domenica 15 ottobre 2017

XLII. LA MALATTIA (un anno un percorso)



Carissimi Fratelli,
Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.



XLII. LA MALATTIA

"Ha preso le nostre infermità e s’è addossato le nostre malattie. "
(Matteo VIII, 17)

Tra tutti i sistemi proposti per stabilire una filosofia della medicina, sono le religioni che sostengono il vero. L'accidente, il disordine vitale, il male ereditario non sono che il "come"; il “perché" sono le autorizzazioni misericordiose che il Padre dona alla giustizia immanente per farci sentire le ripercussioni delle nostre mancanze precedenti.
Ciò che rende il mio corpo vulnerabile, è il peccato. Una violazione della Legge, si tratta di una forza malvagia che circola, seminando disordine, attraverso la moltitudine invisibile delle cause seconde, per fatalmente ritornare al punto di partenza, rafforzandosi nel suo tragitto di tutto ciò, di analogo al suo veleno, che si è potuto congiungere ad essa. Io sono il reale autore delle mie tare fisiche e dei miei accidenti.
Di conseguenza, può guarire veramente solo colui a cui la Verità ha donato la conoscenza delle cause e il potere di rimettere i torti. Qualsiasi altro medicinale, conosciuto o misterioso che sia, non fa che lenire la malattia per un tempo più o meno lungo. Il prigioniero finirà sempre per rompere la sua catena e ritornare alla sua vittima, fino a quando essa non avrà, sostanzialmente, pagato il proprio debito.
Tuttavia io ho il dovere di sostenere il mio corpo. Il mio corpo non è stato che uno strumento, insomma; è il mio io, il mio cuore, la mia volontà, il mio egoismo a cui imputare la maggiore responsabilità. Cercherò di guarire, non per mezzo di metodi che comporterebbero un nuovo errore, un nuovo debito e il principio di una malattia futura. Io aggiungerò la preghiera ai rimedi.
E, quando la mia salute sarà buona, andrò vedere i malati, li aiuterò, pregherò per loro, proverò ad ottenere vicino a loro la compassione e l'amore che meritano, poiché il mio Maestro ha detto che loro sono Lui stesso.


OSSERVANZA: Cercare di non lamentarsi quando si soffre.


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