martedì 10 gennaio 2017

L’ORDINE MARTINISTA E L’ILLUMINISMO

Ripropongo su queste pagine una mia modesta riflessione in merito ad un pensiero di Vicenzo Soro attorno all'Ordine Martinista e ai suoi rapporti con la libera muratoria. E' interessante notare che questo mio umile scritto ha suscitato le funeste ire di personaggi che si sono sentiti punti sul vivo. Le scomposte contumelie sono giunte ad insultare il sottoscritto, e fino a qui poco male del resto la funzione del Grande Maestro è anche quella di parafulmine, ma anche, e questo è inammissibile, i fratelli e le sorelle del mio Ordine. Purtroppo non sapevo che in ambito iniziatico fosse stato decretato il REATO DI OPINIONE, e che questo fosse estendibile ai fratelli di un intero Ordine. Tempi e degrado moderno.

Troviamo scritto, Tratto da “Il Gran Libro della Natura” del 1921 – ed. Atanor, quanto segue in merito ai rapporti fra martinismo e libera muratoria:

L’ORDINE MARTINISTA non è, come alcuni credono, un Rito Massonico, ma un Ordine Illuministico: in altri termini, è semplicemente una Scuola Superiore di studi ermetici, una vera e propria Università Occulta, ove con forme liturgiche di austera bellezza mistica si commenta, si sviluppa, si integra e si applica l’insegnamento iniziatico dei gradi scozzesi. Esso è quindi in realtà il completamento illuministico del Rito Scozzese…

Niente di più errato a mio avviso, e riconducibile a quella umana miopia che incapace di cogliere l’interezza di un fenomeno, lo desidera ridurre a qualcosa di simile contiguo a quanto conosciuto.
Il martinismo non è un ordine illuminista, in quanto l’illuminismo fu movimento politico, culturale, e filosofico composito e contraddittorio e il martinismo è Ordine Spirituale di ricerca del divino presente in ogni uomo.
Malgrado che oggi il termine illuminismo abbia come significato quello di una pensiero, di un’idea, di un insegnamento che desideri “illuminare” la mente umana, liberarla dalla superstizione, dalla religione, dall'ignoranza e quindi in apparenza coincidente con il proposito martinista, tale assunto non corrisponde nella sostanza dei fenomeni.
L’illuminismo vorrebbe utilizzare la scienza dell’esperimento, la logica, la critica costanza della mente ai fenomeni e agli atti, il martinismo ricorre alla pratica cardiaca e teurgica per suscitare il risveglio tradizionale nei suoi "amanti". Uomini di "Desiderio" che cercano di andare oltre a quanto sottoposto a legge, peso e misura fisici.
L’illuminazione illuminista, scusate il gioco di parole, è delle cose di questo mondo, con i metodi di questo mondo. L’illuminazione martinista è sulla condizione primitiva dell’uomo e deriva dalla sua progressiva reintegrazione. Il martinismo ha come leva il pensiero non reattivo, non passivo, (come sostiene il Filosofo Incognito). Il pensiero a cui anela è quello profondo di ispirazione divina (diremo noi della natura e coscienza divina presente individualmente in ogni uomo). Al contempo il martinismo, quello autentico, è rigoroso metodo di studio della storia e della filosofia, al fine di meglio comprendere e collegarsi a quell'alfabeto spirituale con cui è scritto il libro della nostra anima. Per questo la sua forma, il suo contenitore, sarà sempre e comunque, in accordo con i Maestri Passati, declinato utilizzando i simboli, la narrazione e le allegorie "cristiane". Termine quello cristiano da non confondersi con cattolico e non riconducibile a nessuna chiesa o religione, piuttosto afferenze ad una sensibilità spirituale, ad una corrente filosofica che vuole Dio fattosi Uomo e L'Uomo fattosi Dio.
Sgombrato ogni dubbio sull'erronea affermazione iniziale, andiamo oltre. Il martinismo non è completamento di nessun rito massonico (scozzese, simbolico, o egizio che sia), e mi spiace per coloro, che nel passato e nel presente, confondo (assurdamente, ingenuamente, o capziosamente) i vari cordoni e grembiuli, livellando (verso il basso) ogni tradizione.
Libera muratoria e Martinismo sono e devono rimanere depositi docetici e operativi diversi, che hanno, ovviamente, qualche formale elemento in comune (anche se sarebbe ben difficile dire chi ha influenzato chi) e che devono RIMANERE SEPARATI onde evitare confusione e tristi fraintendimenti. Non è che il martinismo sia complementare od esplicativo dei riti massonici, o che la massoneria sia soglia di accesso o il martinismo perfezionamento. Sono i METODI che possono risultare COMPLEMENTARI per alcuni fratelli e sorelle che desiderano coniugare il metodo massonico collegiale, con quello martinista individuale. Fratelli e Sorelle che fra maschera e mantello desidero Operare con gli antichi strumenti teurgici, sacerdotali e di preghiera consapevole, TANTO OSTEGGIATI proprio da quei maestri venerabili o presunti Grandi Maestri di obbedienza massonica che si definiscono ILLUMINISTI. I quali amano, novelli censori gesuiti e domenicani, pontificare su cosa è utile e molesto nel percorso di crescita di quei fratelli che per ventura finiscono sotto il loro maglietto. Parlo qui con cognizione di causa avendo voce e documenti di alcuni fratelli finiti sotto processo massonico, fra le altre cose, per la loro associazione al martinismo.

Al contempo, altrettanto biasimevole, è la condotta di colui che introduce artatamente confusione fra la continuità delle due istituzioni, oppure utilizza l'una, e l'altra, per meglio vincolare alla propria persona fratelli. Ponendo i medesimi sotto il doppio scacco, in caso di uscita o rottura di rapporti, di una doppia messa in sonno o in meditazione. Altrettanto errato è pretendere di giungere ad una qualche "unità" di metodo e contenuto, pretendendo di imporre nel martinismo, e talvolta anche nella selezione delle Grandi Maestranze del medesimo, delle logiche funzionali ad altre istituzioni. O venire pressati, in modo a volte delicato a volte meno delicato, per aderire a tale istituzione massonica. Ancora è biasimevole utilizzare il martinismo come "corpo fluido" di contatto fra varie istituzioni massoniche, per poi decidere, in guisa dei tempi e dei luoghi, dove traghettare gli eventuali fratelli.
Sarebbe quindi utile che non sussiste nessuna confusione di ruoli proprio fra le figure apicali delle varie istituzioni, in modo da preservare l'integrità e la coerenza delle medesime.
Ovviamente quando parlo di figure apicali non mi riferisco al singolo libero muratore che è anche fratello martinista, o al martinista che è anche libero muratore. Quanto piuttosto a colui che ricopre posizione di vertice in entrambe le strutture, e che porta comunque e quantunque ad una certa confusione di ruolo e funzione. Cosa del resto ben visibile laddove taluni hanno la pretesa di utilizzare i vari depositi per meglio controllare i propri associati, ponendoli sotto la minaccia di essere estromessi da ogni percorso iniziatico. Oppure di "premere" su di un corpo rituale o un deposito qualora la prudenza "massonica" suggerisca di stare quieti sull'altro. Oppure quanto si pretende di conseguire una certa "massa d'urto" per poi indirizzarla verso l'obbedienza di appartenenza, onde raccogliere attestati da spendere successivamente.
Un illustre fratello, realmente martinista da decenni, mi ha confidato che quando fu consacrato Superiore Incognito Iniziatore rinunciò al ruolo di Maestro Venerabile della loggia massonica di appartenenza. La sua motivazione fu che non era concepibile per lui trasmettere da un lato un'iniziazione reale e dall'altro un'iniziazione virtuale. Pur rispettando l'assoluta coerenza ideale del fratello, ritengo che tale scelta sia stata drastica e non necessaria; proprio perchè ritengo che i due percorsi debbano essere scissi e ben contraddistinti, onde evitare confusione.
Si potrà obbiettare, cosa lecita ed auspicabile nei modi e nei mondi civili, che personaggi quali Papus, Bricuad  ed altri Grandi Maestri del Martinismo erano anche Ierofanti di Riti Egizi. Fermo restando che questo mio discorso non è rivolto al passato e neppure ad una specificità di rito o Ordine, mi limito a riflettere attorno ad un semplice considerazione. Oggi in Italia sussistono circa 20 Ordini Martinisti, dobbiamo quindi attenderci che ognuno di essi sviluppi un Rito Egizio ? Ovviamente no.

Detto ciò se qualche serenissimo Ierofante riesce, ed immagino di si, a mantenere distinzione fra i depositi, a non lasciarsi influenzare nell’azione dall’una o dall’altra esigenza, niente osta sicuramente.  Ritengo oggi molto arduo siffatto equilibrio, ma tengo a rimarcare che questo è un mio un ragionamento personale e valevole per il Nostro Venerabile Ordine che ha scelto altra via.

www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com

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