domenica 2 settembre 2018

Etienne Marconis: Il Rito di Memphis ed il Ramo d'Oro di Eleusi - Seconda Parte


Jacques-Étienne Marconis de Nègre nato a Montauban il 3 Gennaio de 1795 e morto a Parigi il 21 Novembre 1868, è certamente una delle figure più interessanti nell'ambito della libera muratoria francese del secolo XIX.
Il Rito Muratorio di Memphis, da lui elaborato probabilmente facendo ricorso a tutto quello che aveva appreso nel corso delle sue varie numerose iniziazioni ai gradi più elevati sia del Rito Scozzese che del Rito di Mizraïm, costituisce con ogni probabilità uno dei corpus rituali più completi e vari di quelli giunti ai giorni nostri.
Forse è per questo motivo che questo Rito, che si era affermato in Francia sotto la monarchia degli Orléans, venne arbitrariamente e forzatamente fatto assorbire all'interno dei Riti del Grande Oriente di Francia, con contestuale riduzione dei gradi da 95 a 33, per non fare ombra e concorrenza al Rito Scozzese che andava per la maggiore in Francia sotto il secondo impero di Napoleone III e che godeva dei favori governativi.
Quello che ufficialmente era chiamato Rito di Memphis o Rito Orientale di Memphis o anche Antico e Primitivo Rito Orientale di Memphis è ampiamente descritto nel saggio scritto e pubblicato nel 1849 da Marconis intitolato “Hermès ou Le Sanctuaire de Memphis” .
Marconis descrive i principi di questo Rito, che si allontana un poco dalla muratoria tradizionale transalpina, in questo modo:
“Il Rito massonico di Memphis è l'erede dei misteri dell'antichità; esso educa gli uomini a rendere omaggio alla divinità; i suoi dogmi riposano sui principi dell'umanità; la sua missione è lo studio della saggezza che serve a discernere la verità; è l'aurora benefica dello sviluppo della ragione e dell'intelligenza; è il culto della qualità del cuore umano e la condanna dei suoi vizi; è infine l'eco della tolleranza religiosa,l'unione di tutte le credenze,il legame fra tutti gli uomini,il simbolo delle soavi illusioni della speranza che predica la fede in Dio che salva,e la carità che fa benedire”.
Questi principi, sapientemente diffusi da Marconis, la cui serietà e spessore culturale erano fuori discussione, contribuirono fortemente al successo di questo Rito, ma questo successo, come abbiamo visto, portò molto presto all'invidia ed alla neutralizzazione della comunione.
Originariamente Jean-Etienne Marconis de Nègre aveva articolato il Rito di Memphis in 92 gradi divisi in tre serie:  la prima serie, di 35 gradi, era costituita dai primi tre gradi simbolici tradizionali di Apprendista, Compagno e Maestro ed altri 32 che in parte riprendevano omonimi gradi scozzesi, come ad esempio il Maestro Eletto dei Nove, il Gran Maestro Architetto, il Cavaliere dell’Arco Reale, il Cavaliere della Volta Sacra, il Principe Rosa Croce di Heredom, il Cavaliere Kaddosh, il Grande Inquisitore Comandante, il Sovrano Principe del Real Segreto, il Cavaliere Grande Ispettore per concludersi con il Gran Comandante del Tempio.
La seconda serie, dal 36° al 68° Grado, comprendeva gradi di ritualità che spaziava fra le tradizioni egizie ed orientali ed al tempo stesso riprendeva temi alchemici che erano stati elaborati nel secolo precedente dal Barone Théodore de Tschoudy, braccio destro di Raimondo di Sangro.
Ma non può neppure essere tralasciato il cenno alla tradizione norrena che fa capolino nel grado chiamato Cavaliere Scandinavo.
La terza serie, che va dal 69° al 92° Grado, approfondisce alcune tematiche della serie precedente e soprattutto comprende alcuni gioielli rituali, come il Sublime Cavaliere del Triangolo Luminoso (o del Delta Sacro), o il Sublime Maestro dell'Anello Luminoso, che possiamo annoverare fra i più bei testi della muratoria egizia.
A questi gradi ne vennero poi aggiunti altri tre, 93° Sovrano Principe del Santuario di Memphis, 94° Sublime Patriarca Principe di Memphis e 95° Principe e Patriarca Gran Conservatore dell'Ordine e del Rito, a completamento della piramide iniziatica.
Possiamo affermare che quello ideato o elaborato da Marconis fosse un sistema fornito di una certa coerenza e logicità, in quanto, aldilà di alcune ridondanze con Gradi piuttosto fantasiosi ed i cui nomi avevano il probabile scopo di fare colpo sui massoni francesi in cerca di novità (es. Saggio Shivaista, Principe Bramhano, Pontefice di Ogygia, ovvero l'isola ove secondo l'Odissea la ninfa Calipso tenne prigioniero Ulisse per quasi nove anni,etc.); va riconosciuto a Marconis di aver aveva saputo abilmente miscelare il Rito Scozzese, il Rito di Misraim, l’Ordine degli Architetti d'Africa e, probabilmente anche l’Ordine dei Filadelfi di Narbonne per dar vita ad un “Corpus Rituale”interessante e di notevole spessore iniziatico che purtroppo nella sua interezza è di fatto sconosciuto ai più.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che Marconis, emulando i fantasiosi fratelli Bédarride, abbia inventato di sana pianta qualche rituale; tuttavia, se così è stato, occorre parimenti ammettere che queste invenzioni non erano campate in aria ma messe su carta attingendo a Testi antichi ed alle fonti della Sapienza Tradizionale, come dimostrano chiaramente le invocazioni di apertura e di chiusura dei Lavori muratori, da lui illustrate nel citato "Le sanctuaire de Memphis".
Quello che più comunemente viene contestato a Etienne Marconis è di aver voluto fare voli pindarici sulle origini “mitiche” del Rito da lui fondato con il solito quanto scontato riferimento ai Templari  (definiti non origine ma culla della Libera Muratoria): nella sua introduzione al testo, chiamata “Storia Abbreviata della Massoneria”, Marconis parte da lontano ovvero dagli albori delle prime civiltà umane sorte nella Valle dell’Indo per poi passare in Egitto (e così si spiegano i gradi dedicati a Brahma e ai Veda), in Grecia e nel vicino Oriente, con un curioso quanto interessante passaggio su Mani, perseguitato dai sacerdoti di Mithra.
Sarebbero stati i Cavalieri Templari ad abbracciare i tre grandi insegnamenti di Mani, il dualismo, fede nei due principi, il sabaothismo, adorazione delle forze della natura ed il jobaismo, o culto di un dio unico, ed a celebrarne in segreto quei misteri.
Marconis narra che i Templari avrebbero avuto questi insegnamenti in Palestina da alcuni seguaci di un saggio egiziano chiamato Ormus che sarebbe stato convertito al cristianesimo addirittura dall’apostolo Marco. Ormus avrebbe riunito attorno a sé un gruppo di discepoli e fondato una scuola di scienze salomoniche che si sarebbe perpetuata nei secoli sino ai tempi della prima crociata. Questa dottrina sarebbe poi stata comunicata ai primi Cavalieri del Tempio che l’avrebbero esportata in Europa.
Di questa leggenda si trovano spunti in numerosi testi rituali della seconda serie.
Non occorre molta fantasia per concludere che in questo caso, proprio come il Mizraim dei Bédarride, Marconis si sia sbizzarrito con espressioni e leggende "forti" che avevano lo scopo manifesto di attirare affiliati per il suo Rito, soprattutto provenienti dal Rito Scozzese, che si arrestava al 33° Grado, e che non disponeva di questo ventaglio di opzioni iniziatiche.
Come scrive in prima persona nei suoi testi, Étienne Marconis aveva diviso gli Antichi Misteri di Memphis in due classi, i piccoli ed i grandi. I piccoli avevano lo scopo di istruire gli iniziati nelle scienze umane, essendo la sacra dottrina riservata agli ultimi gradi di iniziazione, ovvero la grande manifestazione della Luce.
Fra la conoscenza delle scienze umane e quelle della sacra dottrina vi erano gradini simbolici da salire attraverso un percorso a carattere iniziatico.
Tutti i misteri ruotavano su tre punti principali: la morale, le scienze esatte e la sacra dottrina. Dal primo al secondo punto o grado il passo era abbastanza semplice ed avveniva senza intermediari; ma, giunti a questo secondo grado dell’iniziazione, occorrevano lunghe preparazioni che erano l’oggetto di tre altri gradi simbolici: il primo terminava e completava i piccoli misteri; gli altri due aprivano i grandi.
Era solo al primo grado simbolico, ovvero il terzo dell’iniziazione, che erano esposte le prime leggende e, proseguendo nei secondi due ci si esercitava a penetrare il senso di queste leggende e si diventava degni della grande manifestazione della Luce.
Tutto ciò comprendeva le preparazioni, i viaggi ed i simboli e quella che veniva chiamata tecnicamente “autopsia”, che non va confusa con il moderno termine medico di esame del cadavere.
Le preparazioni si dividevano in due classi: la prima aveva come titolo simbolico “Saggezza” e per oggetto la Morale. Gli iniziati si chiamavano Thalmedimiti o discepoli. La seconda aveva come titolo simbolico “Forza” e per oggetto le scienze umane. Gli iniziati di questo secondo grado si chiamavano Heberimiti o associati.
I viaggi ed i simboli erano divisi in tre classi: nella prima, chiamata i funerali, gli iniziati portavano il nome di Murehemiti; nella seconda, chiamata vendetta, prendevano il nome di Berimiti e nella terza, chiamata l’affrancamento, quello di Nescheriti.
Il grande complemento dell’iniziazione, l’autopsia, era il coronamento dell’edificio, la chiave di volta.
L’iniziazione consisteva nella conoscenza del dogma monoteista che veniva rivelato ai soli grandi iniziati: esiste uno ed un solo dio.
Il Panteismo era la religione dell’antichità e questa parola viene dalle parole greche Pan e Theos, che significano Tutto e Dio, e cioè che Dio è tutto.
Tutto questo, ovviamente, viene scritto da Marconis in linea teorica, perchè era umanamente impossibile che un membro del Rito di Memphis potesse giungere ad avere conoscenza completa di tutti quei segreti che anticamente erano rivelati al settimo ed ultimo grado.
Per fare ciò sarebbe stato estremamente necessario adottare i tempi e le accurate precauzioni dell’antichità – a cominciare dal noviziato - e quindi prevedere tempi molto dilatati ed un impegno costante: tuttavia, in una società in via di secolarizzazione come la Francia dell'800, questo non era possibile, per cui si era reso necessario limitarsi a quelli che vengono definiti i “gradi superiori”.
Étienne Marconis, che, si badi bene, aveva messo per iscritto di considerare il Rito di Mizraim una pura invenzione dei Fratelli Bédarride,  aveva così creato una scala iniziatica in origine a 92 Gradi che si differenziava non solo dalla scala del Mizraim (sia nella versione veneziana che in quella spuria dei Bédarride), sia, per quanto attiene ai primi 33 gradi, dalla tradizione di quello che era in allora chiamato Rito Scozzese.
Marconis aveva posto al vertice di questa scala il grado di Sovrano Principe dei Magi del Santuario di Memphis, dove si trovava la venerata Arca della Tradizione.
Il Santuario di Memphis era composto da cinque grandi Dignitari e da sei Magi nominati a vita e cioè i cinque dignitari erano il Gran Hyerofante, il Sovrano Pontefice Gran Maestro della Luce, il Sovrano Principe dei Magi Sothis, il Sovrano Principe dei Magi Hori, il Sovrano Principe dei Magi Arsine, mentre i sei Magi erano due Magi Sothis, due Magi Hori e due Magi Arsine.
Colui che era di fatto il braccio destro di Marconis e che ebbe un ruolo importante nell’elaborazione del corpus rituale fu Antoine Muttet, colto massone dell'epoca ed autore od elaboratore di molti Rituali della seconda e terza serie.
Dopo l'assorbimento  da parte del Grande Oriente di Francia, avvenuto nel 1862, il Rito di Memphis scomparve quasi completamente dalla Francia per stabilire, al contrario, solide radici in Egitto (Grande Oriente di Memphis d'Egitto), in Italia (sopratutto a Palermo, sede del Grande Oriente del Memphis per l'Italia), negli Stati Uniti d'America (e da lì nell'America Meridionale) ed in Inghilterra.
L'anno precedente Marconis aveva dato alle stampe quello che può essere considerato il suo testamento spirituale, Le Rameau d'Or d'Eleusis, che nella prima pagina descrive il suo contenuto: "La storia riassunta della Libera Muratoria, la sua origine, i suoi misteri, la sua azione civilizzatrice, il suo scopo e la sua introduzione nei diversi paesi del mondo; l'origine di tutti i riti ed i nomi dei loro fondatori, il quadro di tutte le Gran Logge, i luoghi ove hanno sede, l'anno della loro fondazione, il rito che praticano, i nomi di tutti i Gran Maestri che le governano, il numero di quelli che ne fanno parte; i 95 rituali della Libera Muratoria che racchiudono tutte le conoscenze dei riti i più praticati, la spiegazione di tutti i simboli, emblemi, allegorie, geroglifici, segni caratteristici di tutti i gradi ed il Calendario perpetuo di tutti i riti massonici; il Kadosh templare con  l'Agape degli antichi iniziati, il Gran Capitolo della Rosa+Croce, il "Tuileur"  universale, i cinque rituali della Libera Muratoria d'adozione per le signore, etc.".
Si tratta di un programma quanto mai vasto che nel testo originale di prima pubblicazione si estende per oltre 520 pagine e che ovviamente non viene rispettato nella sua interezza.
Questo testo, tuttavia, rappresenta nell'ambito della muratoria ottocentesca uno dei libri essenziali per la comprensione di un mondo quanto mai affascinante e velato dal mistero.
Il Codice Massonico, che inizia a pagina 66 del volume, è composto da soli undici articoli che descrivono nell'ordine i doveri verso Dio, l'immortalità dell'anima, i doveri verso la patria, la famiglia, verso l'umanità in generale, la beneficenza (nel senso di fare il bene), i doveri verso il prossimo, la perfezione morale di sé stessi, i doveri verso i fratelli, verso l'amicizia e verso l'ordine di appartenenza.
Si tratta di un compendio morale quanto mai completo, che riassume in poche pagine tutta quella elaborazione filosofica dei compiti dell'uomo libero che è iniziata nella Scozia del XVII secolo e che è continuata in Francia nel secolo successivo, quello dei lumi, sulla scia di coloro che, in fuga dalla monarchia hannoveriana, avevano portato sul continente le basi per la diffusione degli ideali muratori.
Dall'art. 11, quello che descrive i doveri verso l'ordine di appartenenza, estrapoliamo alcuni versi che un saggio sconosciuto (il Gran Hyerophante) dice a Talete dopo avergli rivelato gli ultimi misteri: "Va e diffondi su tutta la terra le verità sublimi che hai appena conosciuti, ma soprattutto non scegliere e non accordare questo favore se non a coloro che se ne renderanno degni e non dimenticare che...
L'uomo passa quaggiù viaggiatore effimero
La fine del viaggio è per tutti un mistero
Teniamoci sempre pronti.
Andiamo dritti alla meta e se la strada è scivolosa
Aiutiamoci, avanziamo e dei sentieri del vizio
Evitiamo il percorso
Ma lasciamo dietro di noi tracce sulla strada
Come ciò che costruisce, l'uomo indubbiamente passa
Ma non tutto passa.
Il bene che ha seminato sui suoi passi fruttifica.
E' un tempio immortale che passando costruisce

Il Libero Muratore quaggiù.

ELEAZAR

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eremitadaisettenodi@gmail.com

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