martedì 10 gennaio 2017

TEMPI E CADENZE DELL’ASSOCIATO INCOGNITO

Uriel A:::I::: Loggia Abraxas (Toscana)

Se è vero, come è vero, che il Martinismo persegue la reintegrazione dell’Uomo nel Divino, in grado di Associato bisogna far sì che il divino possa manifestarsi nell’Uomo. Affinché ciò possa accadere bisogna mettere in essere un combinato disposto costituito da atti di volontà e da azioni dirette verso l’ignoto. Gli atti di volontà sono di vario genere e vanno dall’allontanamento controllato e razionale della carica di scetticismo che può attanagliare l’Uomo del XXI secolo su argomenti spirituali, all’estromissione da sé di qualsiasi avversione al messaggio cristiano, alla serietà di mantenere l’impegno con se stessi di praticare la rituaria prescritta dal Superiore Incognito Iniziatore. Le azioni dirette verso l’ignoto sono invece le meditazioni e le preghiere e tutti gli atti rituali che costituiscono il tessuto operativo del lavoro martinista. 
      In prima istanza quindi il rituale martinista in grado di associato incognito realizza una operatività tra realtà e apparenza, ove l’apparenza è tutto ciò che i nostri sensi ricevono e il nostro cervello elabora, mentre la realtà è l’essenza in sé delle cose, inaccessibile ai sensi.
      Su questo fronte si era già cimentato Schopenhauer che nella sua più grande opera “Il mondo come volontà e rappresentazione” tenta di fuoriuscire dalla dimensione illusoria per approdare all’essenza delle cose; tuttavia la via intrapresa da Schopenhauer si discosta da quella scelta da L.C.d.S.M. Infatti il primo sceglie il corpo quale mezzo per andare al di là dell’illusione, unica realtà che ci è data non come immagine ma intangibile in quanto noi viviamo il nostro corpo dall’interno; il secondo invece predilige l’immersione sempre più profonda negli abissi del nostro essere spirituale “fino a focalizzare la radice viva vivificante e ricondurla alla Luce”.

      Una delle illusioni che il cammino martinista insegna a contrastare è il tempo profano; la tematica è già nota in molti studi di esoterismo, di antropologia e di storia delle religioni: già importanti autori, uno per tutti Mircea Eliade, hanno studiato i rapporti tra il tempo profano oggettivo e lineare e il tempo sacro soggettivo e ciclico e come la ritualità sia uno degli strumenti principali per aprire una parentesi temporale sacra all’interno dello scorrere lineare del tempo profano; e solo dentro a questa parentesi (unitamente alla parentesi spaziale del Tempio) diventa possibile il contatto tra sacro e profano, tra Tradizione e presente, tra Divinità e Uomo; la ritualità realizza fenomeni di sacralizzazione, ovverosia simboli, parole di potere, gesti, mantra, meditazioni che attivano meccanismi prementali innati e diventano tutti insieme, tra le altre cose, strumento di controllo del tempo interiore. Più in dettaglio, il tempo profano di per sé evanescente ed effimero, quando diventa momento di manifestazione del sacro, diviene un ripetibile eterno presente e assume un senso che va oltre il senso ordinario; il ritmo cadenzato delle parole e dei gesti contribuisce ad alterare il tempo profano e si oltrepassa il confine della comune durata temporale e instaura un regime di temporalità diverso, astorico, primordiale che apre un canale interiore e consente di farci toccare le corde più profonde del nostro essere. La rituaria martinista pone in essere una tempistica di ordine interiore ed è ciò il focus di queste mie riflessioni: ovverosia mostrare come tempi e cadenze del lavoro martinista in grado di associato possano creare quelle condizioni affinché il Divino si manifesti progressivamente nell’Uomo.

      Bisogna innanzitutto osservare che fu proprio il Cristianesimo, da cui il Martinismo prende linfa e strumenti, a introdurre in occidente il concetto di linearità nel tempo; infatti nella tradizione greco-romana e in parte nella tradizione giudaica il tempo era ciclico, rappresentato come una ruota o un cerchio che torna periodicamente su se stesso e i cui movimenti erano regolati da leggi astronomiche; così gli antichi calendari, strumenti per imbrigliare oltre che per rappresentare il tempo, erano ciclici, generalmente partivano dal giorno in cui era accaduto un evento topico e, dopo aver scandito una quantità finita di tempo, ritornavano ciclicamente su se stessi. Il Cristianesimo introdusse invece un tempo lineare dalla creazione al giudizio universale cancellando la ciclicità del tempo, creando quindi una prima frattura tra il tempo interiore spirituale e il tempo oggettivo. Tale frattura, oggettivatasi maggiormente con la diffusione dei successi della scienza - nelle cui equazioni il tempo non è mai negativo - e con l’affermazione del regime economico quale pensiero unico e unificante su scala globale  (per cui è importante sono il futuro prossimo) rende ancor più urgente, per l’Uomo di desiderio, organizzare gli eventi del tempo profano attorno a parentesi temporali cicliche di vita spirituale.

      Le più evidenti ciclicità della rituaria martinista sono due: la cadenza del rituale quotidiano e il rituale di purificazione della Luna nuova.
      Il rituale quotidiano segue il Grande Ciclo Solare ed è eseguibile solo in quattro finestre giornaliere separate da sette ore. Per l’importanza della ripetitività in ambito spirituale è fondamentale che ciascun fratello esegua il proprio rituale solo all’interno delle finestre (sarebbe meglio addirittura ogni giorno la stessa): infatti ogni sette ore accade che le corrispondenze delle ore magiche ritornano in fase, quindi all’interno dello stesso giorno la corrispondenza è la medesima per tutte e quattro le finestre, mentre cambiando giorno (poiché 7 non è divisore di 24) la corrispondenza delle quattro finestre si sfasa e cambia e infine solo dopo 7 giorni di 24 ore (il minimo comune multiplo) l’intera sequenza torna in fase. Indi per cui operando i martinisti nelle finestre stabilite, essi operano nel giorno sempre sotto la stessa influenza spirituale (di un angelo o di un pianeta che sia) e il giorno seguente sotto un’altra influenza spirituale e così via per l’intera settimana, dopo la quale tutto ciclicamente ricomincia dall’inizio.
      La precedente spiegazione crea le condizioni per una ritualità molto importante in ambito martinista, ovverosia il rituale di catena: infatti l’essere in fase con tutti gli altri fratelli dell’Ordine, consente di creare un campo eggregorico, a patto che sia in armonia con i ritmi della natura, che fornisce l’energia magica per la reintegrazione universale.
      L’altra cadenza evidente è il rituale di purificazione di luna nuova, che segue il Piccolo Ciclo Lunare. La purificazione non è da intendersi in ottica confessionale, ma in quella martinista, secondo cui essa consiste in quegli atti di volontà cosciente che consente di scartare consapevolmente tutto ciò che è transitorio e che appartiene alle parti inferiori della personalità, ovverosia le passioni e i vizi del corpo, le bassezze, gli atti le cui ragioni d’essere non provengono dall’interno ma da condizionamenti esteriori. La cadenza della purificazione della luna ha in ultima istanza una finalità teurgica, infatti ci si purifica per prepararsi ad un nuovo ciclo di operatività eliminando tutto ciò che non sia essenziale, ciò che è estraneo alla propria essenza, affinché la teurgia possa funzionare e la reintegrazione realizzarsi.

      All’interno di questi due grandi ripetitività quotidiane e mensili, basate su un sistema ciclico soli-lunare, esistono tempi e cadenze con loro precipua funzione e specificità. Cercando di non eccedere in nozionismo, anche per non correre il rischio di sottovalutare o addirittura banalizzare la ritualità, nel rituale quotidiano si trova ad esempio la ripetizione della croce cabalistica: tre volte in apertura per creare una protezione prendendo l’energia dal Divino  cui corrisponde il numero tre, e quattro volte in chiusura per distribuire nel quaternario l’energia lavorata durante il rituale. E poi la batteria in grado di associato che consta di quattro colpi su quattro punti distinti del piano a formare un quadrato, con un chiaro riferimento al piano quaternario. E ancora la ripetizione delle tre invocazioni di sette nel rituale di purificazione e il disegnare tre volte la croce con il sale consacrato sopra l’acqua per l’abluzione sono tutte operazioni ripetitive a carattere teurgico delle quali probabilmente l’associato inizialmente non ne coglie la funzione ma che comunque agiscono a livello spirituale sempre al fine di creare quella instaurazione di tempo interiore affinché il contatto consapevole con la scintilla divina contenuta nel Sé possa avvenire.


      Affinché tale contatto possa realizzarsi è fondamentale che tempi e cadenze siano sintonizzati con i ritmi della natura in modo armonico poiché obbediscono a leggi cicicle inviolabili. In natura tutto è armonico: così come il pianeta è fedele alla sua ellisse che traccia intorno alla sua stella, la stella è leale al centro di gravità della galassia; proprio così deve essere la vita spirituale dell’Uomo, ovverosia armonica e in fase con i ritmi della natura se vuole usufruire dei benefici dell’eggregore di sfondo che la natura  stessa spontaneamente dispiega nella manifestazione. L’aderenza pedissequa alle indicazioni rituarie che l’associato riceve dall’Iniziatore è condicio sine qua non affinché il processo armonico abbia una chance di essere posto in funzione, poiché l’Iniziatore le ha attinte a sua volta da una Tradizione martinista secolare (che diventa millenaria se consideriamo le tradizioni da cui ha attinto il Martinismo, in primis quella cristiana) e che sicuramente ha ben compenetrato e provato su di sé, fino anche ad adattare i rituali affinché si armonizzino sempre al meglio con i tempi in cui è dato di vivere. E soprattutto l’armonizzazione non deve riguardare l’altissimo ma breve frangente di vita in cui si vive il tempo rituale, ma soprattutto deve riguardare la restante parte di tempo profano, che deve essere organizzato intorno al momento rituale e armonizzato con naturalità.

www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com

1 commento:

  1. Veramente Grande. Incastonante tra le pieghe ed i solchi concettuali.
    Certo , l'immersione totale (se non erro), che necessita prima il consolidamento di qualche gradone,....non è sempre alla portata del Desiderante . Ma , "questi" scritti , cmq sono Forti :-)

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