domenica 21 maggio 2017

XXII LA CUPIDIGIA (un anno un percorso)




Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.


XXII. LA CUPIDIGIA

"Quanto difficilmente entreranno nel regno dei cieli, coloro che hanno ricchezze! " (Marco X, 23)

Gesù disse: "è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio». Si può essere avaro e avido senza essere ricco; non può essere la mia condizione sociale o il mio lavoro che mi daranno rango nella gerarchia spirituale, ma l'intenzione con cui ho vissuto la prima e fatto l’altro.
Ogni passione è avida; il collezionista, il Don Giovanni, l'erudita amano le diverse facce dello stesso idolo: il possesso. Ognuno, sia a causa di suoi meriti precedenti, o come frutto delle sue virtù, riceve dal Destino una certa quantità di felicità: fortuna, amicizie, successo e doti naturali. Ma, come dicono le brave persone, ci viene offerto un dito e noi tiriamo per avere tutto il braccio. Ora, tutto è misurato nella Creazione. Chiunque accaparra la felicità o il denaro, o qualsiasi cosa, causa la frustrazione degli altri. L’accaparratore e il defraudato, potranno anche non conoscersi, ma nel mondo morale ognuno è presente agli altri; e il gemito dei poveri ingannati avvelenano la felicità dell’estorsore fastoso.
L’oro maledice tutto ciò che tocca; la fascinazione che esso esercita rende ciechi innanzi allo splendore spirituale. Il ricco dovrebbe considerarsi solo come semplice custode della sua ricchezza, anche se l’avesse conquistata col suo lavoro.
Non prenderò dunque nessun cosa che non mi sia strettamente necessaria; ma quando darò, io imiterò la madre natura che aggiunge sempre ai suoi doni un poco di eccedenza. Almeno vorrei aggiungere al mio condividere come eccedenza un sorriso e una parola gentile; e mi farò degli amici con i tesori dell’iniquo Mammone.


OSSERVANZA: Non ammassare tesori improduttivi.

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