domenica 2 aprile 2017

XV. L’INCOSTANZA DEI NOSTRI ATTI (un anno un percorso)

Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.


XV. L’INCOSTANZA DEI NOSTRI ATTI

"La tua volontà sia fatta sulla terra come in cielo. " (Matteo VI, 10)

L'ultima parola di tutte le psicologie, il primo motore delle mie azioni, dei miei sentimenti o pensieri, è il desiderio. E, in effetti, la mia intelligenza e la mia energia non si mettono in moto che in seguito ad un impulso venuto, in ultima analisi, dal mio centro emotivo. La sensazione, l'emozione, l'idea non sono che fenomeni secondari. Di conseguenza, sarà il mio movente segreto che darà qualità al mio agire. Così la stessa quantità di forza che il fannullone sperpera nel falciare l’erba con il suo bastone, il terapeuta l’adopra nel raccogliere le piante curative. La qualità del dispendio energetico differisce a causa del motivo dell’azione.
Dovrò valutare le mie motivazioni, rimuovere quelle che non sono della più alta moralità, scegliere tra gli obiettivi quelli che mi appaiono più liberi dall’egoismo. Allora, ma solo allora, il mio lavoro sarà sano, armonioso e vivace. Il mio essere contiene solo la metà della risposta all'enigma della vita; il mondo contiene l'altra metà; entrambi si mescolano reciprocamente; l'uomo è un piccolo universo; l'universo è un uomo immenso.
Ogni atto è un olocausto offerto ad un idolo: alla fortuna, alla gloria, all'amore, alla scienza; il vero Dio non ha che rari fedeli; quanti cristiani non sono altro, fondamentalmente, che idolatri!
Inoltre la concentrazione di una forza la decuplica, la centuplica. Tuttavia i doveri quotidiani mi obbligano a disperdermi su molti obiettivi; ma sono le mie forze naturali e le facoltà esterne che si applicano al di fuori di me stesso. Posso quindi, nel mio centro più intimo, mantenere la concentrazione, la mia unità; io posso farlo, soprattutto se eleggo Dio come principio di ogni mio atto e il fine di tutti i miei lavori.
Pertanto per mezzo dell’Amore Spirituale che è il padre dei miei voleri, multiplo delle mie facoltà, io vivrò a immagine dell'Assoluto in una beatitudine sempre più elevata, in proporzione al mio fervore.


OSSERVANZA: Vivere per servire Dio.

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