domenica 16 luglio 2017

MARTINISMO FRA ILLUMINISMO E RIVOLUZIONE FRANCESE




Verità A:::I:::
COLLINA ABRAXAS TOSCANA

L’Ordine Martinista venne fondato da Gérard Encausse, Papus, nella sua forma autonoma e strutturata, in Francia, nel 1891. L’insegnamento e le strutture martiniste originano però nel Settecento, nell’opera di figure come Jacques de Livron de la Tour de la Case Martines de Pasqually (Martinez de Pasqually), Jean-Baptiste Willermoz (suo epigono) e Louis Claude de Saint-Martin, un discepolo del Pasqually che sarà poi noto come “il filosofo incognito”.
Oggi non si può parlare di “un” solo martinisimo. Appare più corretto parlare di “martinismi”, strutturati in forme diverse, accomunate dal riferimento all’esoterismo cristiano e distinte in base agli strumenti preferiti per conseguire l’obiettivo della reintegrazione.
Il germe delle “radici” martiniste nacque in seno alla Massoneria illuminista del XVIII secolo, proprio dal lavoro di Martinez de Pasqually. Nato probabilmente a Grenoble, attorno al 1710, già nella metà del Settecento Martinez si trasferì in diverse località della Francia meridionale, giungendo infine a stabilirsi a Bordeaux. Qui si affiliò alla Loggia simbolica “La Française”. Martinez insegnava con le forme di un rito da lui stesso denominato "degli Eletti Cohen" (sacerdoti eletti). Dopo aver conseguito un certo numero di adesioni, Martinez intrattenne un carteggio con Gran Loggia di Francia scrivendo di aver fondato «la Gran Loggia “La Perfezione eletta e scozzese”». La Gran Loggia di Francia decise infine di autorizzarla con una bolla e la iscrisse nei suoi archivi, con il nome di “Loggia francese eletta scozzese" il 1° febbraio 1765.
L’insegnamento di Martinez si diffuse, allargandosi da Bordeaux a diverse altre città della Francia e in appena cinque anni, nel 1770, il “Rito degli Eletti Cohen” era presente in diversi centri importanti: Montpellier, Avignone, Foix, Libourne, La Rochelle, Versailles, Metz e la stessa Parigi. Un centro, quello di Lione, sarebbe in seguito diventato il più attivo del rito di Martinez – grazie all’opera del suo discepolo Jean-Baptiste Willermoz.
Martinez aveva certamente un obiettivo, che ricaviamo (nonostante la scarsità di informazioni che ci sono arrivate) dalla lettura dell'incompiuto Trattato della reintegrazione degli esseri, grazie all’esame dei resoconti dei lavori e allo studio dei contributi prodotti dagli adepti in occasione delle tornate. Traspare da questi documenti una visione di reintegrazione dell’uomo nel divino. Una visione che già maturava nel rifiuto opposto da Martinez al materialismo imperante, attraverso un'idealizzazione morale della vita in nome della quale era pronto a sostenere il prezzo delle rinunce, fisiche e materiali.
Proprio grazie a queste rinunce, e a un’intensa e costante opera di purificazione, secondo la lezione di Martinez si sarebbe potuto risvegliare il lato divino assopito in ciascun essere umano, giungendo alla liberazione quasi totale degli individui dal limite della materia. La metodologia di Martinez, sviluppata in ambito massonico, prevedeva un insegnamento progressivo e per gradi, attraverso discipline che includevano occultismo e alchimia, magia, Cabbalah e gnosi, in cerca di un obiettivo di illuminazione. Martinez morì durante un viaggio a Port-au-Prince il 20 settembre 1774.
Tra i suoi discepoli c’erano sia Jean-Baptiste Willermoz che Jean Claude de Saint-Martin. Quest’ultimo lasciava trasparire un disteso intento spiritualistico, che si sostanziò anche nell’appellativo da lui stesso scelto: “filosofo incognito”. Lasciamo per poco la successione martinezista, e seguiamo Saint-Martin: iniziato ai gradi dei Cohen dal fratello di Balzac, Jean Claude fu il segretario di Martinez ed entrò in contatto con i principali adepti dell'illuminismo martinista.
Dotato di intelligenza e sensibilità, nonché di una raffinatezza culturale maturata nel corso di ponderosi studi e riflessioni, Saint-Martin non apprezzava le pratiche magiche che il suo maestro Martinez accompagnava all’insegnamento. Preferiva la via della mistica e della spiritualità, cui volle dedicare i suoi studi e la sua attenzione. A Parigi Saint-Martin frequentò i circoli dell’alta società, diventando precettore spirituale di diverse dame e riuscendo in seguito a formare una sorta di raggruppamento spiritualista. Intanto non smetteva di evolversi e sviluppare le teorie filosofiche contenute nel sistema di Martinez. La rete sociale coltivata in quegli anni sarebbe stata la sua salvezza negli anni successivi, durante l’epoca del Terrore.
Siamo ancora tra la morte di Martinez e la Rivoluzione francese. Durante un viaggio in Germania, Saint-Martin incontrò Jacob Böhme (un illuminato) e iniziò a impegnarsi per integrare le sue teorie con parte degli insegnamenti di Martinez (un illuminato anche lui). Personaggi influenti che erano stati suoi seguaci salvarono Saint-Martin dalla furia dei rivoluzionari vittoriosi. Il Filosofo sarebbe morto nel 1803, lasciando comunque un folto seguito presente in diversi paesi d'Europa.
Per quanto accomunati sotto il nome di “martinisti”, gli adepti di Martinez e Saint-Martin appartengono a due ordini di idee ben diversi: l'insegnamento di Martinez si mantenne infatti nel perimetro della Massoneria superiore, quello di Saint-Martin si rivolgeva ai profani, respingendo pratiche e cerimonie alle quali i primi attribuivano invece un’importanza centrale.
Dove avevamo lasciato Willermoz? Era sempre operativo nel centro di Lione quando, dopo la scomparsa di Martinez e sotto la gran maestranza del successore designato, Caignet de Lestère, l’Ordine “degli Eletti Cohen" subì delle scissioni. Nel 1778 i poteri passarono al G. M. Sébastien de Las Cases. Lui non si dedicò a ravvivare la rete di relazioni tra i Templi degli Eletti Cohen, che progressivamente si misero in sonno.
Willermoz, alla guida degli Eletti Cohen di Lione, d’accordo con il Potente Maestro Sostituto degli E. C., Bacon de la Chevalerie, impiantò la tradizione martinista nel rito della “Stretta osservanza templare” che nel frattempo, e autorevolmente, guidava. Nel corso del "Convento delle Gallie" (Lione, 1778), Willermoz operò un altro significativo cambiamento: per sottrarsi all’attenzione della polizia, sostituì nella "Stretta osservanza" i "Templari francesi" con "I Cavalieri Beneficenti della Città Santa". I gradi superiori dell’Ordine continuavano nel frattempo a ricevere gli insegnamenti degli E. C. martinisti. Lo stesso cambiamento, nel corso del “Convento di Wilhemsbad” (1782) Willermoz avrebbe voluto tentarlo con la "Stretta osservanza" tedesca, servendosi dell'appoggio di due potenti massoni francesi, i principi Ferdinand de Brunswick e Charles de Hesse. Su questo tentativo, nello stesso Convento, si produsse uno scontro con gli “Illuminati di Baviera”.
Nonostante il vantaggio finale dei “martinisti”, il processo finì per interrompersi con la Rivoluzione francese, con la sospensione dei lavori delle Logge massoniche e della “Stretta osservanza”. Quando, nel 1806, i "Cavalieri Beneficenti" si ristabilirono, ciò avvenne all’interno del Grande Oriente e senza velleità di autonomia. Gli Eletti Cohen martinisti non ripresero autonomamente i propri lavori nonostante Bacon de la Chevalerie, Sostituto Universale dell'Ordine degli Eletti Cohen per il settentrione, continuasse a sedere con questo titolo nel Gran Concistoro dei Riti del Grande Oriente di Francia. Il sistema martinista dei Cavalieri Beneficenti transitò poi in Svizzera nel passaggio dei poteri dal Direttorio di Borgogna a quello Elvetico che avrebbe originato l'attuale Regime Scozzese Rettificato, ivi inclusi il suo simbolismo cavalleresco e le fondamenta nei principi cristiani.
Willermoz morì nel 1824, a Lione, lasciando in eredità poteri e “istruzioni martiniste” a suo nipote Joseph-Antoine Pont, sempre del Regime Scozzese Rettificato. I membri anziani degli Eletti Cohen continuarono, per un certo tempo, a diffondere le dottrine di Martinez a titolo individuale e in piccoli gruppi segreti di nove persone, che si facevano chiamare “Aeropaghi cabalistici”.
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 Fonti
Note storiche sul Memphis e Misraim e sul Martinismo, di Jean Bricaud, a c. di F. Goti, trad. VN,
Dove porta il Martinismo, di F. Brunelli (su Fuocosacro.com)
Martinezismo, Willermozismo, Martinismo, Massoneria, di Papus (su Fuocosacro.com)
La Rivoluzione francese Una storia intellettuale dai Diritti dell’uomo a Robespierre, di Jonathan Israel (Einaudi, 2016)
Louis Claude de Saint-Martin (su Fuocosacro.com)
Saint-Martin (su Treccani)

Forma del Martinismo (su Trilume)

www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com

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