domenica 16 luglio 2017

IL TEHIRU




ARPOCRATE A:::I:::
COLLINA ABRAXAS (TOSCANA)

Era il Punto in cui nasceva il tempo, che non aveva limite nè spazio, un luogo che prima non c'era, creato al primo respiro, al primo battito di un mondo spirituale senza materia nè immagine; quel luogo è il Punto, fatto di vuoto, indeterminato e indeterminabile. Lì è nascosta l'istruzione divina, affinché ogni piccola traccia di spirito, crei spirito e ritorni allo Spirito.

La scelta simbolica di un punto non è casuale. Possiamo ricordare che il punto è un elemento fondamentale della geometria, rappresenta per il nostro intuito un concetto alquanto indeterminato. Per molti corrisponde ad un'infinitesima dimensione spaziale. 
In genere è la stessa geometria a non definirlo e a considerarlo come un elemento astratto e adimensionale, postulante l'esistenza dello spazio , ma non quantificabile nella sua estensione.
Potremmo definire pertanto il punto come un progetto che preesiste a qualcosa e che contiene, pur nella sua indeterminatezza, i semi astratti del divenire.
Senza un'estensione, non sottomesso a nessuna regola o condizione spaziale, è tuttavia il concetto archetipale che meglio definisce il momento primo della creazione tridimensionale. L'Incipit del concetto di esistenza come progetto logico.
Possiamo pertanto dire che il punto è per il pensiero umano un'ipotesi astratta del possibile ed uno dei suoi fondamenti indefinibili.

Come immaginato da alcuni dei più eminenti cabalisti, tra i quali Luria è certamente uno dei più acuti e originali, durante il processo emanativo il primo risultato dell'azione divina è la creazione di un Punto, spesso rappresentato al centro di un cerchio o di una serie di cerchi concentrici.

È il Tehiru, il punto primordiale, "luogo" in origine indistinto dall'Assoluto, da cui l'Uno decide di ritrarsi, al fine di generare un accadimento in uno spazio ormai vuoto e abbandonato.
L'azione divina si compie attraverso un'autolimitazione della sconfinata perfezione, azione definita con il termine italiano di Contrazione a cui corrisponde il latino Regressum e l'ebraico Tzitzum.

Il punto è spesso rappresentato dai cabalisti, come un piccolo cerchio di colore nero privo di luce, che viene alimentato da un raggio luminoso che attutisce l'abbandono, quasi a simboleggiare un cordone ombelicale, ultimo legame col suo creatore.

Ma il punto è anche il luogo dove si genera la dualità: da una parte il buio, vuoto abbandonato dalla luce infinita, dall'altro la luce, emanazione divina, reminiscenza dell'Assoluto. 

Tra i due abissi c'è la materia, impensabile nascita di forze opposte che si solidificano nella vita e nei i suoi significati.
In questo ritirarsi da se stesso D-o determina un luogo in base alla sua assenza, privato della luce infinita, ma che custodisce come in un lontano ricordo il segreto della sua grandezza, che rimane nascosta agli occhi e impossibile da comprendere.

La contrazione nel punto è, in un certo senso, una piccola rinuncia al privilegio della totalità e rappresenta quindi un dono grandioso ed unico rivolto alla vita.
Nel punto di colore nero, laddove l'assoluto si ritrae, nascono i mondi che gradatamente si solidificano nella materia diveniente. 
Lì ci sono le 10 Sefirot e lì nasce, per l’uomo, il desiderio istintivo di tornare all'Assoluto, di cercare la via della reintegrazione.

La luce spirituale, come un mare, nel suo ritirarsi, lascia un alone spirituale un profumo di perfezione, che tutto genera ed ordina, come un'invisibile tela che sorregge l'esistenza e dà forma alla materia.

Il punto è quindi il luogo del VERBUM.

Lo Spirito Infinito pronunciato nelle lettere divine che crea dei mondi spirituali; questi a loro volta decadendo diventano sempre meno spirito e sempre più luogo; fino a che arrivano a dimenticare la perfezione che le ha generate.

Nel Punto nasce il ricordo di un residuo invisibile, che ci fa come respirare il riflesso divino nella nostra immagine.

Ciò che è luce per gli uomini,
è luce 
da cui emana, nelle tenebre, 
la magnificenza dell'assoluto,

senza che le tenebre la possano comprendere. 

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