lunedì 1 maggio 2017

XVIII. LA COMPASSIONE (un anno un percorso)


Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.

XVIII. LA COMPASSIONE

"Abbi pietà di noi, e vieni in nostro soccorso. "(Marco IX, 22)

Ci sono tre tipi di compassione. La prima è un sentimentalismo stucchevole, che ci riduce a diventare i giocattoli dei nostri sentimenti, i poveri gonzi dei falsi disgraziati, le stesse vittime dei nostri vizi occulti. La seconda specie, va dicendo, seduta in una buona sedia accanto al fuoco: "Quanti poveri diavoli vanno a letto in questa notte, in una soffitta gelida, sotto i ponti e con la pancia vuota! Come ho pena di loro! ". Il terzo tipo di compassione, l'unica vera, viva e feconda, è quella di colui, che dopo essere stato sfiorato da questo pensiero, prende il cappello e scende giù per le strade alla ricerca di coloro che camminano a piedi nudi, per offrirgli un pasto e una stanza. E, se non si ha soldi, lo portiamo con noi, con la sua sporcizia e i suoi parassiti, per servirlo e dargli un letto.
La compassione consiste nello sprecare il mio tempo con buon umore, al capezzale di un malato irascibile. Essa consiste nel non arrabbiarsi quando un povero, indurito dalla sventura, mi aggredisce o mi insulta. Essa consiste nel trovare parole di conforto per quelle stesse persone che sembrano meritare la sfortuna, o che piagnucolano per ogni traversia.
Io sarò indulgente, senza la speranza subdola che altri a loro volta lo siano con me, perché sono sicuro che anch’io avrei ceduto, come il mio prossimo, se avessi avuto le stesse tentazioni e lo stesso temperamento.
Tutte le volte che la malizia e il disprezzo non trovano spazio in me, la sana ragione, il giudizio chiaro e l’indulgenza vi si stabiliscono. Io allora troverò una cura migliore alle disgrazie altrui. Maggiormente l'uomo è preoccupato per se stesso, tanto più si fa piccolo; più esce da se stesso, più acquista una visione ampia e una forza involontaria.

OSSERVANZA: Si interdica il pensiero che quell’infelice o quel malto soffra a causa del fato.

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