sabato 26 agosto 2017

XXXV. LA TESTARDAGGINE (un anno un percorso)





Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir.
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni".
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.
Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana.
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.

XXXV. LA TESTARDAGGINE

«Gesù rimproverò agli Undici la durezza del cuore, perché non avevano creduto. "(Marco XVI, 14)

La testardaggine non è la volontà. La volontà consiste nel  fare del proprio corpo, della propria intelligenza, delle stesse passioni, tutto ciò che la ragione giudiziosa indica appropriato. Un uomo di volontà vede in modo chiaro. Un testardo non vede che da un solo punto di vista. Egli non ammette che un altro possa pensare correttamente; tutti dovrebbero pensare come lui. Ora ma non sono io convinto di detenere l'unica verità, almeno su alcuni argomenti?
Anche quando un parere è corretto è meglio ammorbidirne i bordi, invece di perdersi in interminabili discussioni, offendendo gli altri senza per questo persuaderli. Non tutte le verità sono buone da dirsi.
Se mi accanisco, contro tutto e tutti, per soddisfare un desiderio che è solo personale, rischio delusione e imbarazzo. Perché l’ostacolo che mi spazientisce, o mi irrita, è un avvertimento. O, meglio, questa insofferente acida mi dovrebbe dimostrare che il mio intendimento non è giusto.
Se mi limito per dei metodi antiquati, io sbaglio. Bisogna essere deferenti rispetto alle opinioni degli anziani, certamente; ma i giorni della loro giovinezza, che appaiano al vecchio come quasi perfetti, contenevano tuttavia delle brutture. La differenza allora e adesso è minima, e in ogni caso è a vantaggio degli anni attuali, poiché l'evoluzione opera sempre. Ma io non vedo che solo dei frammenti, dei piccolissimi frammenti di questa moltitudine di progressi particolari. Così giudico in modo sbagliato.
Se mi rifiuto una visita, un libro, un'idea, si tratta di due porte che chiudo: a me stesso e a quanto mi è stato offerto. In quel momento, nasce nel mio destino una reazione che, un giorno diventerà un desiderio impellente di prendere quello quanto ho rifiutato oggi.
Così dunque accoglierò tutto, esaminando tutto con una giudizio libero, confrontandolo con l’esempio che Gesù mi offre. E niente mi sedurrà, tranne quel Gesù che contiene l'ideale di ogni cosa.


OSSERVANZA: Diffidare delle proprie opinioni.


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