domenica 10 dicembre 2017

L. LA MALINCONIA (un anno un percorso)



Carissimi Amici,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.


L. LA MALINCONIA

"Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico" (Matteo VI, 16)

La malinconia è una inappetenza del desiderio, per fatica, per delusione, per debolezza; ma è anche il risultato di una ricerca troppo ardua, di esperienze temerarie; o di una vita meccanica, o della difficoltà a realizzare un sogno, o la bruttezza dell’ambiente, o una rinuncia  che non si fonda più sull'Amore.
Il brio che agevola le faccende quotidiane è l’alcool versato da geni compassionevoli, che mi permette di superare le preoccupazioni; perché io non sono ancora abbastanza coraggioso da lavorare per puro dovere. Questa è la mia mancanza, ahimè! l'attrazione fallace dei miei desideri; essi trasfigurano le ceneri e donano corpo ai vapori.
Ma gli occhi chiusi per molto tempo restano doloranti. Non dobbiamo prendere in giro il triste sognatore, né l'indolente o il pigro. Ogni  creatura  lavora, qualche volte a suo malgrado, ma comunque lavora. E ci sono più lavori di quanto io possa rendermi conto. Io dunque non giudicherò coloro che sono improduttivi; Cercherò piuttosto di essere due volte produttivo.
La gaiezza è traboccante di forze; è il segno di una salute fisica e morale. Io devo controllarmi affinché mai nessuno noti la mia tristezza; Non devo attendermi la consolazione che dal Consolatore. La mia tristezza non sarà sostituita che da altra tristezza, se io la contrasto solamente con allegria o distrazioni esteriori. Ci si libera del debito pagandolo, e non negandolo.
Essere sensibili al fallimento, non è saggio. Se ho lavorato per me stesso, il fallimento è una grazia, in quanto mi mostra la mia vanità. Se ho lavorato per un ideale, ho fatto tutto il necessario? E Dio non conosce, meglio di me, quanto  mi è maggiormente conveniente?

OSSERVANZA: Donare la mia vita, se voglio ottenere nella vita.


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