domenica 2 settembre 2018

LA GLORIA DI DIO


"Ora Padre, glorificami davanti a te, con la gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse"
Giovanni 17,5

La “gloria” è un fenomeno ottico caratterizzato da un’aureola luminosa intorno al capo. Si tratta di un ingrandimento dell’ombra proiettata da chi osserva quando il Sole è basso sulla superficie delle nuvole che circondano una montagna su cui l'osservatore si trova. Si tratta di un fenomeno veramente raro, visibile in direzione opposta a quella del Sole, e si presenta con  uno o più anelli colorati in una corona luminosa intorno alla parte più alta della figura osservata.
Nell’arte sacra, la gloria è una decorazione che rappresenta la presenza di Dio, e la si ritrova sia nell’architettura che nella pittura. All’interno di una chiesa, ad esempio, la gloria è una decorazione posizionata nella parte più alta e costituita da un emblema di raggi dorati, al cui centro – di solito – viene rappresentato il triangolo della Trinità. Ritroviamo spesso anche la gloria quasi una sorta di aureola intorno alla testa di santi. Di solito questa composizione di raggi appare dietro una formazione di nuvole, indicando la presenza di Dio senza mai espressamente raffigurarlo.
L’etimologia della parola Shekhinah è riferita al verbo “sciakhàn” (dimorare) e può quindi essere tradotta, appunto, come "dimora", "abitazione". Nella tradizione biblica e teologica ebraica, essa indica la presenza fisica di Dio. Di Shekhinah si parla, tra l’altro, a proposito delle manifestazioni epifaniche di Dio ai suoi fedeli.
Il termine Epifania – più diffusamente conosciuta come festa cristiana celebrata dodici giorni dopo il Natale -  deriva dal greco antico, dal sostantivo femminile “epifàneia” nonché dal verbo epiphànein (composto di epì "dall'alto" e phànein "apparire"), termine traducibile in “manifestazione della presenza divina”, attraverso visioni, segni, ecc. . In Grecia, infatti, le epifanie erano le feste dedicate a una particolare divinità che durante queste celebrazioni si manifestava, mostrandosi  nel naos, il cuore segreto e inaccessibile del tempio.Delle molte epifanie pagane, alla fine, ne rimase solo una ovvero quella di Cristo che ricorre il 6 gennaio e che viene comunemente identificata dall’apparizione in cielo di una stella cometa, luminosissima e piena di raggi.
Il termine “gloria” indica fama e onore universalmente acquisiti e riconosciuti, ottenuti con il compimento di azioni straordinarie: fama, onore, lode, onorificenza, questi sono alcuni fra i suoi sinonimi. E’ simile a un ri-conoscimento, al porre al centro dell’attenzione una fonte di potenza, al disvelare per poi ri-velare.


Allora Mosè disse: “Ti prego, mostrami la tua gloria”.
Egli rispose: “Farò passare davanti a te tutta la mia bellezza…………E aggiunse: “Ma non puoi vedere la mia faccia, perché nessun uomo può vedermi e vivere”.
Dio  disse inoltre: “Ecco un posto vicino a me. Mettiti su quella roccia. Quando passerà la mia gloria, ti farò stare in una fenditura della roccia, e ti proteggerò con la mia mano finché non sarò passato. Allora toglierò la mano, e mi vedrai da dietro, ma la mia faccia non si può vedere”.
Esodo, 18-22


Per i greci, il termine “doxa” significava “opinione”, ma nel Nuovo Testamento incontriamo questa parola greca col significato di “gloria”. Questo nuovo concetto, lontano dal senso dato al termine “doxa” da Platone o Eschilo, è il peso dell'essere, è l'essere trascendente di Dio che non ha alcuna proporzione con l'essere creato e che nella sua manifestazione, si direbbe, dissolve tutte le cose. Le creature non sopportano il peso di Dio. La gloria quindi è un 'peso'. È la presenza di un Essere che pesa, che schiaccia. Dio ha tale forza, tale grandezza che nella sua presenza vien meno la creazione intera. La gloria di Dio, prima di tutto, si direbbe che uccide e distrugge tale è la sproporzione tra l'essere creato e il Creatore.
In Esodo 33:20, Dio dice: “Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere”. Com'è possibile allora che questa gloria si manifesti, se la sua manifestazione di fatto distrugge le cose, porta alla morte?!?!
La gloria di Dio implica una visione in una specie di comunicazione di Dio che implica indissolubilmente sproporzione tra Dio e l’uomo , il quale non può accoglierlo che venendo meno in qualche modo a se stesso, sino a morire, appunto. Dio è incomunicabile, ma nella sua gloria Egli si comunica al mondo e ingloba l’essere che “si addentra” nella sua gloria, che si getta nella luce divina,  rendendolo partecipe del mistero del cambiamento, della riconciliazione, della trasfigurazione.
L’opportunità di intravedere e sfiorare la gloria di Dio è essenzialmente per l'uomo una discesa, un ingresso intimo e proprio nell’essenza della divinità.La gloria ha il peso di un amore che l'uomo non riesce totalmente a comprendere e a contenere in sé. L’essere umano è accecato, è schiacciato da questo amore, in un abisso, un’immensità infinitamente più vasta di ogni spirito, pari all’impossibilità della proporzione fra  materia e  spirito.
La Gloria è il superamento della dualità: Dio non è più 'altro diverso da te, sussistendo la distinzione dell’uomo da Dio nell’unità. In questa  non  soltanto l'uomo  sparisce come altro da Dio, ma anche Dio svanisce come altro dall'uomo. Il divino sparisce come “altro” da te.
Il cammino verso la visione della Gloria di Dio è il percorso in cui l'uomo entra sempre più nell'abisso, vi sparisce e non rimane altro che la luce divina. L'uomo non lo può trovare in altro luogo al di fuori di sé. L’uomo primitivo vedeva Dio nel cosmo, poi nella natura, quindi nella sua storia, e infine nella sua stessa vita, quando Cristo diventa Uomo esso stesso. La distinzione esiste ma la divisione è l’inferno: “ut unum sint”.
Egli di fatto si manifesta nel suo nascondimento e tu Lo ricevi in quanto tu stesso entri nel suo occultamento divino.Nell'Epifania è Dio che si rivela al mondo: l'accento vien posto su Dio. Nella Trasfigurazione è l'essere umano che penetra nella gloria divina: l'accento viene posto sull'uomo.
Occorre un’azione dinamica a doppio senso: un atto in cuiDio si riveli agli uomini come nell’Epifania del Cristo, un atto in cui l’uomo  entri in questa gloria come nella crocefissione del Cristo. L'uomo quindi deve  immergersi  progressivamente in questa luce collaborando all'azione stessa di Dio. Se l’uomo resta lontano ed estraneo al divino, questo si occulta sempre di più, mentre se riesce a percepire qualche raggio della sua Gloria, l’essere umano può perdervisi, e quindi occultarsi in essa. La Gloria di Dio non può essere accolta esternamente ma nella parte più intima e profonda, nel cuore, spesso rappresentato nelle sculture o nei dipinti circondato da raggi, appunto. Avvicinarsi alla Gloria di Dio significa entrare in se stessi, cercare il bagliore dentro di sé.

“Filippo, da tanto tempo io sono con voi e ancora non me avete conosciuto. Filippo, chi vede me, vede il Padre”.
Vangelo di Giovanni

L’uomo, per tornare ad essere Uomo-Dio, deve giungere a percepire la Gloria e quindi deve morire. Morire a una sua dipendenza materiale, morire ai condizionamenti psicologici, morire per le leggi del quaternario, farsi possedere investire e ri-vestire trasformare reintegrare, conciliare la dualità nell’Unità, diventare Cristo.
In cosa consiste la Gloria di Dio, quindi…..e inoltre, anzi soprattutto, con cosa non può essere confusa?!?! Essa non è un manifestazione fisica, non appartiene al mondo materiale. Non è il prodotto di un’estasi né una luce sovrannaturale. Non è un effetto ottico pur riportandone le caratteristiche, ovvero quella di un fenomeno del Sole, quindi della Luce. Non è un’aureola da cui partono raggi luminosi pur parlando di irraggiamento di potenza, di cuore. Non è il disvelamento oltre il velo del tempio pur trattandosi di una ri-velazione.Molto più semplicemente, la Gloria di Dio è la rivelazione della sua natura e dei suoi attributi, è tutto quanto ci è concesso percepire del divino.
La Gloria di Dio è la fonte a cui l’uomo può abbeverarsi di gocce del divino, in una sorte di concessione che è timore e sollievo assieme, a partire dalla doxa della nascita del Cristo con la sua epifania a terminare con la doxadella crocefissione del Cristo con la sua presenza mediatrice e rivelatrice. La Gloria di Dio, come ricorda Paolo di Tarso, nel capitolo dell'Ora di sesta, alla festa della Trasfigurazione, ci parla di una gloria attiva e dinamica che trasforma l’anima dell’uomo nella sua stessa luce, riflettendola come in uno specchio. In tale fulgore l’essere umano può giungere a sfiorare la scintilla divina riflessa che è custodita nel suo cuore e che è il termine ultimo di ogni essere umano, per primo di un iniziato.Se l'atto supremo per cui l'uomo può vedere ed entrare nella Gloria di Dio  è la morte, si comprende profondamente questa fase importante del percorso iniziatico a cui l’adepto non può sottrarsi per raggiungere la Conoscenza e la Luce.


“E noi tutti, contemplando a faccia scoperta, come in uno specchio, la gloria del Signore, siam trasformati nella stessa immagine, di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.”
Lettera II ai Corinzi, San Paolo.

Talia


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