domenica 25 giugno 2017

XXVI LA MALDICENZA (un anno un percorso)



Carissimi Fratelli,

Vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.


XXVI. LA MALDICENZA

" E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.  Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male..”(Marco VII. 20, 21)

L'uomo è costruito in modo tale da non poter niente concepire, o percepire dall'esterno, se non ha pregustato una contropartita interiore. La bellezza di una musica mi commuove perché la mia sensibilità ne contiene l'armonia interiore, e la bruttezza mi offende attraverso un meccanismo inverso.
Io non posso non vedere i difetti o le travi del prossimo; ma io non porto in me gli stessi germi morbosi? Che diritto ho di criticare, disprezzare e rendere pubblici questi errori?
La calunnia è un meccanismo pusillanime, un tradimento. Se penso che il mio vicino di casa ha sbagliato, perché non ne parlo solamente con lui? E, del resto, io non sono solamente responsabile che degli esseri sotto la mia direzione?
Il parlare del male lo propaga; delle critiche, dello scherno, delle vessazioni che le terze persone indirizzeranno agli assenti, a causa della mia maldicenza, sono io che ne porterò il peso. E perché? Per un gesto di cui io ignoro i motivi o le intenzioni. Non posso io che conoscere solamente il vero valore delle mie azioni, e discernere la loro vera natura delle mie motivazioni profonde?
Giudicare, questo dovrebbe essere comparare con un criterio interno preciso. Ma, dal momento che non sono perfetto, il mio criterio sarà necessariamente difettoso; esiste sempre un’anima in qualche luogo che mi oltrepassa. Dicendo: "Non sono io che commetterò mai una tale azione mai! “, ciò è come lanciare una sfida al male. E il Male che è vivo; esso ascolterà questa sfida; e risponderà; una simile tentazione verrà. Ed i bulli sono spesso picchiati.
Così, condannando gli altri, io stesso mi metto in catene, mi costringo ad una caduta o ad un arresto che dureranno fino a quando le circostanze della vita mi permetteranno di riparare i torti.

OSSERVANZA: Non parlare male degli assenti.

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