratelli e Sorelle,


Oggi, in questo disgraziato presente, dove tutto è posto in discussione e ogni certezza è frantumata dalla paura e dalla coercizione dobbiamo necessariamente interrogarci in merito al rapporto esistente fra le Strutture Iniziatiche e il mondo contemporaneo. In altri e semplici termini è doverosa una riflessione in merito all’idoneità del messaggio iniziatico tradizionale, nei confronti della struttura psicologica ed animica dell’Uomo Contemporaneo e delle forze esogene ed endogene che (talvolta come un maglio e talvolta come un folle vasaio) agiscono senza sosta sull’uomo. I corpi rituali del settecento e dell’ottocento, il quadro simbolico e teurgico di riferimento, è oggi perimetro docetico e filosofico sufficiente per garantire un viatico di risveglio interiore per noi uomini del terzo millennio? Uomini oramai assoggetti a regole, pesi e misure ed imposizioni che niente hanno di “naturale” e ancor di meno di “tradizionale”; uomini che non mirano più alle stelle, che non volgono più lo sguardo ad un futuro radioso di conquiste e successi, ma sono tristemente sprofondati nel liquame di posticci ideali, accecati da un falso percepito dell’io e nel contagio, quello vero, della confusione e della paura. Uomini non più saldamente raccolti nelle identitarie e tradizionali comunità, dove ognuno aveva un ruolo in base al valore e al merito, ma imprigionati nella più funesta delle reclusioni: quella del falso individualismo e dell’illusorio eterno presente contemporaneo.   Falso individualismo perché mai come oggi tutto è livellato verso il basso; ed è questo un illusorio eterno presente in quanto tutto, e noi ben lo sappiamo, avrà comunque fine a livello individuale e collettivo. La rovina è il feretro degli umani costrutti: orfani della Luce della Conoscenza. Non possiamo, da tradizionalisti che non si lasciano certamente confondere dal progresso meccanico, che considerare come questa nostra civiltà non è la soluzione al problema, ma il problema senza soluzione; come questa nostra società non è la cura dei mali, ma il male privo di cura; come questa nostra cultura non è la luce della ragione, ma la tenebra dell'ignoranza; come questo nostro tempo non è degli eccellenti e dei forti, ma della massa mediocre e debole. Ritenere che l’azione invasiva delle eggregore di questo mondo, la forza plasmante e modellante dell’ipermodernismo e la disgregazione valoriale non siano colpi feriali alla struttura psicologica, animica e fisica dell’uomo contemporaneo e, al contempo, non siano demoniaci agenti di prevaricazione da cui preservarci è assolutamente errato ed espressione di una debole ragione e di una scolorita iniziazione. Ritenere che quanto sopra esposto, e sotto gli occhi delle menti libere, non sia un acido dissolvente nei confronti dei legami formali iniziatici, non sia un’onda d’urto di inaudita potenza atta a tutto polverizzare, è la risposta dello struzzo e del pavido. Certamente non posso che guardare con un certo disprezzo coloro che hanno la pretesa di occupare, non si sa a quale titolo, ruoli “apicali” e conformarsi allo stato delle cose, tranquillizzare fedeli e fratelli che tutto tornerà alla normalità e suggerire di continuare ad operare con identici mezzi (qualora possibile) in attesa di tempi migliori. Maggior disprezzo è rivolto nei confronti di quanti hanno la pretesa di essere del nostro numero e pavidamente temono questo flagello: senza aver minima coscienza di quanto avverrà. La paura non è qualità dell’iniziato che ben sa che il suo misero transito avrà comunque fine. NIENTE TORNERA’ COME UN TEMPO! Prima il vostro ego deformato e deformante se ne renderà conto e meglio sarà per voi.

Tutte le considerazioni di cui sopra, e altre che verranno, ci pongono innanzi al decisivo quesito:

“Siamo oggi in presenza di un tale divario fra Uomo Tradizionale e il presente degenerato, da rendere inadeguato ogni strumento di Opera Filosofica e Laboriosa?” 

Sicuramente dobbiamo avere il coraggio e l’intelligenza, di contestualizzare ogni deposito iniziatico, e la forma che lo raccoglie, all’interno di un ambito forgiato ed influenzato dal tempo che lo ha visto fiorire. Con onestà dobbiamo sottolineare come antropologicamente, psicologicamente e spiritualmente l’uomo dell’oggi, non è certo l’uomo di trecento anni fa. Non solo, ma l’uomo di questo esangue e castrato presente non è certamente l’uomo di due anni orsono. La macina dell’Heimarméne è sempre più possente, sempre più meccanica, sempre più inarrestabile e sempre più inesorabile. Osservando la generazione a noi precedente, ma anche un uomo o una donna che sono separati da noi dal semplice scarto di qualche decennio, non possiamo che riscontrare profonde differenze non solo di prospettiva di vita, di scala di valori morali e religiosi, ma anche, e soprattutto, di percezione individuale e sociale.  Indubbiamente questa nostra società contemporanea è caratterizzata da una parcellizzazione ossessiva, la quale ci ha condotti ad essere individui meritevoli, sulla carta, di un novero impressionante di diritti soggettivi, anche se in genere non garantiti da reale tutela, e al contempo ci ha scollegato da quella rete collettiva di solidarietà comunitaria, psicologica e spirituale che ha da sempre contraddistinto l’uomo come specie sociale. Tutto ciò evidentemente influisce sulla struttura psichica/energetica/animica umana, e di conseguenza sulle forme iniziatiche che sono anche sommatorie di individui.  Un Ordine, una Loggia e una Catena di Amore e di Forza non sono un qualcosa di scisso rispetto al mondo circostante, ma è bensì un punto di unione fra quanto è disposto sul piano orizzontale e quanto si diffonde dal piano verticale. In questo frangente storico, dove le più elementari regole di unione e di relazione sono poste in discussione e dove i rimedi sono soventi peggiori del male, inevitabilmente le strutture iniziatiche devono o dovrebbero ricalibrare la loro azione: onde preservare il fuoco e l’integrità dei fratelli.

Ogni struttura iniziatica reale è tale perché si collega direttamente ad una forma apparente della Tradizione, e ad una sostanza spirituale che in essa è raccolta . Al contempo le grandi visioni che essa offre, sono il frutto di ideali, di affreschi metafisici e di imponenti cosmogonie che necessitano di capacità di autentica lettura interiore da parte dell’iniziato. Questa è il risultato non solo di studio e di opera, ma anche di una sensibilità che non può che derivare da un vivere consapevole ed armonioso, nel riconoscersi come membro di una continuità culturale, razziale e spirituale: in altri termini Identità e consapevolezza della propria identità. Affinché ciò abbia qualità di sostanza è necessaria l’esistenza di adeguate maestranze, capace di operare continuamente al fine di servire il culto, istruire i nuovi adepti e delimitare e proteggere il perimetro del tempio.

Tutto ciò sembra oggi franare inevitabilmente sotto i colpi di una degenerata modernità. Certo possiamo sostenere che ogni epoca ha avuto elementi di antitradizionalità rispetto alla precedente, e ciò perfettamente ovvio, in quanto in ogni rizoma del tempo umano sussiste un necessario punto di divergenza e fuga che precede la nuova sintesi. Essa, la sintesi, però deve muoversi in un solco, che è ben cadenzato dai tempi e dalle misure dell’Uomo e del Divino, e non certo dalle cieche pretese dei burattinai, consapevoli o inconsapevoli, che pretendono di plasmare il mondo in virtù di distopie, morbose burocrazie, schiavitù finanziarie, tumorali precetti mondialisti, e sincretistiche espressioni religiose e spirituali. La distruzione delle culture autoctone, l’abbattimento dei depositi tradizionali, il livellamento culturale/psicologico porta inevitabilmente l’uomo ad essere scollegato da qualsiasi influsso spirituale, e preda delle Eggregore mortifere ed invasive di questo nostro mondo. Un uomo divelto da ogni collegamento orizzontale e verticale, è solamente un numero livellato verso il basso, indistinto ed indifferenziato, oggetto del consumo e della prevaricazione. A ciò si aggiunge la mal opera di coloro che, come topi e termiti, si sono introdotti nei nostri perimetri senza adeguata preparazione, senza adeguato spirito e senza adeguata purificazione. Una empia gramigna che tutto ha infettato con il proprio ego sopraffatto da frustrazioni e desideri fin troppo profani, trascinando nella melma dello psichismo ammantato da pseudo iniziazione schiere di beoti alloro volto in cerca di riscatto da un’esistenza mediocre. Osservando la sciancata fisicità, la deforme moralità e il canovaccio privo di costrutto di fin troppi personaggi che popolano certi palcoscenici sedicenti esoterici, mi sovviene che oramai fin troppo sia stato irrimediabilmente corrotto.

Innanzi a tutto ciò, comprendete fratelli miei che i nostri gruppi, le nostre colline, la nostra catena non sono astrattamente composti da Iniziati che vegetano sotto una campa di vetro, o che per merito del potere della nostra iniziazione sono occultati al mondo dal mantello di Apollonio. I nostri iniziati ogni giorno vivono in un mondo antitetico alla nostra scala di valori e necessità. Quanto è angosciante ed invasivo il secondo, quanto il nostro vorrebbe essere ermetico e ristoratore il nostro. Quanto il nostro percorso mira alla rettificazione interiore, quando il mondo demiurgico quaternario ci contamina con mille istanze, e ci divora con contingenze ed impellenze. Senza adeguata comprensione di tali evidenti dinamiche, i nostri ambiti finiranno per essere a loro volta invasi e contaminati, sradicati dal loro alveo tradizionale, e resi sterili filosoficamente e operativamente. 

Quanto oggi viviamo non è altro che una progressiva, pianifica e diabolica corrosione che agisce da secoli, tesa a distruggere ogni retaggio storico, ogni simbolo di riconoscimento, ogni patrimonio che colleghi l’uomo alla sua dimora celeste. Prima l’avvelenamento dei pozzi e adesso l’insabbiamento dei medesimi; in tal modo L’uomo, così come noi lo intendiamo, sta morendo: assetato e appassito, privo della vitale linfa spirituale.

Fratelli Miei, se l’uomo di oggi non ha più consapevolezza della propria esistenza, e memoria di ciò che lo rende individuo, come potrà accedere alla Memoria Antica che in esso dimora? La quale è fruibile solamente preservando ed utilizzando determinate chiavi, che immutabilmente sono giunte fino a noi grazie all’occultato traghettamento ad opera delle Culture, delle Filosofie e delle Religioni Tradizionali. Purtroppo queste chiavi sono state oggi spezzate proprio laddove si era fatto sommo voto di preservazione. Coloro che si erano assunti l’impegno innanzi al popolo di tutelarlo e difenderlo, lo stanno svendendo. Coloro che pretendono di rappresentare il tramite con il divino, compiono atti scellerati contro l’uomo e la natura. Coloro che si erano assunti l’obbligo di rappresentare e tutelare il popolo lo stanno asservendo con l’inganno. Ciò dovrebbe essere evidente anche per il più dormiente di tutti noi.



Le stesse strutture iniziatiche non sono rimaste immuni dal corrotto spirito dei tempi. Riscontriamo come la sovversione abbia agito in esse tramite quattro linee di azione: 

1. Una forte influenza teosofica e massonica illuministica che ha portato ad annacquare prima, e recidere poi ogni collegamento con la Tradizione. Il simbolo è decaduto a vuoto segno, e la parola sacra si è involgarita a confuso balbettio. E’ bene capire che la trascendenza di ogni forma religiosa e tradizionale non è relativismo, è bensì comprensione dei meccanismi e delle misure. La quale permette di liberarsi dal giogo delle forme, e non rifuggire in un vuoto astrattismo. La Trascendenza è una sintesi a posteriori di un’opera realmente compiuta, il relativismo è un pensiero tumorale, che ammorba le menti e le anime. Ciò inevitabilmente a portato alla confusione dei depositi docetici, e delle qualità da ricercarsi in un iniziato.

2. L'incapacità di selezionare coloro che bussano alle porte dei Templi. Valutando esclusivamente requisiti meramente formali, riducendo in molti casi tale valutazione ad ambiti di convenienza sociale/politica/economica. Con la conseguenza dell'allungamento delle catene iniziatiche e il loro progressivo sfilacciamento.

3. Il coprire posizioni di vertice, di governo delle energie, e del potere iniziatico, con figure, o figurine, non qualificate a tale ruolo. Incapaci di amministrare la docetica, di selezionare le future figure apicali, hanno determinato la rottura delle catene iniziatiche.

4. L'impossibilità di passare dalla fase informativa, spesso ridotta ad un maldestro e maleodorante minestrone, ad una fase formativa. Chi medita, chi prega, che pratica puntualmente, chi studia la meccanica del rituale? Ciò ha determinato lo svuotamento energetico delle catene iniziatiche.

Questo è il dramma odierno, facilmente riscontrabile, facilmente verificabile. Un dramma che ci ha condotto ad una situazione di morbosa proliferazione di ordini, strutture, senza dignità, senza storia, senza reale potere nelle maestranze. Di continue transumanze da un ordine all’altro in cerca di facili promozioni, o di illusioni attorno a miracolosi depositi rituali. Quando non siamo in presenza di meri e propri asservimenti economici, o di bassa politica all’interno di quelli che dovrebbero essere luoghi di Tradizione e Rinascimento Umano. Di strutture che niente hanno da dire e ancor meno da opporsi innanzi a quanto sta avvenendo. Strutture che falsamente predicano la nobilitazione del fratello o della sorella, che offrono trastulli tanto per impegnare il tempo e far sentire i propri membri come parte di qualcosa, che inorgogliscono i petti di pavoni e annacquano le coscienze e le menti. 

Innanzi a questo quadro, ben evidente per colui che desidera vedere, qual è il ruolo delle Istituzioni, ancora sane, che pretendono di custodire e tenere viva la fiamma della Sapienza? Cosa offrire a quell’uomo, oggi così diverso, in cerca di uno spazio sacro, di un bastione, dove edificare la cittadella divina? 

Ecco carissimi amici ed amatissimi fratelli su cosa è necessario interrogarsi realmente. Identità e Funzione nel mondo contemporaneo debbono essere temi reali, e rappresentare la cartina di tornasole fra istituzioni che veramente operano al fine di una reintegrazione dell’uomo e salvaguardia di una Tradizione Vivente, rispetto a quelle sedicenti istituzioni, che preferiscono mostrare ed elargire brevetti, patacche, prebende, e discorrere di qualche ingarbugliata e fantasiosa linea iniziatica. Quando ci presenteremo alla soglia da cui si accede al Tempio Eterno, a poco serviranno le collezioni di pergamene, a molto servirà l’aver Operato Realmente in accordo con la Tradizione e le contingenze della nostra epoca: Tradizione Vivente e Testimonianza Militante.

Il dovere di un Ordine Tradizionale non è solamente quello di passare un novero di insegnamenti, e trasmettere un’iniziazione,  ma è soprattutto quello di rendere entrambi cosa VIVA ED UNICA: di strappare questi concetti dal tempio delle parole e delle asserzioni e, con insensibile volontà, scolpirli nei nostri cuori tramite l’opera che tutto vivifica. 

Nostro compito è quello di trasformare l’iniziato in adepto e l’insegnamento in pratica laboriosa. Onde uscire dal mondo delle idee e della separazione, e rendere il nostro Fratello e la nostra Sorella capaci di comprendere e dominare il tutto. Ciò può avvenire solamente se siamo in grado di comunicare attraverso un linguaggio comprensibile per la psiche e l’anima del FRATELLO DI OGGI, e non certo per il fratello ottocentesco. Al contempo dobbiamo essere in grado di fornire all’iniziato utili strumenti con cui agire su se stesso, e procedere lungo la via della reintegrazione. Strumenti concreti, funzionali, realmente efficaci ed efficienti, che sapientemente considerano il tempo, e le forze che si muovono attorno e dentro di noi. Non posso che sorridere innanzi a certi ameni siti internet di sedicenti strutture iniziatiche, che tutto imbellettano e pongono in mostra (corpi rituali massonici e paramassonici, vie di perfezionamento individuale che si aprano a ventaglio, chiese gnostiche, linee iniziatiche che si perdono dietro mille e mille erogazioni spesso prezzolate, pacchetti di iniziazioni ricevute un tanto al chilo). E’ reintegrazione questa che viene offerta? Ricordate Fratelli miei tutto quello che viene elargito da altri, da altri ci può essere tolto. Tutto quello che è frutto del nostro lavoro interiore, giammai ci potrà essere rubato. Questa è la legge.

La reintegrazione non è un aspetto filosofico o dialettico, ma si connatura in una serie di operazioni e strumenti, e come l’arte insegna ogni operazione ed ogni strumento devono tenere in debito conto delle capacità dell’artigiano e delle qualità della materia da modellare. Ecco perché, semplicemente, non è possibile oggi pretendere di proseguire lungo tale nobile via senza calibrare gli strumenti in guisa delle esigenze e delle contingenze del nostro mondo. 

Ovviamente ciò non significa che le forme della nostra Tradizione debbano essere relegate in quanto vetuste, oppure che dobbiamo aprire il nostro deposito docetico a sospette ibridazioni o perniciosi inserimenti. Bensì la nostra rivoluzionaria risposta alle forze di prevaricazione, giammai così potenti e mortifere, è edificare una cittadella dalla duplice cinta muraria. La prima rappresentata dalla granita coesione dei nostri rituali individuali e collettivi. La seconda dal lavoro psicologico ed energetico che l’iniziato, sotto l’attenzione dei Superiore Incogniti Iniziatori e su di loro il Grande Maestro, deve compiere assiduamente. Queste due cinte si raccolgono, a loro volta attorno alla grande fiamma del CULTO DIVINO, rispetto a cui tutto è servizio. Tutto ciò colloca l’Ordine su di un piano superiore: quello di una guerra spirituale perenne fra le forze delle tenebre e della dissoluzione e le forze della luce e dell’integrazione.

Oggi a maggior ragione dobbiamo essere coesi, dobbiamo essere consapevoli della nostra identità la quale non è certamente legata alle misere contingenze di questo nostro corpo e di questo transito. Essa è espressione, per noi pochi, di un mondo superiore di assoluta ed immutabile verità. Queste certezza non è astratta, non è decantazione di illusione e suggestione innanzi alle cose di questo mondo. In sapienza vi dico che sono quest’ultime ad essere illusione e suggestione in quanto esse sono destinate a perire inesorabilmente, mentre l’esperienza e il ragionamento ci portano ad intravedere come la nostra tradizione, quella gnostica, ha carsicamente attraversato civiltà, tempi e luoghi sopravvivendo a cataclismi umani e stravolgimenti naturali. Essa ancora oggi è presente in noi. 

Ma l’identità non è sufficiente, a tempi di emergenza si risponde con l’audacia e con la forza. Noi possiamo, in quanto siamo un Ordine che si raccoglie attorno ad un’idea Superiore e non risponde alla lettera morta di falsi precetti. Nel marzo 2020 la nostra struttura formale ha prodotto una reattiva risposta agli eventi, dando vita alla figura del fratello “uditore”. E’ questo un uomo o una donna impegnato lungo un sentiero rituale, fermamente cadenzato, che ha ancora non ha ricevuto l’iniziazione ma che partecipa anch’egli al servizio del Culto Divino e conseguentemente (questa la giusta processione) alla propria edificazione interiore. Il tempo e la volontà lo porteranno ad essere inserito nel cerchio interno. Ancora abbiamo costituito dei “Convivium Filosofici” dove sono raccolti fratelli e sorelle provenienti da altri Ordini, che assumendo alcune integrazioni rituali operano anch’essi alla celebrazione del Culto Divino, pur mantenendo elementi a lori consoni. Queste strutture si vanno ad accompagnare alle Logge/Colline federate (logge sovrane che hanno deciso di federarsi nella nostra comunione eggregorica). 

Se ciò è la forma, vediamo adesso la sostanza. Il lavoro dei Superiori Incogniti Iniziatori è stato completato attraverso l’introduzione dei rituali dei quarti di Luna (crescente e calante), il lavoro dei fratelli è stato rettificato ed integrato attraverso doverose pratiche legate al governo delle energie interiori (pratiche invocative, evocative e cicli di comprensione interiore). Al contempo l’Ordine ha aperto finestre rituali verso l’esterno. Nessun uomo è un'isola! Grande è questa verità, che ricorda - con poche lapidarie parole - l'interconnessione esistente fra tutti gli esseri umani. Una connessione che se vissuta inconsapevolmente può condurre a grandi rovine, ma se compresa nei suoi aspetti sottili può permettere ad ognuno di noi di protendersi verso il cielo. Crediamo fermamente in ciò e al contempo siamo consapevoli delle gravi limitazioni fisiche di questi strani tempi e del loro corrosivo agire sull'articolata composizione dell'uomo. In considerazione di ciò abbiamo deciso di creare dei canali operativi-rituali per permettere a tutti coloro che lo desiderano di poter intraprendere un percorso di silenziosa ed individuale Opera Interiore. Oltre ad aver previsto un percorso da "uditore" (uomini e donne che ancora non hanno ricevuto la nostra iniziazione, ma che giornalmente operano ritualmente), l'Ordine pone a disposizione alcune porte di pratica strutturata. Queste sono la “preghiera sul cuore”, la “meditazione dei 28 giorni”, la “terapeutica” e gli “esercizi spirituali”. 

Orbene queste in estrema sintesi le nostre risposte “operative” e “strutturali” innanzi allo stato attuale delle cose. Ognuna di essa intimamente raccolta attorno al servizio del Culto Divino ed ognuna di esse baluardo contro la prevaricazione di questo mondo mortifero. 

Adesso, mi rivolgo a tutti coloro che intendano perseguire un percorso senza più essere ostaggio di sedicenti maestri dalla vuota retorica e dall’illusoria opera, di buffi personaggi che ostentano patenti onde camuffare la vuotezza del proprio animo e di incongrui fra quanto predicato e quanto realmente vissuto. Mi rivolgo a coloro la cui identità tradizionale è forte, che non hanno remora a giudicare quanto è giusto e separarlo dall’ingiusto. Mi rivolgo da coloro che hanno reale desiderio di operare all’interno di un edificio volto alla preservazione della tradizione e al culto dell’Essere. Io vi parlo e vi dico venite a noi e sarete accolti, venite a noi e sarete raccolti in una reale fratellanza d’Opera che trova genesi spirituale dell’Inno al Logos e strumento filosofico/trasmutativo nella formula Pentagrammatica. Venite a noi e il viatico avrà forma, sostanza e senso.

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