venerdì 24 febbraio 2017

IX. LA VERGINE (un anno un percorso)

Carissimi Fratelli ed Amici Fraterni,

In occasione di questo nascente nuovo anno vi propongo di inserire nei nostri umili lavori, tesi alla reintegrazione, le meditazioni integrali di Paul Sédir. 
E' da questo iniziale scritto, del Fratello Sédir, che sono poi state tratte le nostre tanto amate "meditazioni dei 28 giorni". 
Ecco quindi che per riscoprire l'essenza reale di questa pratica di spogliazione e rettificazione, trovo utile, per coloro che lo desiderano, intraprendere assieme questo percorso di riflessione scadenzato lungo tutto il corso dell'anno.

Vi propongo quindi la prima delle meditazioni-riflessioni la cui estensione è valevole per tutta la settimana. 
Per quanto concerne come praticare, vi consiglio, se lo desiderate, la seguente pagina: La Pratica delle Meditazioni di Paul Sédir.

IX. LA VERGINE
“Ecco la serva del Signore”. (Luca, I, 38)
Se i messaggeri dello Spirito si riconoscono per l’odio che sollevano, allora la Vergine appartenne sicuramente a questa coorte, poiché, come narra la tradizione, poche donne come lei furono umiliate, incomprese e disprezzate.
La Vergine fu il primo strumento per mezzo del quale Dio ci fece notare la nobiltà della donna e del suo ruolo. In questa figura insondabile, la cui anima fu altare dei più grandi sacrifici e santuario degli arcani più misteriosi, nulla di ciò si evidenziava nella sua esteriorità. Bambina cresciuta in ambiente di clausura monastica, segnata in adolescenza dalla povertà della sua famiglia, vessata dalle preoccupazioni per la più delicata delle istruzioni; madre a 33 anni, martoriata dalle angosce quotidiane e dalle tremende ansie per un futuro troppo prevedibile; vedova riservata e sostenitrice senza risorse della comunità miserabile dei Discepoli. La moglie di Giuseppe è stata la prova vivente di come da un’esistenza comune possano nascere a volte le imprese più eroiche. L’eroe conquista ammirazione col superamento di una crisi temporanea che lo spinge ad andare oltre se stesso. Ma rinunciare a sé stessi in un attimo, freddamente, razionalmente, in mezzo a tutte le difficoltà della vita familiare, della bottega, del quotidiano: questa è la cosa più difficile.
L’imitazione di Cristo è impossibile per la mia natura sorretta solo dalle proprie forze; ma l’imitazione della Vergine mi è possibile. Maria è più vicina alla mia povera anima e più prossima alla mia quotidiana miseria.
Io so che un personaggio assimilabile alla Vergine si ritrova in molte religioni, nelle tradizioni, nei simbolismi e nell’ermeneutica. Questi sono degli arabeschi attorno alla sua figura; forse possono essere giochi che interessano l’intelletto e l’emotività, mentre io so che solo gli atti contano.
Nel pieno della mia stanchezza, invocherò dunque solamente la precaria esistenza della Madre di Cristo, silenziosa e sfuggente se vista dall’esterno, ma abbagliante e ardente nel suo Interiore.

OSSERVANZA: Non lamentarsi.

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