domenica 16 luglio 2017

IL RITUALE GIORNALIERO COME STRUMENTO DI INTROSPEZIONE



ELIAS A::: I:::
GRUPPO LONGINO MANTOVA

Il rituale giornaliero è un elemento centrale della vita del Martinista; tanti aspetti sono stati trattati e tanto ancora si può dire in merito al suo significato e su come in esso vi sia concentrata tutta la simbologia che caratterizza il percorso operativo Martinista.
In realtà, esso si presta anche ad un’analisi di diverso tipo; un’analisi più semplice, in qualche modo più superficiale, poiché prescinde dallo studio dei significati simbolici più profondi. Ecco quindi che il rituale giornaliero può essere visto come un metro di misura delle limitazioni presenti nella nostra vita (nello specifico di Martinisti).
Noi tutti, nel quotidiano ci troviamo nelle condizioni di dover/poter aiutare il prossimo; indipendentemente dalle inclinazioni e dalla sensibilità di ogni singolo individuo, ci troviamo nelle condizioni di sacrificare noi stessi e porci al servizio delle persone a noi più o meno vicine. Lo facciamo per diversi motivi, primo fra tutti l’amore; ci prodighiamo quando veniamo mossi a compassione e siamo pronti a soccorrere le persone che sentiamo (per qualche motivo) a noi affini o semplicemente spesso lo facciamo solo perché sentiamo il dovere di farlo o addirittura per sentirci meglio con la nostra coscienza. Ma quando tutte le spinte motivazionali, l’amore, il sentimento di affetto o compassione termina, che ne è del nostro aiuto? Nel momento in cui sentiamo il prossimo non più affine a noi stessi, o addirittura lo consideriamo (per qualsiasi motivo) un nemico, dove finiscono i nostri slanci altruistici? E quando anche fossimo integerrimi e pronti a prestarci sempre e comunque, purtroppo, tutti i nostri sentimenti e le nostre azioni positive non serviranno a salvare gli altri o noi stessi.
Purtroppo tutto ciò non servirà a cambiare il corso delle cose, perché le cose più infauste continueranno ad accadere. Questo vale per noi stessi così come per le persone a cui teniamo e non potremo fare nulla per evitarlo. Il mondo manifesto non diventerà migliore grazie ai nostri comportamenti.
In realtà ogni azione, paradossalmente anche quella più deprecabile, può essere accettabile se è frutto di una scelta effettuata consapevolmente, purché sia stata realmente valutata e non sia stata generata da una qualche sensazione momentanea o suggerita da una qualche istanza egoica. L'unica vera discriminante è la consapevolezza. Dobbiamo fare delle scelte ed essere presenti a noi stessi.
Noi, da iniziati in particolare, dobbiamo porci una domanda: “ho, io, davvero iniziato qualcosa?”. Deve essere quindi l’inizio di un impegno di cui dobbiamo farci carico. Dobbiamo prenderci la responsabilità delle nostre scelte e perseguirle fino in fondo. Altrimenti anche una vita spesa al servizio del prossimo, rischia di rimanere sterile; si rischia di inseguire soltanto l’acquietamento della propria coscienza o peggio ancora non si fa altro che alimentare il proprio ego, senza definire mai un netto percorso di reintegrazione.
Da questo punto di vista, il rituale giornaliero può rappresentare un momento di introspezione, un modo per analizzare quello che siamo in grado realmente di mantenere rispetto ad impegno preso: quanto realmente siamo in grado di cambiare della nostra vita a seguito di una promessa; promessa fatta liberamente, senza costrizione alcuna. Effettuare quotidianamente il rituale giornaliero è una semplice prova alla quale quotidianamente ci sottoponiamo e che ci permette di analizzare noi stessi, ma tale analisi deve essere realmente onesta, perché è troppo facile cadere nell’ipocrisia, già nei confronti di noi stessi.
A questo punto non è difficile identificare attorno al rituale giornaliero i nostri principali vizi: la pigrizia, l’accidia, la menzogna… Il semplice fatto di effettuare il rituale, che è solo un primo e semplice passo, mette alla prova la nostra debole volontà. E anche quando vinciamo la nostra pigrizia, spesso manca la spinta ad approfondire, si rimane in superficie, non ci spendiamo sufficientemente per approfondire i significati dei nostri Sacri Simboli che sono (come sappiamo) tutti contenuti nel rituale giornaliero. Ma siamo sempre solerti nella giustificazione di queste nostre mancanze.
Volendo allargare i confini di questa breve riflessione, valutazioni del tutto analoghe scaturiscono considerando il rituale di purificazione mensile. In questo caso l’impegno è anche più rado nel tempo, ma nonostante questo, capita di non riuscire ad onorare tale impegno.
Nel caso del rituale di purificazione mensile, forse ancor più semplicemente rispetto al rituale giornaliero, si può identificare tutta una serie di difetti che possono essere messi in luce da una riflessione di questo tipo. In primis, banalmente non viene semplicemente effettuato; abbiamo così la pigrizia, spesso mascherata dalle più nobili motivazioni, ed ecco quindi la menzogna (verso noi stessi prima di tutti). Facciamo poi fatica a rispettare il digiuno (gola) o ad astenersi dalla sessualità (lussuria)…
È evidente che basta una semplice analisi comportamentale del nostro rapporto con i nostri rituali in grado di Associato Incognito per mettere in luce una parte della selva delle limitazioni in cui siamo immersi. È un semplice modo per guardarsi dentro, per misurare il nostro livello dell’essere.
Se non riusciamo a mantenere una promessa fatta liberamente, se non riusciamo ad organizzare la nostra vita attorno ad un impegno che abbiamo preso verso qualcosa di più grande, come possiamo cercare la reintegrazione?

Dobbiamo quindi partire onorando le promesse fatte, per iniziare a tracciare un percorso, cercando di essere sempre presenti a noi stessi.

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