domenica 26 marzo 2017

XIII. IL CRISTO (un anno un percorso)

Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.


XIII. IL CRISTO

"Vi troverete un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia." (Luca II, 12)

Dopo che l'intelligenza ha esaurito tutte le spiegazioni di questo mistero, essa si dichiara impotente innanzi a questa discesa dell'Infinito, a questa manifestazione dell’Universale, a questa incarnazione del Perfetto. Per quanto grande, per quanto complesso essa immagini il Relativo, un abisso incolmabile la separa dall'Assoluto. E dal momento in cui gli uomini pensano, hanno sempre percepito l'Unità Primordiale sfuggente, a meno di una distruzione definitiva del proprio Io.
Comprendere l'incarnazione del Verbo sarà sempre impossibile per me, fino a quando io sarò una creatura nella Creazione. Ma ricevendo il Santo dei Santi nel mio essere, lo splendore di questo Verbo fattosi uomo: posso diventare l'oggetto di questo miracolo. Questo Verbo nasce dal Padre, prima del tutto; E’ comparso un giorno a Betlemme; ed Egli può venire nuovamente alla Luce, di una nascita che si spera innumerevole, nelle anime di tutti coloro che lo seguono su questa terra  e in tutte le terre abitate dagli uomini.
Credere che Gesù è l'unico Figlio di Dio venuto nella carne, è un dono per chiunque prenda coscienza della propria totale nullità. Ma ognuno di noi diventa capace di ricevere la luce in un  certo momento del viaggio dell'Esistenza.
Sentire Dio nascere in noi è un altro dono ricevibile quando l’uomo è sufficientemente impoverito, denudato, purificato, e le cose e le forze temporali hanno, dentro di lui, fatto piazza pulita per l’eternità.
Sentire Dio che vive in noi, partecipare alla Sua onniscienza, alla Sua onnipotenza, essere liberi perché abbiamo consumato tutte le catene da lavoro di cui siamo stati caricati, e fare dono supremo al Padre di questa libertà infine conquistata, agire come Gesù, Figlio dell'Uomo, che ci rivela di vivere nel Padre ed anche il Padre vive in lui. Questa è la  forma ultima del nostro essere: l'unica e vera, ed è ancora un dono.
E per ottenere questi tre privilegi sempre un’identica cosa dobbiamo compiere: l'imitazione di Cristo Nostro Signore.


OSSERVANZA: Non desiderare nulla, neppure favori spirituali.

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mercoledì 22 marzo 2017

Parlando con una bussante... attorno al martinismo

"La verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli ed immagini." (Vangelo di Filippo)


Non sono trascorsi molti giorni, dal momento in cui scrivo questi poveri pensieri, da quando una cara viandante mi ha confidato che "sta studiando" il martinismo.
Da donna intelligente, prima di lasciarsi guidare dalla curiosità o dall'emotività, ha deciso di "vagliare", nei suoi molteplici aspetti, il martinismo.
Dialogando le ho esposto alcune riflessioni, che spero siano utili per ogni viandante indirizzato verso i nostri perimetri.

"Amica mia parti dalla considerazione che non esiste il martinismo, ma esistono i martinismi. 
Vi è un legame debole che unisce tutti i martinisti. Tale legame si esplica in tre elementi: 

1) La comune radice iniziatica che viene fatta risalire al Filosofo Incognito tramite Papus. 
2) L'auspicio della reintegrazione individuale .
3) I simboli, pochi e poveri, della loggia martinista. 

Essendo  i punti 1 e 3 dati di fatto ed oggettivi (per quanto qualcosa possa essere oggettivo nel nostro mondo), tenderei ad escluderi dalla tua disamina e concentrarmi sul secondo punto il quale è caratterezzante del percorso.

L'auspicio della reintegrazione, la quale è sempre e per sempre individuale, è elemento interpretativo. Ogni singolo iniziatore, o ogni struttura, ha sviluppato una propria prospettiva, e affinato propri strumenti per agevolare la reintegrazione individuale dell'uomo. 
Abbiamo strutture, ed iniziatori, che hanno visione del martinismo similare ad una massoneria povera o primitiva, dove tutto si concentra attorno ad una tornata di loggia (minimalista). Altre strutture/iniziatori che propongono un rituale individuale e collettivo più articolato e vario. 
Ovviamente vi sono dei limiti invalicabili attorno a quanto può essere preposto e predisposto a livello docetico e strumentale. Gli scritti del Filosofo Incognito, dei mistici e dei maestri a cui si è ispirato, di alcuni Grandi Maestri del Martinismo, di Paul Sédir e Jacob Bohme  sono ad esempio utili pensieri ed opere da cui trarre importanti riflessioni. Ancora strumenti quali il lavoro meditativo e riflessivo sui cantici del Filosofo Incognito, la purificazione individuale nei modi e tempi previsti, le meditazioni settimanali e mensili, il lavoro interiore,gli strumenti teurgici e sacerdotali forniti che appartengono alla storia dell'Ordine Martinista. Tieni, su questo punto, sempre presente che in Italia, così come in Francia, a prescindere da quanto straparlato da alcuni vi è una profonda varianza STRUMENTALE. Uno degli Ordini maggiori fino al 2002 aveva una sezione esoterica riservata a certi terzi e quarti, Sempre tale Ordine fino a pochi anni priva prevedeva rituali diversi ed aggiuntivi per taluni qualificati a certe operazioni ermetiche. Altro Ordine Maggiore nel corso degli ultimi anni ha mutato profondamente la propria ritualia più volte (prima la croce cabalistica, poi quella essenica, poi assenza di apertura, successivamente rimozione del trilume ecc... ecc...). Infine lo stesso Papus ha spesso mutato la sua lettura di cosa doveva o non doveva essere l'Ordine Martinista (si veda ad esempio il Rituale Generale dell'Ordine Martinista, ecc.. ecc..) ...
Cara amica potrei citare la Francia dove in talune strutture il martinismo è visto come livello di entrata per la Chiesa Gnostica o gli Eletti Cohen, ecc... ecc... Da donna intelligente avrai capito che non esiste un'ortodossia martinista, ma al limite una eteroprassi in vista della reintegrazione.
Inoltre vi è da tenere di conto che sussistono delle realtà, come ad esempio la nostra, in cui il complesso docetico e rituale viene collegato ad una data radice spirituale.... Per noi è il cristianesimo esoterico che trova nel RIPARATORE la sua centralità e nella Shin il fuoco trasmutatore. Questo in pieno accordo con gli scritti del Papus, a prescindere dalla limitata capacità intellettiva o percettiva di qualche pessimo filosofo altrui.

Ecco amica mia .... forse la cosa migliore è chiedersi: io che percorso individuale cerco e io che tipo di persona sono? Conseguita tale risposta potrai meglio orientarti nei nostri perimetri."

Questa è l'onestà che deve animare un iniziatore martinista. Avvisare il bussante che vi sono diverse interpretazioni del martinismo, che non esiste nessun organo supremo della docetica e della regolarità martinista (chi lo vagheggia è ingenuo o in malafede). Suggerire i vari strumenti che incontrerà durante il suo percorso (nel nostro caso la meditazione dei 28 giorni, il rituale giornaliero, la purificazione lunare, e strumenti meditativi ed introspettivi). Infine ragguagliare attorno alla filosofia e alla docetica che animano la sua testimonianza martinista. 

Chi così non si comporta. Chi sostituisce la testimonianza con l'arroganza, l'autorevolezza con l'autoritarismo, la menzogna alla verità è come un comandante di una nave che non solo è privo di sestante, ma confonde il maestrale con un colpo di ventaglio.

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lunedì 20 marzo 2017

XII. LA CONFIDENZA (un anno un percorso)

Carissimi Fratelli ed Amici Fraterni,

In occasione di questo nuovo anno vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.


XII. LA CONFIDENZA
“Sono Io che vi ho scelto e vi ho messo al vostro posto..”(Giovanni, XV,16)
Quando mi infastidisco per l’esuberanza un poco invadente di alcune persone, mi difendo, nei loro confronti, con maniere educate ma distaccate e, se necessario, aggiungo qualche suggerimento. Ho davvero ragione? Se io fossi rimasto al mio posto in ogni circostanza e con tutti, non avrei dovuto subire a mia volta tali effusioni intempestive, a meno che il mio riserbo non fosse derivato dalla superbia anziché dalla discrezione.
E poi realmente io non ho mai importunato nessuno, vuoi per stupidità, per maleducazione o per mia vanità? Ci vuole, in tutte le cose, la giusta misura. Non devo né fuggire dai miei vicini né trascorrere troppe ore con loro. Non devo essere invadente, né timido, né disdegnoso.
Devo mantenere sempre un certo grado di distacco, essere abbastanza libero da non aspettarmi mai nulla da nessuno, poiché in effetti, dal punto di vista di Dio, nessuno mi deve alcunché.
Devo sempre mostrare un certo grado di cordialità, essere sempre pronto a rispondere con sincera gentilezza alle richieste degli altri, anche nel caso in cui io le consideri banali o interessate. Fino ad oggi mi sono quasi sempre avvicinato agli altri in modo formalmente educato, ma sempre con l’attesa nascosta di un profitto che ne avrei potuto ricavare. D’ora in poi bisogna che io elimini dal mio cuore questo calcolo involontario; devo avvicinarmi a chiunque con sguardo fraterno; e bisogna anche che impari a pormi, portandola dal cuore verso la mente, la domanda opposta: in cosa posso essere utile a questo fratello?
OSSERVANZA: Accogliere tutti e non imporsi a nessuno.

domenica 12 marzo 2017

XI. LE PENE DEL CUORE (un anno un percorso)

Carissimi Fratelli ed Amici Fraterni,

In occasione di questo nuovo anno vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.

XI. LE PENE DEL CUORE
“Rimanete nel mio amore”. (Giovanni, XV,9)
L’amore diviene il più illusorio dei miraggi, se è me stesso che io cerco in esso. Se è me stesso che amo e l’essere che preferisco, si dovrà chiamare soltanto “ricerca del piacere” oppure “soddisfazione dell’egoismo sentimentale”.
L’amore diviene la più stabile delle realtà se io ne faccio un sacrificio fervente. La maggior parte degli amori sono solo fascinazioni magnetiche. Si ignora ogni cosa di queste forze misteriose: ecco perché le passioni sconcertano spesso lo spettatore, e la loro spiegazione psicologica resta sempre speculativa. Poiché siamo incapaci di donarci l’un l’altro per senso del dovere, la Natura ci somministra una pozione; e questa essenza che fluidifica, che ci trasporta dall’esaltazione all’amarezza e dalla frenesia al disgusto, ci fa imparare almeno i gesti elementari dell’altruismo o, piuttosto, ci allena a compierli. Infatti non c’è esempio migliore che quello di due amanti che, sebbene ben assortiti, si ritrovano ben presto a dover sacrificare, l’uno per l’altro, una qualche preferenza o comodità. L’accumulo di queste rinunce arriverà ben presto a superare la somma delle gioie. Ma più della dissolutezza, più della passione, ciò che corrompe in noi il potere dell’Amore, ciò che prosciuga la nostra fonte interiore più profonda, è la perversità nella mancanza della parola data, dell’inganno da cui taluni ricavano una gloria miserabile.
Che un uomo desideri la donna di un altro, è debolezza, una mancanza di fermezza fino al punto di non preoccuparsi di rapire un bene altrui, di distruggere una famiglia, di contravvenire ad un contratto precedentemente e liberamente stipulato; questa è la cosa più grave da cui ne deriva la condanna, che lo incatenerà forse per diversi secoli oltre la tomba, la cui durata rimarrà per sempre sconosciuta a noi quaggiù.
Ed inoltre i matrimoni sono decisi, fin dall’inizio, in cielo.  Nessun uomo, quindi, dovrebbe desiderare una donna e nessuna donna dovrebbe avvicinarsi ad un uomo, se non in vista di un matrimonio.
OSSERVANZA: Quando la persona che amiamo ci fa soffrire, cerchiamo di amarla per ciò che è in Dio e perdoniamo.

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domenica 5 marzo 2017

X. I CONFLITTI CONIUGALI (un anno un percorso)

Carissimi Fratelli ed Amici Fraterni,

In occasione di questo nuovo anno vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.


X. I CONFLITTI CONIUGALI
“L’uomo e la donna non sono più due, ma una carne sola. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito”. (Matteo, XIX, 6)
Che le dissertazioni su matrimonio e celibato restino a dormire nelle biblioteche! Visto dall’Alto, il problema è piuttosto semplice. Il nostro grande lavoro, quaggiù, è quello di imparare la bontà. La imparerò meglio se mi sposo o se non mi sposo? La risposta è personale.
La vita coniugale dovrebbe essere la scuola del vero Amore. Soltanto essa fornisce alle mie aspirazioni le prove necessarie della realtà quotidiana; soltanto essa mi preserva da esperienze pericolose e da indegne cadute. Essa sola rende chiara la natura illusoria dei sogni della mia giovinezza, annulla le loro ombre, li trasforma in luci splendenti e costanti.
E’ stato detto che “nessun uomo è grande per il proprio servitore”. Sono rare le vecchie coppie che conservano la reciproca fervente ammirazione dei tempi del fidanzamento.
Quali attenzioni saranno necessarie, alla moglie così come al marito, per restare degni l’uno e l’altra della loro reciproca scelta! Che capolavoro quel matrimonio che conserva fino alla morte la bellezza dei primi mesi! E’ necessaria tutta l’intelligenza, tutta la delicatezza, tutta la forza di volontà possibile.
Soltanto la vita coniugale ci insegna il servizio reciproco e l’abnegazione nelle piccole cose, che faranno poi da piedistallo a quelle grandi. Gli sposi lavorano ad un capolavoro che vale, per loro stessi e per gli altri, molto più di qualunque impresa eccezionale; nessun dissenso, nessuna dissonanza dovrà minare l’unione; gli errori, anche se gravi, del marito o della moglie, non dovranno servire ad altro che a renderla sempre più indistruttibile. Soltanto il matrimonio dà dei pretesti per coltivare la pazienza, la tenerezza, quell’inalterabile serenità, quella dolcezza piena di grazia e quel perdono ricco d’Infinito che formano le tappe della strada verso il Cielo.

OSSERVANZA: Che ciascun coniuge si impegni, in tutto ciò che non è Male, a donare felicità all’altro.

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