Eracle Associato Incognito
Sarebbe importante
riflettere su cosa è la malattia (sia fisica che psichica) e su cosa significa
curarla. Ai nostri occhi la civiltà dell’antico Egitto era ossessionata
dall’idea della morte e dominata dall’imperativo di ancorare la consapevolezza
umana a questo piano di esistenza, anche dopo il passaggio nell’al di là. Per
questo motivo gli antichi egizi mummificavano i corpi e gi organi interni,
ritenendo che la mummia di un defunto potesse funzionare come “ancoraggio” per
le altre parti sottili che costituiscono un essere umano (in alcuni casi questa
funzione veniva svolta da una statua che riproduceva fedelmente le fattezze del
defunto) e l’inumazione era preceduta da riti magici che favorivano tale
ancoraggio, assieme ad offerte, reali e simboliche, e a scritte ed immagini,
nel luogo di sepoltura, che dovevano servire al defunto per ricordarsi di sé e
impedire la disgregazione dei suoi corpi sottili. Se oggi è impossibile fare nostra questa
visione e questa escatologia della morte, che ha dominato un’intera civiltà per
più di tremila anni, mi sembra profondamente istruttivo riflettere sul modo in
cui quella lontana civiltà considerava le componenti materiali e sottili del
corpo umano e le relazioni causali tra cura e malattia.
Nell'Antico Egitto si
credeva che le componenti del corpo umano fossero nove:
1) Il corpo fisico,
detto Sekhu o Khat, destinato alla decomposizione. Tutte le componenti sottili
vi risiedono durante l'esistenza in vita.
S 2) Il Ka, che alcuni hanno chiamato "Doppio",
Contiene i ricordi e i sentimenti della vita terrena ed assomiglia all'uomo di
cui è parte come una goccia d'acqua. L'idea moderna che si avvicina di più a
riassumere tutte le proprietà che gli egiziani attribuivano al Ka, è la
forma-pensiero di sé stesso che ognuno di noi coltiva durante la vita. Dopo la
morte poteva rientrare nel corpo mummificato o in una statua che raffigurasse
le fattezze del defunto.
3) Il Ba. Rappresentato da un uccello dalla
testa umana o da una cicogna, si avvicina all'idea che oggi abbiamo di Anima. È
l'intelletto/logos, responsabile della memoria archetipica, la parte dell'uomo
in contatto con gli déi, determina la personalità, ma dopo la morte deve essere
fatto oggetto (come d'altronde il Ka) di offerte, reali o simboliche e allora
può tornare ad unirsi al corpo mummificato.
4) L'Ib o Ab (cuore).
Sede delle emozioni e dell'intelligenza, della memoria e del sapere, unico
organo lasciato al proprio posto dopo l'imbalsamazione. Pesato da Anubis e da
Maat dopo la morte, veniva divorato da Ammitt se il verdetto era negativo.
5) Il Ren, o nome
segreto. È la componente dell'uomo che continua a dargli vita, finché viene
pronunciato da Ptah. Il suo "nome segreto" fa parte della personalità
di un individuo, ne è una manifestazione, chi dovesse conoscerlo avrebbe totale
potere su di lui.
6) Akh, o Khu, o Sahu.
Raffigurato con un ibis è un elemento spirituale e luminoso che dopo la morte
si ricongiunge con il Creatore, salendo a brillare come una stella. Mentre il
corpo appartiene alla terra, l'Akh appartiene al cielo e la sua direzione è
l'Oriente. È il legame dell'uomo col mondo divino, che si riflette nel Ba. Se
le parti sottili dell'uomo si riuniscono dopo la morte, da origine al
"corpo glorioso".
7) Il Khaibit, o
Khabbit, o Sheut, o Shuyt. È l'Ombra, di colore nero, presente sempre in ogni
essere umano. All'opposto del Ka, che tende a conservare tutte le
caratteristiche positive, è l'emanazione di tutti gli aspetti negativi, le
formepensiero emanate dal soffermarsi sulla rabbia, sull'ira, sulla frustrazione,
sull'invidia, sulla superbia, sulla paura, sull'avidità etc. È il collegamento
tra il corpo e gli elementi incorporei dell'individuo, la parte più vicina al
mondo fisico dopo il corpo materiale. Responsabile della manifistazioni
spiritiche.
8) L'Heka. È l'energia
espressa come "potere della magia". Si tratta di una forza
soprannaturale che ogni uomo può ricevere dalla dea UretHekam, "colei che
è grande in magia". È la forza che rende possibile l'esistenza di ogni
uomo e, a volte, gli consente di dialogare con il mondo divino e perfino di
influenzarne il corso.
9) Il Sekem: è
l'energia, la forza, la potenza e la luce di una persona defunta. Si tratta di
tutte le energie che si generano dall'unione delle parti fisiche e spirituali
di un essere vivente, che possono essere tenute insieme solo impedendo la
disgregazione dei corpi dell'uomo dopo la sua morte.
Tornando al rapporto tra
cura e malattia, gli antichi egizi avrebbero detto che ci si può ammalare
perché solo il corpo fisico è affetto da malattia, oppure ci si può ammalare
perché si è squilibrato, in relazione agli altri, uno, o più di uno, dei corpi
sottili che ci costituiscono, il che si riflette immediatamente sul corpo
fisico e sulla mente, ma non è partendo dal corpo fisico o dalla mente che il
problema può essere risolto. I nostri medici si occupano solo di curare il
corpo fisico e, nella “migliore” delle ipotesi, l’Ombra (posto che la
psicanalisi arrivi a “toccarla”). Per un egiziano antico era invece evidente
che L'Akh guarisce il Ka e il Ba, e che il Ka e il Ba guariscono il khat e il khabbit,
cioè il corpo fisico e l'Ombra. La nostra civiltà, cieca e materialista, ha
dimenticato chi siamo veramente. Sapremmo e ricorderemmo quali sono le origini
del potere di guarigione di immagini, miti, fiabe e simboli, se solo credessimo
ancora nell'invisibile
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