La lettera Shin ebraica é per i martinisti un simbolo
fondamentale, in essa si condensano il mistero del progredire individuale ed il
concetto di reintegrazione.
Della sua funzione sacra si notano tracce sin dai tempi del
cristianesimo gnostico in particolar modo in Basilide. Ma un suo utilizzo in
ambito sacro è sicuramente molto più antico ed ha avuto origine in culture
differenti; all’apparire dei primi alfabeti le stesse lettere non
rappresentavano unicamente un suono, ma anche dei concetti relativi alla
spiritualità, al senso del divino ed al percorso misterico ed iniziatico.
Con l'irruzione della Shin nel Tetragramma biblico, il Nome Sacro
si trasforma da nome impronunciabile e ineffabile, in una FORMULA dall'evidente potere trasmutatorio, יהשוה (YHSVH).
Dopo la venuta del Riparatore, specie in Alessandria d’Egitto,
comincia un periodo di coesistenza tra vecchie e nuove culture,non ultime
quella ebraica, quella cristiana e quella ellenica. Come in una vera e propria
fucina,una moltitudine di energie e di conoscenze si coagulano e si
dissolvono per poi riemergere in contesti di reciproca contaminazione ed
influenza .Differenti percorsi di ricerca,come promanando da radici
comuni,cercano nuova linfasia nella cultura iniziatico-filosofica greca, in
primis quella platonica,sia nella potente e travolgente affermazione del
pensiero gnostico nelle sue svariate articolazioni.E’ in questo contesto
carsico e pieno di feconde esondazioni che la Shin fa la sua irruzione nel nome
sacro.
Ma facciamo un pò di ordine, anzi cerchiamo di guardare ancora più
indietro nel tempo,alla ricerca di un seme precristiano della vicenda. Potremmo
porci la domanda: perché i primi cristiani sentirono il bisogno o ebbero
l’intuizione mistica di inserire proprio la Shin, all'interno della parola
sacra? E quindi cosa simboleggia la Shin, quale é la sua funzione nella teurgia
o in genere nel simbolismo esoterico, da dove riecheggia questo suono ?
Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe molto più tempo di
quello che mié concesso per questo lavoro, però ritengo utile dare alcuni
spunti che possono essere interessanti e che il ricercatore potrà scegliere di
approfondire autonomamente nei loro aspetti storici e
operativi .
Sappiamo che nell’antica civiltà persiana di religione Zoorastriana,
il fuoco era una divinità ed un simbolo permanente, associato a quell’energia
latente che governa l’entropia e il cambiamento dell’universo.
Il Fuoco era chiamato, nei vari dialetti,Atah o Atarma più spesso Atash. La parola Atash contiene la desinenza
Esh ed in ebraico può essere scritta con una Alef ed una Shin. Questo Esh, che
non ha un corrispondente nella lingua ebraica,esisteva nella lingua
correntemente parlata dagli ebrei ovvero l’ aramaico; il suo significato era fuoco.
La parola Esh con il medesimo significato di fuoco è riemersa dopo molti secoli
tra i cabalisti della tradizione iberica. L’Esh cabalistico è pertanto una
parola di esclusivo uso esoterico e continuerà a non avere nessun significato
nella lingua ebraica.
La lettera Shin viene pronunciata con un suono simile al nostro sccc, come il crepitio di una fiamma, è
una lettera presente in tutte le lingue semitiche ed anche nell’alfabeto
egizio. Nell’egiziano geroglifico la lettera Sin era rappresentata da uno
stagno rettangolare; nello stagno, simbolo di acqua e di vita, si specchiava il
Sole al suo sorgere, la cui purezza e luminosità erano simboleggiati da tre
raggi che terminavano con un piccolo cerchio.
L’uso della Shin come vera e propria lettera alfabetica è
riconducibile già ai primi alfabeti semiti, quali il fenicio e l’ aramaico,
nella sue prima forma sembra rappresentare un triangolo (piramide o montagna)
con due raggi (di sole) che salgono ai latia formare una specie di W, quindi
una struttura ternaria o trinitaria che si innalza verso il cielo.
Secondo le affascinanti e
suggestive ricerche di Brian Pellar le lettere dell’alfabeto fenicio, unite due
a due , riproducono fedelmente la forma delle costellazioni ed in particolare,
la Shin unita alla Taw, rappresenta la costellazione del Capricorno, che
comincia il suo periodo col solstizio d’inverno, momento della rinascita e
dell’allungarsi del ciclo solare. Di seguito viene riportata la sorprendente
somiglianza tra l’immagine della costellazione e le lettere fenicie, debitamente
orientate.
Questa brevissima premessa dimostra come la lettera Shin sia
stata, anche millenni prima della nascita della cultura giudaico cristiana, un
vero e proprio simbolo sacro collegato a concetti della religione e secondo
alcune ipotesi anche a raffigurazioni astronomiche.
Tornando all’alfabeto ebraico: la Shin שיןe’ la ventunesima
lettera ed é una delle 3 lettere madri;rappresenta quindi una delle forze
primordiali e archetipe necessarie alla creazione. In quanto tale, è fortemente
collegata con l’origine delle cose e con la manifestazione delle parole, del
linguaggio e del pensiero. Tutti questi elementi, fattori, effetti e premesseci
inducono a comprendere come nel tempo le lettere ebraiche siano diventate formule
simbolich e unificanti, capaci di coagulare nella stratificazione dei propri
possibili significati una connessione con i misteri universali.
Per il suo aspetto e pe rl’assonanza con la parola Shen שן, che in ebraico significa dente, la
Shinpuò essere correntemente usata con tale significato. La sua forma è infatti
molto simile alla radice di un molare.
La parola dente ed i concetti ad essa associabili, sembrano a
prima vista lontani dal celare significati di carattere filosofico, religioso o
esoterico, ma in base a più attente analogie e meditazioni si può arrivare in
breve a conclusioni interessanti.
Il dente,nelle più comuni meditazioni sulle lettere ebraiche, è associato
alla sapienza,in quanto è lo strumento che scompone e consente la
trasformazione della materia in energia. La sapienza da parte sua è quel
livello di comprensione superumana che scaturisce dal virtuoso coesistere della
conoscenza e dall’intuizione. Del resto frantumare, suddividere e sezionare
sono istintivi atti di conoscenza (il bambino che smonta il gioco
distruggendolo). Un primo passo verso la comprensione(cum prendere),quindi un
vero e proprio processo di metabolizzazione delle energie dell’universo,la
scoperta del macrocosmo nel microcosmo.
La costante frantumazione e scomposizione della materia è una
calzante metafora anche del processo interiore di spoliazione psichica
(purificazione dell’Ego).
Il risultato della triturazione è alchemico e permette di scindere
gli elementi in parti elementari alla ricerca di stati più sottili della
manifestazione. E’ singolare che la stessa parola italiana scindere contenga esattamente la stessa radice della lettera
ebraica.
Secondo
il Sepherha Bahir la ש è
la radice dell'Albero della Vita, questo senso deriva dalla parola שרש che significa radice. In questo senso la radice della manifestazione della
realtà è l’anima, mistero che ci conduce all’essenza ultima delle cose e del
pensiero. Intuire la radice del nostro essere significa comprendere gli
elementi più occulti e spirituali della nostra identità.
Trasformare l’invisibile in energia, pensiero e forma e viceversa
trascendere la dimensione materica grossolana non è altro che un processo di
Reintegrazione spirituale nella purezza della nostra essenza.
L’azione del triturare ci indica quindi quell’opera di
semplificazione e di eliminazione del superfluo, di dominio del cambiamento
dello stato “corporeo”, che da denso e grossolano,si modifica in sottile ed
essenziale. Il termine
aramaico "Shena"significa infatti modificazione.
L’altro e più noto significato che viene attribuito alla ש, ’è quello di Fuoco, elemento alchemico che ha il potere di
trasformare eliminando le impurità, lo strumento di purificazione per
eccellenza; infatti a guardarla bene la Shin sembra anche un fuoco con tre
fiammelle e nella Formula Pentagrammatica viene dipinta di rosso.
Tale significato è perfettamente connesso in chiave alchemica col
simbolo del dente, in quanto l’elemento fuoco è un elemento purificatore e
genera il calore necessario ad ogni trasformazione. In questo senso la Shin può
essere definita come quella energia che permette al fuoco di sprigionare se
stesso,ovvero la tensione che sta alla base del suo naturale scatenarsi; si
tratta quindi di un’ energia latente che è connaturata alla stessa materia,
essendo quest’ultima destinata, per legge divina, ad una perenne
trasformazione.
Il fuoco interiore,
quale strumento alchemico, brucia la parte impura della materia e non può
intaccarne lo spirito
che pertanto in concomitanza di alti livelli di purificazione emerge. Come
detto da Giovanni il Battista: "Egli vi battezzerà in Spirito Santo e con
il Fuoco".(Luca 3.20)
Nell’ambito della cultura religiosa ebraica la Shin ha
un’importante funzione simbolica, è incisa ad esempio sulla Mezuzah, ovvero
l’astuccio che contiene la Shemà Yisrael ( Deteuronomio 6:4), la preghiera
liturgica più sentitache viene recitata due volte al giorno. L’astuccio viene
posto, dagli ebrei, all’entrata di ogni casa e di ogni stanza (tranne che per il bagno).In questo caso la
Shin sta ad indicare anche la parola י ד ש “Shaddai”, che
significa propriamente il Potente ed è uno dei nomi sacri per nominare colui
che per gli ebrei non può essere nominato.
Entrando in materia più marcatamente cabalistica non possiamo non
notare che la Shin ha una forma trinitaria; tale circostanza trova puntuale
conferma nel fatto che la lettera è la n. 21 dell’alfabeto; infatti il 21 è,per
riduzione ghematrica, pari al 3; inoltre lo stesso valore numerico della
lettera Shin è pari a 300.
Proseguendo in campo cabalistico e pertanto non strettamente
ebraico, è fondamentale sapere che la Shin è collegata anche a Ruah Elohim(lo
Spirito che aleggia sulle acque) che è anch’esso pari a 300 in ghematria;
questa coincidenza numerica è molto importante anche per la cabala
cristiana,perché dà una coincidenza di valore, al Cristo ed allo Spirito Santo,
come a suggerire la funzione della Shin cristiana all’interno della Formula
Pentagrammatica.
“Lo Spirito di Dio mi ha
creato e il Soffio dell’Onnipotente mi ha dato la vita” (Giobbe 33:4) (notate
questi numeri)
Riprendendo il numero 21 possiamo aggiungere che esso stesso è
pari al 7 moltiplicato per 3 volte,pertanto è, in questo contesto, un simbolo
trinitario attivo che interviene ed agisce sulla frequenza della
creazione, ovvero sulciclo del 7 (vibrazione del soffio). La frequenza
della vibrazione dei cicli,stabilisce la qualità emergente dell’esistente, che
cadenza il processo di emanazione e comunione traSpirito e materia. Tale verità
è chiaramente custodita anche all’interno dello stesso numero 7, che è la somma
del 3 e del 4. Nondimenonon va tralasciato che il 4, come pitagoricamente dimostrato, contiene la
perfezione del 10.
Entrando nel microcosmo della lettera è meraviglioso scoprire che
è composta da 3 yode 4 vau (sempre 7), la somma di tali lettere in
ghematria dà 55 che é un 10, ma in primis è anche un doppio 5, ( Il cinque di fronte a cinque per citare
il SeferYetzirah),ovvero il secondo ciclo dell’Adam Kadmon,quello in cui può
avvenire la reintegrazione dell’uomo nel suo archetipo divino,nonostante la
tremenda opposizione dualistica delle forze del dispiegamento della
manifestazione polare.
Lo studio e la meditazione di questi numeri e di queste potenze,
l’interiorizzazione dei simboli, può portare alla scoperta ed all’intuizione di
ulteriori parole e concetti che sono dei veri e propri meccanismi di
rivelazione della perfezione e dell’immanenza del Mistero.
Vale la pena fare anche un cenno alla composizione dei sentieri
dell’Albero della Vita; la Schin, almeno per la cabala tradizionale,
rappresenta il sentiero n.24che va orizzontalmente da Binah a Chochmah. Tale
sentiero appare come il velo che rende insondabile la triade superna o
triangolo divino;il limite superiore a cui tendere nella Grande Opera della Reintegrazione.
Il destino écelato oltre il velo delle prime tre Sefirot; lì il
mistero dell'Istruzione Archetipa ovvero il Verbumè inaccessibile alla
comprensione della logica.Il Sentiero n. 24 è infatti chiamato anche percorso
della coscienza immaginativa, il Chashmalo seme coscienziale che brilla
di luce nelle profondità dell’Io; l’impermanenza del pensiero psichico
ordinario lo rende inafferrabile e completamente incatenato ai condizionamenti
del mondo molteplice.
Gesù svela questo mistero essendo il simbolo dell’uomo pneumatico,
l’uomo luminoso che governa la Gnosi assoluta, l’uomo che si libera dai ceppi
della carne per ricongiungersi con il suo Se Spirituale.
Giungiamo quindi alla Shin come simbolo cristiano. La
sopravvivenza della cultura gnostica e in generale del cristianesimo
esoterico,gli insegnamenti segreti, i simboli ed i rituali, tramandati nei
secoli da bocca ad orecchio, incontrano ad un certo punto delle condizioni
speciali per riaffiorare in maniera più manifesta, o comunque lasciando una
chiara traccia nei testi dagli importanti studiosi della tradizione che si sono
succeduti.
Siamo nel Rinascimento italiano dei circoli neoplatonici; la
caduta di Bisanzioaveva comportato una fuga verso l’Europa del ceto religioso
bizantino e la ridiffusione di testi originali di filosofia platonica; inoltre
la cacciata degli ebrei dalla Spagna con l’arrivo di molti cabalisti in Italia,
ma specialmente l’ascesa di una classe nobiliare dedita al mecenatismo
illuminato ed interessata all’esoterismo, creano nuovamente le condizioni favorevoli
per lo sviluppo di studi sincretici di filosofia, misticismo e cabala, che
portano alla nascita di un vasto movimento di cabalisti cristiani in tutta
l’Europa.
Il filo dell’iniziazione da persona a persona, prosegue a mio
avviso ininterrotto e i simboli sacri già consegnati ai Rosa Croce, vengono
tramandati fino alla fine dell’800, entrando nel perimetro della tradizione Martinista,
per poi essere diffusi in tutte le correnti esoteriche dei primi del 900 ed
anche in ordini non appartenenti ad una matrice esclusivamente cristiana.
I cabalisti cristiani ed in primis Pico della Mirandola avevano
già fondatola loro indagine sullo studio e sull’interpretazione di questi
antichi simboli, indagandone le connessioni col mistero trinitario,con la
figura del Cristo e con il concetto di reintegrazione dell'uomo nel divino.
In particolare, a proposito della Shin e della Formula
Pentagrammatica,nell’opera “72 Conclusioni Cabalistiche”Pico scrive:
5.
Qualsiasi ebreo cabalista che segua i princìpi e la lettera della scienza della
cabala è inevitabilmente costretto ad ammettere la trinità e ciascuna delle
persone divine –Padre, Figlio e Spirito Santo- e ciò, esattamente, senza
aggiunte, diminuzioni o variazioni, secondo gli assunti del cattolicesimo.
Corollario: non solo chi nega la Trinità, ma anche chi la pone in modo diverso
dalla dottrina cattolica, come Ariani, Sabelliani e simili, possono essere con
chiarezza ricondotti all’ortodossia, se ammettono i princìpi della Cabala.
6. I
tre grandi nomi di Dio di quattro lettere che si incontrano per mezzo di un
miracoloso trasferimento di proprietà nei libri segreti dei cabalisti vanno
fatti corrispondere alle tre persone della Trinità così: Eheyeh (Io Sono) è il
Padre, YHWH è il Figlio, e Adonai è lo Spirito Santo. Lo può capire chi molto
ha approfondito la Cabala.
7.
Nessun ebreo cabalista può negare che il nome di Gesù, Yesu, interpretato
secondo i metodi e i princìpi della Cabala, significa esattamente tutto ciò che
segue: Dio, Figlio di Dio, e Sapienza del Padre per via della terza persona
della divinità, che è ardentissimo fuoco d’amore, unito alla natura umana
nell’unità di ciò che è sottomesso.
14.
Per mezzo della lettera Shin, che sta al centro del nome YhSwh (Gesù), ci viene
cabalisticamente comunicato che il mondo fu integralmente in pace, raggiungendo
la sua perfezione, quando lo Yod (la prima lettera del nome) si congiunse col
Vav (la quarta lettera del nome), cosa che è avvenuta in Cristo che fu vero Dio
e Uomo.
15.
Per mezzo del nome ineffabile Yhwh, che i cabalisti sostengono essere il
nome del Messia che deve venire, si comprende con tutta evidenza che lui
sarebbe stato Dio, Figlio di Dio, grazie allo Spirito Santo, e che dopo di lui
il Paraclito sarebbe disceso sugli uomini, a render perfetto il genere umano.
16.
Dal mistero delle tre lettere contenute nella parola Shabbat (Sh-b-t), possiamo
chiarire cabalisticamente che oggi si sabbatizza il mondo, dato che il Figlio
di Dio si è fatto uomo, e che da ultimo sarà il Sabayo, quando gli uomini saranno
rigenerati nel Figlio di Dio.
Sempre Pico nella sua opera 900 Tesi (Conclusionesphilosophicae,
cabbalisticae et theologicae) scrive: " Nella
lettera shin, che è il secondo nome di Gesù si intende che cabalisticamente il
mondo è così come la sua perfezione quando la lettera Yod è unito alla lettera
Vav, che si realizza in Cristo che era il vero Dio, figlio e
uomo "(Conclusione n. 842).
SullaShin e la Formula Pentagrammaticaè stato scritto veramente tanto da
parte dei cabalisti rinascimentali. Reuchlin in particolare è foriero di una
suggestiva ipotesi che stabiliva una certa coincidenza tra il nome di Gesù e la
formula Pentagrammatica. Tale teoria, per quanto interessante, è risultata
chiaramente errata, in quanto la forma più antica del nome di Gesù era Yeshua`ישועche termina con un’Ayn. Il nome
Yeshua` pertanto non contiene la lettera He, mentre a sua volta il
Tetragrammaton non contiene la lettera Ayinע.
Tra gli studiosi della cabala in chiave cristiana, non può non essere
non citato Henry Kunrathche nel suo Anphitheatrum Sapientiae Aeternaee ci ha
regalato delle immagini stupende sulla Grande
Opera sintetizzata in simboli dell’alchimia e del cristianesimo esoterico. Kunrath
si dimostrò un adepto dell’alchimia spirituale dando voce e luce, con delle
bellissime incisioni, alla potenza dei simboli della tradizione.
E’
interessante, per comprendere l’importanza del Cristo nella Formula
Pentragrammatica, ricordare che le prime tre lettere della stessa
formula,vengono associate da alcuni cabalisti cristiani al monogramma IHS, che
è scritto in latino e deriva dal greco ΙΗΣ,che sono leprime tre lettere del
nome del Cristo in greco.
Sostanzialmente,
per alcuni di questi cabalisti ed alchimisti cristiani, che hanno vissuto a
cavallo tra il 1400 ed il 1600, la Shin nel Tetragramma, è interpretata come la
cristificazione del nome ineffabile, un’ operazione magico trasmutatoria che si
fonda sul riconoscimento della funzione del Cristo Eone, come entità
trascendente e simultaneamente immanente nel nuovo destino dell’uomo, donatogli
dalla venuta del Cristo.
D’altro canto per
dar maggior carica a questa centralità della Shin nel nome Sacro, e del Cristo
nella Shin, possiamo dire che i due nomi principali con i quali si indica Gesù
nei testi sacri, sono Yeshùa(יֵשׁוּעַ)e Mashìach(משיח)ed entrambe le parole ebraiche hanno al centro la lettera
Shin.
Il
nostro Maestro Louis Claude de Saint Martin ci dice infatti che il nome di
Cristo è il fiore del Grande Nome, che il centro della Parola è il tempio del
vero Dio.
A
questo punto possiamo dire che la Shin, all’interno del Formula
Pentagrammatica, simbolizza il Cristo e la sua potenza trasmutatoriae
modificatrice della dimensione spirituale.
E’
il Cristo interiore, quell'amore, quella volontà, quello sforzo interiore
che spinge l'uomo di desiderio a vibrare in armonia al Cristo
Eone, inteso come forza universale di salvezza a tutti i
livelli esistenziali.
Abbiamo
parlato di spoliazione psichica, di auto
osservazione , di conoscenza, di sapienza, ma non abbastanza di
virtù e amore;questi sono i requisiti necessari per una vera trasformazione e
reintegrazione. Lavorare sui 7 Arcangeli non deve essere un lavoro
di mera autoconoscenza, ma un lavoro attivo di purificazione dalle scorie
psichiche, di distacco dall' EGOismo e dalle antiniziatiche
debolezze, per riuscire a dissipare al termine dell'Opera le ombre che popolano la nostra coscienza,
per far posto alle virtù del Se divino.
La Shin al centro del petto è quindi la qualifica iniziatica più
importante per poter diventare un Teurgo e riuscire a lavorare in perfetta
simbiosi con le leggi divine in una dimensione universale e non
personale.
Concludo
con le parole del Cristo sulla nuova Nascita : «In verità, in verità ti
dico, se uno non nasce da Acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
Quel che è nato dalla carne è carne, quel che è nato dallo Spirito è Spirito»
(Giovanni 3,3-5)
ARPOCRATE
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