domenica 5 febbraio 2017

Il Martinismo una Via Individuale




Efesto Iniziato Incognito

Il vero signore è simile ad un arciere:
se manca il bersaglio
cerca la causa di questo in se stesso"
(Confucio)

Premessa
Tanto in Occidente quanto in Oriente, numerose discipline che hanno come obbiettivo il “miglioramento” (termine da intendere evidentemente nella particolare accezione legata a questo aspetto) del praticante vengono indicate come “Vie”. In questa definizione vengono comprese numerose pratiche, a volte (almeno apparentemente…) inconciliabili tra loro, afferenti tanto discipline exoteriche che esoteriche, da quelle relate all’aspetto spirituale fino a quelle – come le arti marziali sino-giapponesi – maggiormente incentrate sull’aspetto fisico.

Non è nelle intenzioni e nelle capacità di chi scrive l’approfondimento dell’analisi del termine nelle sue varie sfumature ed applicazioni; basterà qui ricordare solo alcuni degli esempi più noti, dalle Vie percorse ancora oggi dai pellegrini che si recano nei luoghi sacri al loro culto (dalla Mecca a Santiago di Compostela, solo per citarne due tra le più conosciute e frequentate al suffisso “Do” (che deriva dalla traslitterazione e contrazione del cinese “Tao”) che caratterizza molte arti marziali giapponesi, passando per la "Quarta Via", che raccoglie gli insegnamenti ed ai metodi di Georges Ivanovitch Gurdjieff o per le “Considerazioni sulla via iniziatica" di René Guénon.

Verso e direzione
Qualunque sia la Via che abbiamo deciso di intraprendere, certamente questa ha una caratteristica: se vogliamo giungere all’obbiettivo che ci siamo prefissati, questa non può essere percorsa da altri che da noi. Sembra una banalità, eppure basta riflettere un attimo per constatare quanti siano coloro che cercano scorciatoie, corsi modello “tre anni in uno”, promozioni “honoris causa” e via dicendo. Non è certo questo il pulpito da cui puntare l’indice accusatore verso gli altrui comportamenti, ma senza ipocriti buonismi non si può tacere di un certo malvezzo che fa preferire a molti un “pezzo di carta” più o meno oscuramente ottenuto rispetto ad una formazione praticamente esperita. Continuando ad utilizzare la analogia del viaggio, insomma, vero è che le moderne tecnologie di fotoritocco permettono a ciascuno di noi di preparare una immagine che ci veda in qualunque luogo, così come è altrettanto vero che oggi è possibile esplorare virtualmente qualunque città della terra con un livello di dettaglio impossibile sino a pochi anni fa, ma avere una foto che ci mostri di fianco alla Sfinge o esplorare la zona delle piramidi con Google Earth senza essere stati in Egitto non potrà mai sostituire la presenza fisica, qualunque progresso facciano le moderne tecnologie.

Capita così che sempre più spesso sia l’Istruttore a cercare l’Allievo, e non viceversa, come dovrebbe essere. Capita anche che l’Allievo – piuttosto che guadagnarsi il “diritto” di imparare, ritenga che l’Istruttore abbia il “dovere” di insegnare, arrivando addirittura a presupporre che la Conoscenza possa essere infusa in maniera osmotica, sulla base di un mero atto di volontà e senza sforzo o impegno alcuno, così come Neo, nel film “Matrix”, impara decine di stili di combattimento collegandosi ad un computer.

Purtroppo o per fortuna così non è, e se il Martinista è un “uomo di Desiderio”, con ciò riteniamo si debba intendere non un soggetto che si limita ad esprimere ciò che vorrebbe si realizzasse, ma piuttosto colui che si impegna al massimo delle sue possibilità perché ciò avvenga. Infatti – come si legge sul sito www.martinismo.net – è vero che il primo grado del percorso Martinista è quello di Associato Incognito, dove il Martinista è seguito dal proprio Iniziatore da cui riceve non solo gli adeguati consigli ma beneficia, tramite di esso, della coesione con l’eggregore della catena, ma è altrettanto vero che il Martinismo è un percorso eminentemente individuale, che si sviluppa obbligatoriamente cadenzato con il rituale giornaliero e quello mensile di purificazione. Altre pratiche, dal lavoro di gruppo alle tornate di loggia, sono certamente opportune e proficue (se vissute con la giusta attitudine, ovviamente…) ma non possono in alcun modo sostituire e sopperire alle eventuali falle individuali. Quanto sopra potrà sembrare sin troppo ovvio ai più, ma non è forse così scontato, se Stanislas De Guaita ebbe ad affermare, in un ammonimento che possiamo intendere rivolto ad ogni e ciascuno di noi: “Noi ti abbiamo ‘cominciatò: il ruolo degli Iniziatori deve fermarsi qui. Se tu perverrai da te stesso all'intelligenza degli Arcani, tu meriterai il titolo di Adepto; ma sappi bene ciò: è invano che il più sapiente dei Maestri ti riveli le supreme formule della scienza e del sapere magico; la Verità Occulta non si può trasmettere con un discorso: ciascuno deve evocarla, crearla e svilupparla in sé. Tu sei Iniziato: sei uno che gli altri hanno messo sulla Via; sforzati di divenire Adepto; uno cioè che ha conquistato la scienza da se stesso, o, in altri termini, il Figlio delle sue opere”.

Altro pernicioso malvezzo è quello di chi, piuttosto che salire sull’albero con fatica ed attenzione per raccoglierne i frutti posti sulle cime più alte, taglia il tronco alla base per abbatterlo e far così cadere i frutti a terra per poi prenderli senza sforzo. Un atteggiamento che René Guénon, nel suo “La crisi del mondo moderno” così commenta: “È difficilissimo far capire ai nostri contemporanei che vi son cose le quali, per la loro stessa natura, non sono da discutersi. Invece di cercare di innalzarsi fino alla verità, l’uomo moderno pretende di farla scendere fino al proprio livello: ed è senza dubbio per questo che molti, non appena sentono parlare di «scienze tradizionali» o di metafisica pura, credono trattarsi solo di «scienza profana» e di «filosofia».”

Ovviamente l’impegno costante e sincero è condizione necessaria, ma non sufficiente, perché – come scrive Martinez de Pasqually: “Quand'anche noi ci troviamo nelle migliori disposizioni, quando tutte le cerimonie si svolgono con la più grande regolarità, la Chose può conservare il suo velo per noi...” ma questa consapevolezza non può e non deve essere una scusa per non operare, perché il nostro arrivare dipende dal nostro andare, come evidenzia Louis Claude de Saint-Martin nel suo “Degli errori e della Verità”, quando scrive: “L'essere umano è portatore di scelta. Il suo libero arbitrio orienta la creazione verso la luce o verso l'oscurità".
Impegno costante e sincero che è quindi la condizione primaria per proseguire sulla Via, perché ben poca strada percorre chi, pur avendo gambe robuste, ha poca o nulla voglia di camminare, magari sperando in un più comodo ausilio che provenga da altri viandanti più volonterosi. Compito del Superiore è quindi non solo quello di valutare le potenzialità dell’aspirante, ma anche quello di provarne la volontà, mettendolo nelle condizioni di poter guadagnare ciò che merita, come spiega il Filosofo Incognito ne “Il mio libro verde”, dove si legge il seguente passo: “Quando l'uomo vano chiede perché non gli si direbbe la verità, poiché essa è fatta per tutti, si può rispondere che non si dà l'elemosina a colui che potrebbe lavorare, perché sarebbe mantenere la pigrizia”. Si potranno quindi rilevare delle apparenti “ingiustizie” nel modo in cui ad alcuni viene assegnato un cammino piano e diritto e ad altri un percorso ripido e tortuoso, ma nulla è per caso ed a ciascuno è dato ciò che per lui è più giusto ed opportuno, come possiamo leggere nel “Vangelo di Filippo: “Un capofamiglia acquista ogni cosa: figli, servi, animali, cani, maiali, grano, orzo, paglia, erba, ossi, carne e ghiande. È un uomo saggio, e conosce il nutrimento adatto a ognuno: mette pane, olio d'oliva e carne davanti ai figli; pone olio di ricino e grano davanti ai servi; getta agli animali orzo, paglia ed erba; getta ossa ai cani; ai maiali getta ghiande e avanzi di pane.
Si comporta così anche il discepolo di Dio. Se è saggio, comprende le qualità di un discepolo; le forme corporee non l'inducono in errore; valuta piuttosto la disposizione d'animo di ognuno e parla con lui. Nel mondo vi sono molti animali che hanno forma umana; allorché egli li riconosce, getta ghiande ai maiali, getta orzo, paglia ed erba agli animali, getta ossi ai cani. Ai servi dà gli inizi (delle lezioni), ai fanciulli dà (l'insegnamento) perfetto”.

In altre parole, tornando all’argomento di queste modeste riflessioni, se è vero come è vero che c’è un effetto solo se c’è una causa, perché vi sia un risultato occorre che vi sia una azione che sia sufficiente a raggiungerlo; altre strade – per quanto possano sembrarci più facili e rapide – sono destinate a perderci, come di conferma ancora Louis Claude de Saint-Martin ne "Il nuovo uomo", dove possiamo leggere questa esplicita ammonizione “Uomini del torrente, voi vorreste conoscere la volontà di Dio come se foste uniti a lui, mentre nulla si può fare per voi senza quest'unione; vorreste essere uniti a Dio come se foste purificati, mentre quest'unione può farsi solamente dopo la vostra purificazione; vorreste essere purificati come se aveste fatto tutti i vostri sforzi per questo, mentre la vostra purificazione può aver luogo soltanto dopo lunghi e penosi sacrifici. Vorreste che questi lunghi e penosi sacrifici fossero fatti come se gli oggetti di questi sacrifici fossero già scomparsi davanti a voi, mentre essi compongono oggi tutte le sostanze del vostro essere.Cominciate col mettere un velo tra voi e gli oggetti informi che vi hanno deformato la vista, e l'intelligenza; questo primo passo vi condurrà ai sacrifici, i sacrifici vi porteranno alla purificazione, la purificazione vi porterà all'unione con il principio attivo del vostro essere, e questo principio attivo vi svelerà, in ogni momento, le volontà del vostro Dio”.
Conclusioni


Molto altro vi sarebbe da dire sull’argomento, me il migliore insegnamento è quello che si ottiene semplicemente interrogando sé stessi sul traguardo che si vuole raggiungere, sui motivi che ci spingono a raggiungerlo e sui mezzi che vogliamo impiegare; non vi è giudice più spietato, se si è sinceri nell’interrogarsi e consapevoli di quanto sia spesso facile autoassolversi. Procedere Lungo la Via è semplice, ma non sempre facile, ed oggi come sempre – a chi voglia provarsi nel Cammino – potrà bastare il consiglio offerto dal “Mutus Liber” alla XIV Tavola:  "Prega, leggi, leggi, leggi, rileggi, lavora e allora troverai”.

www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com

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