domenica 30 luglio 2017

XXXI. IL DISGUSTO DELLA VITA (un anno un percorso)



Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.

XXXI. IL DISGUSTO DELLA VITA

"Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno." (Luca XXII, 32)

La tristezza può diventare talmente profonda, da togliere anche la stessa volontà di suicidio. Tuttavia, se ho capito qualcosa della vita, io devo sapere che da questo stato d’animo non è il successo che mi solleva, ma lo sforzo precedente; non è l’amore ricevuto che abbellisce la mia anima; ma l’amore dato; non è la scienza in se stessa che sviluppa la mia intelligenza, ma il lavoro per acquisirla.
Ci disperiamo solo perché pensiamo troppo a noi stessi. Ma dov’è l'uomo capace di dimenticare continuamente le sue speranze e le sue preferenze? Gli educatori non fanno altro che suggerire al nostro volere delle motivazioni sempre più elevate, man mano che avanziamo indefinitamente. L'Imitazione, "il più bel libro che è giunto nelle mani dell'uomo", non è forse un allenamento interiore per sfuggire all’attenzione dei dolori terreni?
Soltanto Il Vangelo osa mostrarmi la meta suprema; ed Esso solamente osa dirmi che io posso raggiungere questo obiettivo attraverso la stessa energia che spreco per perseguire obiettivi provvisori e continui, punti culminanti delle cose del mondo, sommità della mia stessa natura e soggetti come quella al mutamento e alla morte. Se io vivifico questa energia per mezzo della volontà di raggiungere Dio, io la trasmuto, la traspongo, dal temporale all'eterno. Tuttavia questa intenzione mi è sempre accessibile in ogni situazione, non importa quale condizione d’animo, perché Dio rimane, nei fatti, il mio principio e il mio obbiettivo.
Tanto meglio se le gioie e le ambizioni comuni perdono il loro sapore. Dissipati questi miraggi, il mio metodo sarà più lucido e sereno; gli idoli non mi fermeranno più. Il discepolo sa che il suo Maestro è sempre vicino. La sofferenza non può essere per lui che come il beato respiro, che alimenta la fiamma spirituale del suo amore.

OSSERVANZA: Avere fiducia nel futuro.

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