sabato 23 settembre 2017

XXXIX. LA CARITA’ (un anno un percorso)



Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.
Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.

XXXIX. LA CARITA’

"… Che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri." (Giovanni XV, 12)

Tutte le virtù spirituali non sono che una virtù; chi possiede l’una possiede le altre. Ma tra tutte è la carità che Dio mi chiede, perché è quella, per la cui acquisizione, che mi è possibile fare gli sforzi più accurati. Le forme di carità sono innumerevoli. Se questo fuoco brucia nel mio cuore, tutte le mie azioni, tutte le mie parole, i miei pensieri saranno elemosine ed offerte. Se esso non brucia, ho ancora la risorsa inestimabile di agire, parlare, pensare, come se io amassi. Ecco la divina menzogna, alla quale bisogna che mi obblighi in ogni tempo e in ogni luogo.
La carità non è beneficienza o filantropia. Queste sono prudenti, ragionevoli, umane. La carità è folle; essa non consulta altro che la sua compassione; nessun ostacolo può fermarla; nessuna ingratitudine la respinge; nessuna ricompensa la eccita. Essa conosce tutte le prelibatezze per scienza infusa; essa parla tutte le lingue; opera in tutte le condizioni. Essa mi può ingrandire fino ai limiti dell'universo; per mezzo di essa Dio è obbligato a servirmi; tramite essa Dio ha creato il mondo e lo ricrea. E’ essa che costituisce il corpo del Figlio dell'uomo e l'anima del Figlio di Dio. Attraverso di essa tutti i miracoli sono possibili, tutti i misteri vengono rivelati, tutte le catene della materia vengono distrutte.
Questo principio di tutte le forze, questa fonte di ogni bellezza, questo segreto di ogni salvezza è l'unica virtù fra tutte che io posso seguirne l’accrescimento con precisione, con tutto il rigore di un esercizio fisico. Nella formazione delle altre virtù, qualcosa sfugge al mio controllo. Mentre un pensiero, una parola, un gesto di aiuto ad una creatura sofferente sono sempre soggetti alla mia coscienza, e possibili alla mia volontà.

OSSERVANZA: Non lasciate passare un giorno senza aiutare qualcuno, in un modo o nell'altro.




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lunedì 18 settembre 2017

Il Percorso Martinista



Il più grande peccato che noi possiamo commetere contro Dio è quello di dubitare del Suo amore e della Sua misericordia, perchè è mettere in dubbio l'universalità del Suo potere che costituisce il persistente peccato del principe delle tenebre. (da Opere Postume: Louis Claude de Saint-Martin)

Il percorso martinista, così come da noi viene compreso e tradotto in laboriosa pratica, ha come intendimento quello di formare un “monaco combattente”, un consapevole sacerdote del divino che alberga in ognuno di noi. Nondimeno dobbiamo ricordare come Martinez de Pasqually avesse fondato, e raccolto, i suoi Eletti Cohen attorno al “Culto Divino” e come lo stesso Louis Claude de Saint-Martin individuasse nel rapporto con il Riparatore quel viatico necessario, affinché l’iniziato potesse giungere alla completa reintegrazione.

Non volendo procedere, almeno al momento, lungo tale linea di studio e divulgazione del martinismo, ma avendola introdotta solamente per meglio delimitare il perimetro dei nostri studi e lavori, mi permetto di esporre alcune osservazioni attorno al nostro percorso.

Il percorso martinista trova, nelle strutture che alla forma uniscono sostanza, inizio ben prima della tradizionale iniziazione. In quanto al candidato viene richiesta la presenza di determinati requisiti psicologici e spirituali necessari, non solo a sostenerlo durante il percorso spirituale, a permettergli il giusto e proficuo inserimento all’interno di una fratellanza di persone impegnate lungo il processo di reintegrazione. Una persona squilibrata non potrà che produrre squilibrio e per questo è necessaria la massima attenzione nella cernita (l'iniziazione non è per tutti, e chi afferma il contrario non sa cos'è l'iniziazione in quanto non iniziato realmente). Ovviamente qualora l’iniziatore è a sua volta squilibrato, e purtroppo ve ne sono, sofferente di qualche disabilità psicologica e spirituale che lo rendono invalido a CAMMINARE lungo il sentiero spirituale, semmai lo ha mai percorso, raccoglierà attorno a se altri squilibrati. Questa è la legge di attrazione o magnetismo: così come l’oro attira l’oro, così il piombo attira il piombo.

Personalmente consegno a tutti i bussanti, che hanno superato il vaglio della presenza dei requisiti necessari, la “Meditazione dei 28 Giorni”. In modo che essi abbiano la possibilità di cimentarsi con uno degli strumenti che il Nostro Ordine mette loro a disposizione, e saggiare le proprie capacità introspettivi e di disciplina. Già questo piccolo scoglio iniziale aiuto ad infrangere i deboli gusci del della vanità e dell’incostanza.

Il percorso si snoda poi, non necessariamente in quanto ogni avanzamento deve essere meritato prima di essere concesso, nei seguenti gradi: Associato Incognito, Iniziato Incognito, Superiore Incognito e Superiore Incognito Iniziatore. Ogni struttura, è bene dirlo e chi sostiene il contrario è solamente un Ingenuo o un Bugiardo, articola la docetica e il corpo rituale in modo più o meno peculiare. Le due grandi famiglie del martinismo italiano (Brunelliani e Venturiani) molto si differenziano fra loro per gli strumenti proposti, e vi sono delle varianze anche all’interno delle stesse famiglie. In questo non vi scorgo niente di male, in quanto è sempre bene parlare di “martinismi” e non di “martinismo”. Colui o coloro che affermano il contrario dovrebbero spiegare le reali motivazioni della loro separazione, e si vedrebbe che nella maggioranza dei casi esse non sono legate ad altro che alla vanità e alla contingenza.

Le ragioni, ad esempio, della nostra peculiarità sono ben affrontate sulle pagine pubbliche del nostro sito www.martinismo.net e presto tornerò a parlarne.

Il grado di Associato Incognito è prevalentemente, ma non esclusivamente, ad impronta cardica. L’associato è erudito su alcuni strumenti a valenza meditativa, di preghiera interiore e introspettiva. Il suo lavoro è legato al “piccolo cerchio” giornaliero e ha carattere lunare e purificatorio.

Il grado di Iniziato Incognito è prevalentemente, ma non esclusivamente, a vocazione teurgica. Il fratello non abbandona gli strumenti precedentemente acquisiti, ma sono essi implementati su di un piano lunare completo. In tale ambito troverà il rituale, e le sue articolazioni, di Luna Piena o rafforzamento eggregorico.

Si giunge infine al grado di Superiore Incognito. Questo è un grado squisitamente sacerdotale, in accordo con quanto sottolineato in apertura di queste modesta riflessione, dove il fratello o la sorella sono eruditi nei due grandi rituali equinoziali e solstiziali. Si giunge così al completamento docetico e rituale del fratello, che lavora così sia sul piano giornaliero, quello lunare e quello solare.

Ora, in conclusione, mi permetto di far notare come a nessuno, in possesso delle giuste qualifiche, è negato, nei tempi e nei modi opportuni e necessari di raggiungere tale soglia… starà poi a lui camminare e da iniziato divenire adepto. Sarà sapientemente limitato l’accesso, nelle strutture sane e consapevoli, la progressione a coloro che non sono in grado di dare vita quel magnetismo in grado di attirare a sé altri fratelli, che non sono in grado di espletare un’adeguata azione divulgativa e di sacrificio nei confronti dei fratelli a loro affidati.


Ritengo che l’iniziato che procede lungo la via del sapiente governo degli elementi quaternari interiori, ha come riflesso un acquietamento degli elementi quaternari esteriori. La sua vita esteriore dovrebbe essere domata, proficua e ragionevolmente sottomessa dal suo potere di governo interiore. Altrimenti, amici miei, è fin troppo facile definirsi Filosofi o Maestro o Iniziati quando nella realtà siamo solamente burattini in preda alle necessità interiori, ai bisogni della vita e all’invalidità psichica e spirituale (che spesso si accompagna, in quanto precede, quella fisica di taluni iniziati di carta).

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sabato 16 settembre 2017

XXXVIII. La Preghiera (un anno un percorso)




Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.
Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.

XXXVIII. LA PREGHIERA

"Mentre pregava, il cielo si aprì ..." (Luca III, 21)

Gesù ha detto che non occorrono lunghi discorsi per parlare con Dio. Siccome io posso e devo sottoporgli tutti i miei bisogni, materiali o spirituali, devo anche chiedere il Suo aiuto, anche quando mi sembra sufficiente, per il mio lavoro, la mia sola forza. Ma in ogni caso sono necessarie poche parole, poiché Egli conosce i miei bisogni prima che io li esponga a Lui. Tuttavia, poiché Egli mi ama, ha piacere vedermi ricorrere a Lui.
Egli è infinitamente superiore ad ogni eloquenza; Gli parlerò dunque con semplicità.
Egli è in tutte le emozioni che posso provare nel pregarlo, ed in tutti i favori che ne seguono; inoltre Egli si restringe secondo la mia piccolezza, ha proporzionato il Suo splendore alla mia meschinità.
E’ questo il motivo per cui Egli è ancor più presente quando le beatitudini interiori non giungono che solamente dalle profondità dal mio cuore fissato in di Lui; poiché  allora Egli giunge a me con un grado di luce idoneo, a quanto la mia povera natura potrà percepire e sopportare.
Io posso sembrarmi languente, solo e sterile; ma se continuo a sostenere me stesso nel il mio abbraccio incrollabile al Cristo, questa notte della mia natura diventa il giorno luminoso della fede. E’ allora che mi è dato di superare me stesso, ed io progredisco. Mentre il fervore e i rapimenti non sono che le gioie della mia personalità, felice della sua condizione.
Per quanto in alto io vado, Dio è ancora più lontano. Allora Egli si rende sensibile, Egli è si abbassa fino a me, per incoraggiarmi.
Quindi la mia preghiera verrà ascoltata solo se sarò umile. Io mi annienterò sempre più profondamente, per incontrare finalmente Colui che, essendo l’Altissimo, è disceso per me fino al nulla. L'umiltà è il fondamento di tutto l'edificio interiore; essa è l'atmosfera del discepolo.

OSSERVANZA: Io rifletterò ogni giorno su di una delle frasi dell’Orazione domenicale.

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domenica 10 settembre 2017

XXXVII. L'ULTIMA CENA (un anno un percorso)




Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.
Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.

XXXVII. L'ULTIMA CENA

"Questo è il pane disceso dal cielo." (Giovanni VI, 58)

Il Verbo nutre l'Universo. Le creature prendono da Lui la loro esistenza e non esistono se non nella misura che Lui conferisce loro perennemente, in un sacrificio eternamente rinnovato. E’ così che il panteista comprende i rapporti di Dio con il mondo, e spiega il rito dell'Eucaristia.
Il cristiano crede in un significato più alto dell'Ultima Cena, in una virtù maggiormente viva, più prossima al vero, ed ha ragione; ha anche molta più ragione di quanto immagini. Prendete il primo ipnotizzatore che passa, un individuo qualsiasi nei confronti della vita interiore; per lui è possibile fare in modo, che la sua vittima riceva da un bicchiere di acqua pura le più diverse sensazioni. Ed il Cristo, il primo degli esseri, come non poteva non infondere al pane e al vino l’insieme delle virtù che formano la Sua persona?
Ma questa spiegazione è ancora un'esegesi esteriore. Gesù, dicendo: "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue", ha trasmutato, ricreato l’essenza spirituale della vite e del grano. Vi è ancora ben altro. Fra le sue mani ogni materiale è polvere inerte; ed io mi aspetto, e so, che per quanto mi riguarda con il crescere delle mie aspirazioni interiori, mi verranno mostrati gli aspetti più veri del mistero della transustanziazione.
Inoltre, quando questo Verbo venne creato per noi, un’entità se ne è rivestita ed iniziò a scendere, ma ciò è stato solo a costo di indicibili sofferenze. A misura che Egli Si infuse nella materia, tutto il male dell’universo lo martirizzò. Il Verbo, in sostanza, si è permesso di scegliere gli elementi della Sua natura umana, per la sofferenza della Sua natura divina. È per questo che "Il Suo corpo è nutrimento" perché  è stato formato dalle fatiche della discesa divina; ed "Il Suo sangue è una bevanda”, perché le Sue sofferenze hanno rivitalizzato la Sua opera.


OSSERVANZA: Una volta al giorno, mi impongo una privazione di beneficenza in memoria di Cristo.

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venerdì 1 settembre 2017

XXXVI. L’INQUIETUDINE (un anno un percorso)



Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.
Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.

XXXVI. L’INQUIETUDINE

"Il domani si preoccuperà di se stesso"(Matteo VI, 34)

La paura, anche nelle sue sfumature più lievi, indebolisce il morale e il fisico. Cosa ho io da temere, dal momento che nulla accade senza il permesso di Dio? Niente accade che io non ho meritato; non succede nulla che non sia per il mio bene; nessuno che sia realmente, spiritualmente, più forte di me mi può attaccare.
Se potessi vedere quante forze e quante entità hanno lavorato affinché io nascessi; quante così che io potessi avere un pasto; quante perché potessi attraversare un bivio! Capirei quanto la mia vita è preziosa, e che il mio Amico mi ama infinitamente; ma non avrei altro che il merito di essere ragionevole. E il mio Amico non vuole un’amicizia ragionevole: questa viene di conseguenza; Lui vuole che vada con lui nel soprannaturale, dove non ci sono più cose ragionevoli, dove non c'è più logica e convenienza; Egli vuole che io entri nel Suo amore. Questo è il motivo per cui Egli mi lascia nell’ignoranza.
Queste preoccupazioni che mi rendono anemico sono della ragione; questo è il motivo per cui dovrei rimuoverle.
Se un vagabondo mi attacca è perché io stesso ero un brigante. Se il mio compagno mi abbandona, è perché ho tradito la sua fiducia. Ciò che l'uomo semina, è quanto raccoglie.
L’inquietudine soffoca intelligenza, acceca l’intuizione, attira la sfortuna, il fallimento, la stessa malattia stessa che essa teme. Il chiaro presentimento di una catastrofe, se il dovere mi chiama, non deve distrarmi dalla mia strada, perché sono nelle mani di Dio.
Non sarò né avventato, né vile. La calma attira fortuna e la irradia; essa sventa gli intrighi; dissipa gli ostacoli; essa è l'araldo della vita interiore. Chi mi può disturbare, dal momento che il Signore cammina con me?


OSSERVANZA: Cercare l'aiuto del Verbo, e marciate dritti oltre l'ostacolo.

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