venerdì 4 agosto 2017

XXXII. DISPERAZIONE (un anno un percorso)



Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.


XXXII. DISPERAZIONE

"La mia anima è triste fino alla morte ... Tuttavia, Padre,sia fatto non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi. " (Marco XIV, 34, 36)

Il Padre vieta al Destino di caricare qualsiasi persona oltre le sue forze. Ciò che appesantisce le mie catene, è il mio non crederle affatto giuste; è anche la mia segreta speranza di potermene sbarazzare; ora le contorsioni attraverso le quali mi dibatto mi esauriscono, per questo sono ferito e me le rendo ancora più insopportabili.
Basta una piccola cosa per scoraggiarmi. Il coraggio non è un'entità astratta; si tratta di un organo della mia persona psichica; ha una forma, la sua stessa esistenza è reale come le mie mani e le mie gambe. Come il muscolo che cresce con l'esercizio, tutte le facoltà morali e intellettuali - e, tra le altre il coraggio - prosperano quando lavorano, e si indeboliscono quando le ho lasciate languire inattive.
Se non riesco a trovare la soluzione geniale, l'energia vitale che potrebbe soccorrermi, se oggi mi dispero, è perché in passato non ho saputo volere.
I venti caldi e secchi costringono l'albero ad indurire le sue fibre; le prove richiedono all'uomo di tendere le sue energie.
Io non devo desiderare la morte, e neppure aggrapparmi disperatamente alla vita; Non ho né l’uno né l'altro di questi diritti; il mio corpo non è mio, non sono io che l’ho edificato; e mi crederei forse più saggio delle stringenti leggi che reggono l'Universo?
L'angelo nero dello sconforto suggerisce che io sono abbandonato. Sì, infatti, alle volte i miei amici mi hanno lasciato, quelli che amo e quelli che mi amano. Ma mai un momento Colui che è responsabile di guidarmi perde interesse per il mio destino; ei suoi Angeli sono ancora in piedi al mio fianco.
Anche agli uomini poveri che rifiutano questa sempre disponibile assistenza, il Pastore li guarda e li custodisce, da lontano, senza che loro lo sospettino.

OSSERVANZA: Ogni giorno cercare di dimenticare i guai, per qualche minuto.

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