domenica 8 gennaio 2017

II. LA PIGRIZIA (un anno, un percorso)

Carissimi Fratelli ed Amici Fraterni,

In occasione di questo nascente nuovo anno vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.

II. LA PIGRIZIA

"Per quanto riguarda il servo inutile, gettatelo fuori nelle tenebre." (Matteo XXV, 30)

Esiste una pigrizia profonda che impedisce persino di ricercare il piacere. Esiste una     pigrizia più comune, che desidera solamente evitare i lavori più noiosi.
La prima è pressoché incurabile. La seconda si può guarire.
Molti sono costretti ad un lavoro macchinoso e fastidioso che soffoca i loro slanci. Si tratta di schiavi, senza dubbio; ma lo schiavo più miserabile, non è forse quello che si crede libero? E non sarò forse io quello stolto?
Io so, intanto, che qualsiasi lavoro mi può essere proficuo. Il mio disgusto sarà giustificato? Se giudico il mio lavoro indegno di me, non sarà perché ne comprendo male il significato? Ho voluto veramente innalzarmi fino al mio sogno? Bisogna, dunque, che io osi intraprendere qualcosa di nuovo; se non ho questo coraggio, questa sicurezza, allora mi tolgo il diritto di lamentarmi. Lamentarsi è indebolirsi. Impaperò quindi la lezione della rassegnazione.
Sono io troppo superbo per accettare le mie difficoltà quotidiane senza lamentarmi? Per vincere la cattiva sorte, bisognerà che vinca me stesso.
E Tu, o Cristo.. Tu, costruttore dei mondi, tu hai ben maneggiato la fresa e la pialla; Tu, che nutri l’universo, Tu ti sei seduto alla tavola degli uomini; Tu, che tutto sapevi, con quale pazienza hai ascoltato e ascolti ancora le nostre chicchere? Tu che possiedi tutto e non hai bisogno di niente, non sei forse disceso, non hai sofferto, non ti dedichi senza sosta allo stesso eterno compito, al quale le nostre cattive volontà obbligano il tuo Amore?

OSSERVANZA: Lottare contro tutte le inerzie, in me e fuori di me.

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