domenica 19 febbraio 2017

VIII. APATIA (un anno un percorso)



Carissimi Fratelli ed Amici Fraterni,

In occasione di questo nascente nuovo anno vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.



VIII. L’APATIA
il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.”. (Matteo XI, 12)
A proposito di quei periodi grigi, in cui non provo più interesse per niente, neppure per il male, e in cui la mia energia sonnecchia; di quei periodi in cui non trovo neppure più la forza di disperarmi, i Maestri della Via Interiore insegnano all’unanimità che non dovrei lasciarmi scoraggiare. Io osservo che, all’interno di un sistema solare, mentre un certo numero di pianeti si trova in attività, un’altra parte di essi dorme. L’Uomo Completo è come un sistema solare, di cui la parte terrena non è che un solo pianeta. E comunque è Dio che io cerco. Se Dio è l’Unico, il Supremo, il Perfetto, posso io, imperfetto per natura, comprenderlo? No, a meno che io non operi un cambiamento nella mia natura stessa, chiamato Rigenerazione. Tutte le volte che percepisco Dio in me, avviene perché Egli ha ridotto la sua Grandezza alle dimensioni della mia piccolezza; quando non lo sento più, significa che Egli si sta avvicinando a me sotto un nuovo aspetto, con maggior forza. E’ dunque in quei momenti di apatia che devo tentare lo sforzo più grande, che mi devo aggrappare a Lui, che devo far uscire dalle mie profondità il grido supremo della Fede ostinata, della Fede che si afferma contro ogni evidenza. Che quella sonnolenza passeggera non mi impedisca di compiere i miei doveri quotidiani. Quando tutto mi nausea, mi sembra insipido e piatto, dovrei dissimulare il mio disgusto di vivere, così come fa chiunque altro: questo è l’atto maggiormente perfetto.
Se l’entusiasmo mi anima, non m’importa di soffrire. Ma soffrire tristemente, senza coraggio, senza speranza, è difficile. È in quel momento che mi devo impegnare a fare. E vi riuscirò, grazie alla forza onnipotente dell’umiltà, attraverso la potenza infinita della mia nullità.

OSSERVANZA: Sforzarsi di amare tutti gli esseri e le cose.

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